3.Primo giorno

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Will si tolse la camicia blu asciugandosi il sudore dalla fronte mentre una ventata d'aria fresca gli venne in soccorso scompigliandogli i capelli scarlatti dandogli una rinnovata sensazione di sollievo.
Faceva caldo fuori dal cancello della sua scuola e non c'era nemmeno una tettoia o un albero dove stare un po' all'ombra.

Non sapendo che fare si mise ad osservare la folla e ammirò le centinaia di ragazzini che quel giorno erano lì e che come lui stavano aspettando che aprissero i cancelli. Ognuno di loro era vestito con la caratteristica giacca blu della divisa, con lo stemma della scuola sulla parte sinistra, una camicia a maniche corte bianca e dei pantaloni blu.
Tuttavia c'era chi aveva ceduto al caldo e invece dei pantaloni lunghi si era messo dei pantaloncini blu, ma come biasimarli?

Salendo sulle punte cercava di trovare la sua amica Lucrecia tra la folla. Poco prima di arrivare lì gli aveva detto che era già fuori dal cancello, ma non riusciva a trovarla da nessuna parte.

"Chissà dove si sarà cacciata" pensò iniziando a girare tra i gruppetti di ragazzi che stavano chiacchierando allegramente.

Si fece largo tra un muro di studenti di seconda superiore, venendo fulminato dai loro sguardi superbi ed esperti, ma non fece in tempo a scusarsi che sentì una voce familiare chiamarlo.

«Will! Sono qui!» disse Lucrecia sbucando fuori da un folto gruppo di studenti. «Eccomi!»

Il ragazzo sgusciò via, intimidito da quelle persone, e andò dalla sua amica sentendosi sollevato della sua presenza.
Non conosceva nessuno in quel posto e stare da solo in mezzo a tutti quei gruppetti lo faceva sentire molto a disagio.

«Ci stai molto bene con la divisa» disse Lucrecia sfiorandogli la camicia.
Will arrossì fino alla punta delle orecchie. «Ehm. A-anche tu stai b-benissimo»

Gli diede un colpetto sulla spalla. «Sono solo voci che girano, ma è vero che tuo padre è il direttore dell'O.A.V.?»
«Sì, è perfettamente vero»
«Quindi significa che ha tutte le informazioni su tutti. Ne hai mai letta qualcuna?»
«Sì, ma solo quelle nel suo studio. Come mai ti interessa?»
«Da grande voglio diventare un'agente dell'O.A.V. e dato che tuo padre è diventato il mio idolo, così come gli altri eroi, speravo un giorno di poterlo incontrare di nuovo»
«Certamente!»

L'apertura dei cancelli troncò il discorso e i due vennero sballottati avanti e indietro da un branco di studenti che entrava ad una velocità impressionante.

Decisero quindi di seguire il resto degli studenti ed entrarono ammirando la struttura di quella prestigiosa scuola.

Superato il cancello c'era un sentiero ciottolato lungo una decina di metri che dava su un enorme portico sorretto da delle colonne in marmo bianco. Superato il grande portone rosso si salivano un paio di gradini e si sfociava in un immenso salone. Al centro del pavimento marmoreo vi era dentro un grosso cerchio rosso il simbolo della scuola: una H con la stanghetta in mezzo formata da una saetta a tre punte. Spostando lo sguardo in avanti si potevano vedere due rampe di scale che si incontravano all'inizio e si dividevano andando nei lati opposti affiancate da delle ringhiere di ebano e acciaio. Prima delle scale vi erano un corridoio a sinistra che portava alla segreteria e a delle classi e un corridoio di destra che portava ai laboratori, alla biblioteca e soprattutto all'aula magna.

Lucrecia intrecciò le sue dita con quelle di Will facendolo sussultare e arrossire. «Scusami, sono piuttosto nervosa. Ho bisogno di... sentire la presenza di un amico. È tutto così grande e nuovo... Mi spaventa»
«T-tranquilla, va tutto bene, è normale. Anch'io mi sento esattamente come te. Sono confuso e felice allo stesso tempo, ma dobbiamo farci forza a vicenda. Abbiamo lottato e faticato per arrivare fin qui, quindi impegnamoci al massimo»
«Grazie Will, sai sempre come farmi sentire meglio»

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now