Destino

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Appena rincasai, trovai i miei familiari svegli e agitati... più di come ero io in quel momento.
Era successo qualcosa, lo sentivo, ma non osai chiedere nulla e né loro si curarono di me. 

Poi tutto mutò irrimediabilmente...

Mentre mi accingevo a preparare per fare la doccia, mia madre mi bloccò, quasi m'inchiodò, sulla porta del bagno e con fare risoluto mi chiese qualcosa riguardo sua sorella.
Mi spaventò e frastornata dalle sue domande sempre più incalzanti e senza senso, cercai invano di chiedere spiegazioni.

 «Mamma, dimmi cosa sta succedendo? Perché siete così agitati?» domandavo preoccupata, ma le mie domande rimanevano senza risposta. «Papà, almeno tu... Dimmi qualcosa!»

Mio padre in tono da funerale finalmente rispose: «Tua zia Eleonora è stata aggredita nel suo appartamento stanotte. La polizia ci ha svegliato dieci minuti fa...Perdona tua madre, ma è spaventata a morte.»

A quelle parole il sangue mi si gelò letteralmente nelle vene perché pensai subito ai demoni. Ormai davano la caccia anche agli altri membri della mia famiglia. Era un fatto inequivocabile.
I miei, indifferenti alla mia reazione, continuarono frenetici a prepararsi per correre all'ospedale dalla zia.

«Posso venire anch'io?» chiesi di getto a mio padre. Lui non rispose, ma lo fece mia madre in tono freddo e distaccato, quasi come se non appartenessi alla famiglia: «No, devi andare a scuola. Prendi la mia auto e non preoccuparti.»

Come facevo a non preoccuparmi?
Rimasi profondamente turbata dal loro atteggiamento.
«Ho capito, non posso venire, ma almeno fatemi sapere qualcosa appena arrivate lì, vi prego!» implorai remissiva.
Mia madre e mio padre si lanciarono uno sguardo d'intesa e stranamente vi captai tensione. Sapevo che non mi avevano detto tutta la verità e  l'ansia improvvisa m'investì senza scampo.

I miei si dileguarono lasciandomi nell'afflizione più totale.

«Daniel!!» strillai a un quel punto presa dal panico, ma nulla, la mia voce sparì nell'aria.
Sentivo stringere il cuore e una brutta sensazione lentamente si stava facendo strada dentro il mio petto.

«Daniel rispondi, ti prego!» iniziai a supplicare con le lacrime in gola.
Ma nulla.

Dove sarà? Pensavo avvilita.
«E va bene, sei arrabbiato con me... Lo capisco! Ma ora ho bisogno di te... Maledizione!!», sbottai a quel punto irrequieta.

«Non imprecare!» disse la sua voce, cogliendomi inaspettatamente alle spalle.

«Sei qui... »farfugliai confusa mentre mi giravo nella sua direzione.
Il suo volto era rigido.
Una forte scossa mi percorse lungo tutta la schiena.

«Taglia corto, Sarah, cosa vuoi?» domandò grave. La sua voce e la sua espressione erano glaciali. Lo fissai disorientata, non lo avevo mai visto così. Provai a sentire il suo pensiero, ma fece scudo ai miei poteri. A quel punto dovetti arrendermi.
«Scusami ancora per prima...Non so che mi è preso...» balbettai per trovare un modo per dialogare con lui.

«Non mi hai ancora detto perché mi hai invocato», continuò lui indifferente.

Sospirai rassegnata, non voleva seppellire l'ascia di guerra.

«Hanno aggredito Eleonora stanotte. Lassù non ne sanno nulla?» iniziai. Per un attimo qualcosa turbò il suo sguardo poi, sincero, disse:
 «No».
«Com'è possibile? Non sanno sempre tutto quello che accade nella mia vita?» rincalzai, ma lui prontamente continuò: «Nella tua vita sicuramente, ma non in quella dei tuoi familiari.» 

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoWhere stories live. Discover now