A viso scoperto

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Rimanemmo abbracciati, in silenzio, fino al termine dell'intervallo. Daniel si rabbuiò. Sentivo ciò che pensava...forse non era stata una brillante idea quella di "mostrarci" così apertamente in pubblico, dopo tutto quello che avevamo fatto nell'ultimo mese per mettere a tacere le indiscrezioni nate già dal nostro primo incontro. E, infatti, la voce si sparse a macchia d'olio per tutto l'istituto: il bel ragazzo americano si era fatto accalappiare da una delle ragazze più ordinarie della scuola.

Alla fine delle lezioni, uscita dalla classe senza Daniel al mio fianco, notai che tutti gli sguardi indagatori erano puntati su di me e che pettegolezzi erano sorti ovunque mi girassi.

«Ma cosa ci avrà trovato in lei?» mormorò una ragazza alla sua amica quando le passai accanto.
«Ma la vedi? Non sa nemmeno vestirsi!» bisbigliò un'altra.

Alcune ragazze le riconobbi, erano quelle che gli ronzavano sempre intorno, altre non so perché presero a odiarmi. Cercare di farmi strada fra tutto quel bisbigliare non fu facile. Il massimo fu quando Silvia mi superò con un ghigno borioso stampato sul volto; si vedeva che godeva a sentire tutte quelle cattiverie sul mio conto!

Daniel a quel punto esplose, non ne poté più di sentire tutte quelle malignità, così prima che varcassi l'uscita, mi raggiunse a passo svelto.

Sarah aspetta! Disse col pensiero. E mi tirò a se, poggiandomi un braccio sulle spalle. Determinato, disse: «Se dobbiamo affrontare l'inferno, allora facciamolo nel modo giusto! A viso scoperto...basta nasconderci!»

Lo guardai sollevata. Ora sì che mi era veramente vicino.
Appena mettemmo il piede fuori della porta, contro ogni previsione, fummo investiti da un boato di applausi e grida. Erano i nostri compagni di classe che elettrizzati e felici esultavano per noi. Daniel era amato da tutti e il fatto stesso che avesse scelto una ragazza comune come me, per loro era una grande vittoria; era la dimostrazione che la sensibilità e i buoni sentimenti possono portare due persone completamente opposte a volersi bene.

«Bravo Daniel!» disse Stefano dandogli una pacca sulla spalla.
«Così si fa, ragazzi!» urlò qualcun altro. Per un attimo mi sentii al settimo cielo e immaginai la scena come fosse quella del nostro matrimonio. Purtroppo, però, la mia gioia durò pochi istanti perché alzando lo sguardo, in lontananza, notai un coupé bianco a me familiare.

Il cuore accelerò bruscamente e il tormento del mattino si fece di nuovo largo nel mio cuore. Scorsi Alex poggiato alla portiera che osservava incupito la nostra ovazione. Appena Silvia lo raggiunse, gli disse qualcosa e lui mi lanciò un'occhiataccia carica d'odio, salì in auto e partì sgommando a gran velocità. Qualcuno della mischia si voltò a guardare, ma non afferrò cosa fosse successo. Io cercai di non prendermela, ormai Alex rappresentava il passato, poteva fare tutte le scenate che voleva, ma alla fine dei conti era stato lui a tagliare definitivamente i ponti con me.

Nel clamore generale finalmente raggiungemmo la fermata del bus. Saliti a bordo e tornati nel silenzio, ci godemmo beati quel momento di gioia assoluta. Daniel rimase a farmi compagnia da zia Eleonora per tutto il pomeriggio; lei mi aveva affidato alle "sue cure" prima di uscire per una commissione urgente. Finito di studiare per il giorno successivo, passammo qualche ora seduti sul divano a vedere vecchi film sulla TV satellitare. Mi accoccolai vicino a Daniel, poggiandogli la testa sul petto. Il ritmo del suo cuore e il dolce tepore del suo corpo contro al mio, con il suo buon odore, lentamente mi cullarono fino a farmi addormentare.

Non so per quanto tempo dormii ma so che quando mio padre venne a prendermi rimase stupito nel trovarmi abbracciata al giovanotto che aveva visto quella stessa mattina dinanzi a scuola. Daniel si alzò all'istante con me ancora rannicchiata tra le sue braccia e, appena finito di adagiarmi dolcemente al bracciolo del divano, si fece avanti per le presentazioni.
Mio padre lo guardò meravigliato per il gesto appena compiuto, non immaginava che fosse così premuroso nei miei confronti.

«Signor DeLuca, piacere! Sono Daniel Knight!» disse dandogli una forte stretta di mano.
Papà ricambiò con altrettanto calore.
«Il piacere è mio Daniel. Mi hanno parlato molto di te negli ultimi giorni!»

Daniel sorrise intimidito.
Mio padre per rompere il ghiaccio aggiunse: «Allora, come mai dorme la nostra bella addormentata

«Oh, niente. Ha solo avuto una giornata impegnativa e si addormentata per la stanchezza», rispose guardandomi affettuoso.

Eleonora rientrò proprio in quel momento. La scena che le si parò davanti era imbarazzante: il cognato di fronte al nuovo fidanzato della nipote.

«Ah, sei già qui!» esordì. «Scusa il ritardo, ma il mio cliente non mi lasciava più andar via! Ha chiesto delle modifiche assurde!» disse in tono giustificativo.

«Non importa, tanto Sarah era in buona compagnia...» le rispose sincero, indicando Daniel.

Quella svampita di zia si risvegliò di botto dal suo torpore: «Oh, cavolo, è vero! Scusate la mia sbadataggine! Voi due ancora non vi conoscete!»

«Tranquilla, abbiamo già rimediato!», la interruppe amichevolmente mio padre.

Eleonora arrossì all'istante per la pessima figura. Il loro brusio di sottofondo finalmente mi risvegliò. Riaprii gli occhi e tutti rimasero in silenzio aspettando un mio commento.

«Che ore sono papà?» chiesi ancora assonnata «Devo essermi appisolata... »,mormorai sbadigliando.

«Sono le sette passate!» esclamò a quel punto Daniel.

Sentendo la sua voce saltai giù dal divano in un baleno. 

Che pasticcio, mio padre ha beccato Daniel! Pensai frastornata.
Tutti, vedendo la mia buffa espressione, esplosero in una grassa risata. Io rimasi di stucco. «Grazie, molto carini» replicai appena tornata in me.

Daniel mi fissava leggiadro, sembrava aver ritrovato quella pace interiore che da un po' di tempo aveva smarrito.
Si congedò da noi poco dopo, e anche io e mio padre lasciammo casa di Eleonora a breve. Durante il rientro a casa mio padre mi chiese solo alcune informazioni sulla famiglia di Daniel e non volle sapere altro. "Pura formalità" disse.
A casa raccontò tutto a mia madre e lei si mostrò subito contenta dell'accaduto. Dopocena mi rilassai ascoltando papà suonare a quattro mani con la nonna... erano secoli che non lo vedevo seduto al suo pianoforte!
Anche la mammane approfittò  e si accomodò al mio fianco per ascoltarli. «Senti come scalcia!» disse a un certo punto prendendomi la mano e poggiandola sulla sua pancia. Il mio fratellino gradiva la melodia e scalciava quasi a ritmo.

La serata si concluse in bellezza con una telefonata della mia amica Lalla. Andai a dormire con il cuore gonfio di gioia.


Spazio autrice:

 Ciao . Come avrete notato il capitolo è breve ed anche leggero, ma non abituatevi, è un caso!

Ci vediamo nel prossimo  😉

GUARDIANA DEL DESTINO - La pergamena del destinoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz