12.Pigiama party (parte 2)

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Sì svegliò immerso nel sudore col respiro affannoso come se avesse corso una maratona. Abituò gli occhi al buio e provò a calmarsi. Dalla finestra la fioca luce della luna piena illuminava la stanza permettendogli di scorgere le silhouette dei suoi amici e dei mobili. Solo allora, quando il cuore smise di pulsargli nelle orecchie, si accorse dei loro gemiti. Si avvicinò ad ognuno di loro e gli controllò la febbre. Erano tutti bollenti e sudati.

Anche loro stavano avendo degli incubi, ma com'era possibile? Si stropiccìo gli occhi e andò a prendersi una bicchiere d'acqua in cucina. La casa era immersa nel silenzio e ogni minimo rumore rimbombava in essa. Non era mai successo. Di solito passava qualche macchina nel quartiere, si sentivano i cani abbaiare e ululare oppure le sirene di qualche ambulanza. Quella sera non era successo nulla di tutto ciò. Non sapeva se preoccuparsi o meno, ma una cosa era certa: doveva trovare il modo di liberare i suoi amici dai loro incubi.

Tornò in camera e i suoi occhi si posarono subito su Lucrecia che aveva smesso di gemere. Le si avvicinò e le diede un lieve bacio sulla guancia stupendosi poco dopo del suo gesto. Successivamente si infilò nel suo sacco a pelo e con un largo sorriso in volto si addormentò.

*****

Hamilton inciampò su una radice tentando di scappare da Lucrecia.
Sentiva la risata inquietante della ragazza riecheggiare per tutta la foresta.

«Lasciami stare! Non ti è bastato sfregiarmi il braccio?» urlò lui disperato.
«Povero piccolo e ingenuo Hamilton... quello era solo l'inizio»

Il sentiero pieno di piante e alberi tropicali stava giungenti al termine. Si fermò davanti ad un alto burrone. Era la fine, non poteva più scappare.
Si voltò e vide ad un passo da sé la ragazza che tanto temeva con addosso la divisa dei Villain.

«Tu... Perché hai quella divisa?! Dopo tutto quello che abbiamo fatto per te!»
«Oh giusto, voi siete stati così ingenui e premurosi da salvarmi più di una volta dal mio destino, ma era proprio questo a darmi fastidio. Quindi ho accettato la proposta della mia ex "compagna di avventure" e posso affermare di essere molto più felice ora che quando stavo con te e con i tuoi due amichetti fastidiosi»
«Cos-?»

Non fece in tempo a parlare che Lucrecia tirò fuori un coltello pronta per ucciderlo.
Hamilton indietreggiò facendo rotolare giù qualche sassolino dall'altissimo burrone.
Cosa avrebbe potuto fare contro di lei? Niente, e lo sapeva benissimo. Lei era più forte, strategica e furba di lui. Non poteva competere. Non aveva più la forza di affrontarla.

«Ultimo desiderio prima di morire?»

La guardò con gli occhi lucidi e aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo a farlo che qualcuno sbucò fuori dall'ombra e trattenne la ragazza a terra.
La teneva stretta tra le sue braccia in una morsa possente come quella di un boa constrictor. Ella si dimenava cercando di allentare la presa, ma i suoi sforzi erano vani poiché l'individuo dai capelli scarlatti la stava trattenendo con tutte le sue forze.

Hamilton lo riconobbe. «Will! Grazie al cielo sei tu. Aspetta, non sei in combutta con lei, vero?»
«No, tranquillo, è una lunga storia. Te la spiegherò dopo, ora devi pensare a far scomparire questo demone»
«Demone?!»
«Sì. Si sono reincarnati nelle nostre paure più grandi facendoci fare degli incubi. Anche io ne ho fatto uno simile dove tutto andava storto»
«Aspetta un attimo, quindi questo è un sogno. Perché dovrei credere che tu sia il vero Will?»
«Perché lo sono. Non so come ho fatto ma riaddormentandosi dopo un incubo sono entrato nel tuo»
«Hmmm, dimmi qualcosa che solo Will sa. Per sicurezza, ovviamente»
Sospirò. «Mia sorella si chiamava Amy»

School of Heroes - da revisionareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant