8.Un filo, due uscite

194 13 68
                                    

Il suo cuore stava riproducendo il forte e regolare suono di una gran cassa.
Le pulsava forte nelle orecchie e come se non le bastasse i pensieri che fino ad un momento prima stavano arrivando uno per volta, ora viaggiavano alla velocità della luce ed erano tutti negativi.
Le sembrava di cadere in un profondo e oscuro abisso, la sensazione della caduta era la stessa.

Will aveva visto tutto, o almeno aveva visto cosa aveva fatto a quella ragazza. Se era venuto in quel punto specifico della città voleva dire che l'aveva seguita e che probabilmente aveva assistito anche alla sua discussione. Ora sapeva il suo segreto.

Indietreggiò scuotendo la testa tra un singhiozzo e l'altro, ma venne fermata dalla presa solida, decisa e gentile che un tempo le aveva regalato una relazione priva di emozioni. Era quello di Hamilton che l'aveva afferrata e la stava trattenendo con tutta la sua forza.

«Lasciami, idiota!» le scappò da dire.
«Fermati, non correre, dobbiamo parlarti»
«C-come? Non ho voglia di parlare con te o con chiunque altro! Vi odio!»

Smise di dimenarsi e Will e Ethan la raggiunsero preoccupati. Stava dando di matto, aveva paura. Ora loro sapevano... l'avrebbero odiata più di prima. L'avrebbero abbandonata. Decise però di sentire le loro spiegazioni.

«Perché siete qui? Rispondetemi!»
Nessuno le rispose.
«Non ripeterò la mia domanda. O rispondete o vi faccio inghiottire dal terreno»
Will fu il primo ad intervenire. «Ti abbiamo seguita, lo ammetto. Ma saresti dovuta aspettartelo dopo tutto questo tempo in cui sei stata assente a scuola e mi hai evitato. In più te ne andavi in giro per tutta New York a fare non so che e io... non riuscivo a capire il perché di tutto ciò. Avevo paura che stessi facendo qualcosa di losco che ti avesse portato via dalla vita normale e spensierata che desideravi tanto...»
«Sei... un'idiota. Non ti ho mai chiesto di aiutarmi»
«Hai ragione, ma non potevo mica starmene con le mani in mano mentre tu soffrivi così! Cosa dovevo fare? Abbandonarti? So cosa significa perdere qualcuno a cui vuoi bene e non voglio che nessuno, specialmente te, provi questa sensazione orribile»
«Ma non lo capisci che ti porto solo guai? L'attacco a scuola è avvenuto per colpa mia! Io so che è così... Loro mi cercano, mi vogliono... mi controllano...»
«Loro chi?»
«Non importa»
«Certo che importa! Si tratta della tua vita!»
«Appunto per questo non devi ficcanasare! Smettila di fare l'eroe... non serve a niente. Non puoi salvarmi e lo sai, anche perché non sono io in pericolo ma tu. Sono più letale di quanto pensi»
«Smettila! Hai capito? Basta»
«No, basta lo dico io. Vai all'inferno William Clark»

Puntò le sue mani contro di lui e gli altri ragazzi. Non avrebbe permesso che divulgassero il suo segreto, anche se significava uccidere il suo amico. Lo aveva già fatto in passato, poteva rifarlo adesso.

Irrigidì le dita e il terreno sotto di loro diventò molle e iniziò ad inghiottirli lentamente. Era diventata un guscio vuoto, non le importava più niente adesso. Era bastato quell'evento per spingerla giù dal filo della salvezza che si era creata da sola per non fare gli stessi errori del passato. Ma ora ne aveva avuto abbastanza. Era stanca di soffrire per un desiderio impossibile, avrebbe assecondato il suo destino una volta per tutte, ma prima doveva sbarazzarsi di quegli ostacoli.

Chiuse gli occhi lasciando che una lacrima, l'ultima di una lunga serie, scendesse e strinse completamente le mani lasciando che il terreno ritornasse solido interrompendo quelle vite.

«Mi dispiace...» disse a se stessa con un filo di voce.
«Se ti dispiace perché non ti sei fermata?» disse la voce di Will proveniente da dietro. «Che cosa ti succede. Lucrecia...»
«C-come...?»
Ethan mostrò con fierezza un cerchio nero di metallo. «Ologrammi»
Hamilton la squadrò. «Quindi ci avresti uccisi per davvero...»
«I-io... Basta! Vi prego, lasciatemi stare! Mi odiate già abbastanza così...»
Will le accarezzò la guancia. «Chi ti ha detto che ti odiamo? Non è affatto vero. Anche se sappiamo la verità su ciò che sei stata non cambia nulla se non che sappiamo come aiutarti. Lo abbiamo fatto proprio perché ci teniamo a te. Strano ma vero, persino Hamilton ha voluto prendervi parte. Nessuno ti odia...»
«Nessuno è un parolone»
«Dannazione, devi smetterla. Basta piangere sul latte versato, basta pensare solo e soltanto al passato, basta sperare che eliminando i problemi in modo atroce essi possano scomparire per sempre. Non serve a niente. Ora vorrei che tu mi spiegassi tutto con più calma. Sono disposto ad ascoltarti, anche se dovessi farlo per ore, ma ti prego... parlami»

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now