Nemiche

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Entrai felicissima nel portone. Sapere che l'avrei rivisto dopo un paio d'ore mi dava una gran gioia.  L'unica cosa che mi disturbava ancora era l'emicrania, non mi aveva dato un attimo di tregua, così decisi di prendere l'ascensore per non sforzarmi troppo.

Uscita sul pianerottolo, però, un profumo che conoscevo fin troppo bene mi colpì le narici e mi raggelò il sangue. Avanzai fin davanti alla porta e una voce a me familiare confermò i miei sospetti. 

Cosa ci fa qui? Pensai sospettosa. Organizzai i pensieri ed entrai.

«Ciao», dissi piatta.

«Ah, Sarah... sei arrivata!» disse mia madre «Cominciavamo a chiederci dove fossi finita?»

«Guarda chi è venuta a trovarti...» replicò Eleonora lanciandomi uno sguardo di scuse.

«Ciao!» disse Silvia con falsità.

«Silvia ci ha riferito che dovete fare una ricerca di storia insieme. Non vedendoti in autobus ha preferito aspettarti qui!», rincarò ingenuamente mia madre.

Perfetto, bel casino! Pensai. Daniel cosa si è raccomandato? "Stalle alla larga" ha detto! E ora come faccio? Sentiamo che vuole...

«Mi dispiace averti fatto aspettare, ma ho un gran mal di testa e mi sa che la nostra ricerca dovrà essere rimandata» risposi secca, mentendo meglio che potevo.

Silvia rise con aria di sfida e replicò: «Oh, non importa! Giacché sono qui, ne approfitto per chiederti delle cose... vi dispiace se ve la rubo per un attimo?»
 Il suo tono adulatorio poteva ingannare mia madre ed Eleonora, ma non me.

«No, fai pure! Anzi, perché non ti fermi a pranzo da noi? Mi farebbe veramente piacere, Silvia... è tanto che non vieni a trovarci!», disse mia madre ignara di tutto.

«Grazie per l'invito, ma sono costretta a rifiutare, vedo che Sarah non sta bene quindi non voglio insistere... le riferisco solo due cose e scappo!»

«Va bene. Sarah va pure, ti aspettiamo per pranzare» ribadì mia madre.

Eleonora mi guardò imbarazzata. Mi lesse in faccia che disapprovavo tutta la faccenda ma non poteva farci nulla e rimase impotente a osservarci.

«Vieni. Andiamo in camera mia», dissi scocciata.

Silvia si fece strada. Sapeva benissimo dove era la mia stanzetta.
Entrò per prima, io la seguii silenziosa e chiusi con cura la porta alle mie spalle; non volevo che ci sentissero.

«Che cosa vuoi?» dissi subito, senza mezzi termini, appena fummo faccia a faccia.

«Oh, bene! Vedo che sei già sulla difensiva...beh, restaci pure!» mi rimbrottò lei.

«Arriva al dunque!» le intimai digrignando i denti e serrando i pugni lungo i fianchi.
La rabbia stava prendendo il sopravvento, la sentivo lì pronta a esplodere, ma dovetti contenerla. Ero sicura di avere gli occhi truci e stretti in una fessura.

«Se la metti così... Sappi che so cos'è successo l'altra sera tra te e Alexander! Il tuo Ex non ha perso tempo, sai! Mi ha raccontato come gli hai spezzato il cuore. Se da un lato ti ho odiato per quello che gli hai fatto, dall'altro ti ringrazio perché l'hai fatto tornare sui suoi passi! È corso subito da me, come ai vecchi tempi, prima che arrivassi tu a distruggere la nostra amicizia!»

La sua voce era carica d'odio. Quelle parole risuonavano alle mie orecchie come lo stridio di un'unghia sulla lavagna... veleno allo stato puro!

«Hai fatto tutta questa strada solo per dirmi questo?» le dissi in tono di sfida.

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon