13.Pigiama party (parte 3)

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«Lucrecia...» si sentì dire il povero Will.

Ormai ne aveva viste di tutti i colori, ma quello... Quello era terribile. Cosa diamine era successo alla sua amica? Perché se ne stava lì su quel cumulo di...? Non riusciva neanche a pensarci. Gli veniva da vomitare talmente ciò lo aveva sconvolto.

«Alla fine siete riusciti a venire del mio sogno. Bene...» disse avvicinandosi al ragazzo. Si guardò intorno per controllare che non ci fosse nessuno. «Non è come sembra, lo giuro»
«Ah sì?» disse Hamilton mettendosi tra lei e Will.
«Sì. Tutto ciò che vedete qui è frutto della mia mente. È un sogno e l'ho scoperto tempo fa, solo che non riuscivo ad uscire...»
«Frena frena frena» intervenne Ethan. «Prima cosa: perché ti trovavi su quei corpi? Seconda cosa: come sapevi che noi abbiamo viaggiato in vari sogni e saremmo arrivati qui? Terza cosa... Dov'è la vera Lucrecia...?»

Tutti lo guardarono con gli occhi sbarrati. Un ghigno si dipinse sul volto della ragazza che mutò forma trasformandosi in una creatura dalla pelle nera ricoperta di viscidume. Con i suoi artigli tentò di afferrare Ethan, ma il suo robot si ingrandì e riuscì a respingere il suo attacco con un raggio laser.

«Ormai è una dei nostri» ridacchiò il mostro con la sua voce inquietante.
«No! Non si schiererebbe mai dalla vostra parte!» disse Will.
«Ma davvero? E allora perché non è nella vostra stessa stanza?»
«Cosa intendi dire?»
«Certo che siete proprio ingenui voi ragazzi. È stata tutta una trappola per bloccarvi in questo sogno di cui io sono l'artefice. Ora la vostra amica è nella nostra base e sta facendo il rito di iniziazione»
«No...»
«Oh sì. Vorrei farvelo vedere con i vostri occhi ma sarebbe troppo pericoloso lasciarvi andare e rovinare tutto»

Ethan tirò un pugno in faccia alla creatura terrificante e successivamente uno alla pancia facendola stramazzare a terra.

«Sta bluffando. Se fosse una persona reale non soffrirebbe. Andiamo a cercare Lucrecia» disse saltando in groppa al suo grande robot.
«Va bene. Sbrighiamoci!» disse Hamilton.

Will seguì i suoi due amici sopra la groppa del robot che volò verso il tetto una gigantesca torre nera. Le nuvole nere sopra di esse si illuminavano ogni tanto a causa dei fulmini. Era davvero un posto minaccioso, la degna sede dei Villain della dimensione onirica.

«Ehi, Ethan» lo chiamò Will. «Come hai fatto a dedurre che quel mostro non era Lucrecia e che era frutto del suo sogno?»
«Questa è la dimensione onirica. Nulla è come sembra e bisogna sempre diffidare di tutto e di tutti»
«Ti basi veramente su questo?»
«No, era palesemente finto quel mostro. Non hai notato i suoi contorni indefiniti? Eh già, piccoli dettagli che fanno la differenza»
«Woah»

Arrivarono sul tetto dell'enorme struttura nera e si guardarono intorno in cerca di un modo per poter entrare.
Hamilton indicò un parallelepipedo nero a qualche passo da loro che era comparso proprio in quell'istante, dicendo: «Là c'è una porta! Andiamo!»
I ragazzi evitarono di farsi troppe domande, anche perché quello era un sogno e non tutto doveva avere per forza un senso. Bastava solo che fossero riusciti a raggiungere Lucrecia.

Entrarono e si ritrovarono davanti ad uno specchio. Tutti e tre sgranarono gli occhi vedendo le loro immagini riflesse là dentro. Quelli erano loro, sì, ma erano più grandi. Avevano tutti una tuta da supereroi, ma non come quelle classiche calzamaglie, erano tipo quelle degli eroi Marvel se si voleva proprio fare un paragone.

«Will! Hai i muscoli!» disse Ethan provando a toccare i suoi.
«Lo so! Fighissimo!» rispose l'amico.

Lo specchio scomparve improvvisamente e si ritrovarono nel mezzo di una grande folla di cattivi vestiti di nero. Loro tre erano gli unici ad avere dei vestiti colorati, ma nessuno ci fece caso. Erano tutti troppo presi a parlare tra di loro.
Avanzarono a spintoni e si ritrovarono davanti a un palcoscenico. Le luci si spensero e apparve un riflettore al centro della piattaforma.
Un uomo con la faccia mezza squagliata si mise sotto di esso con un bastone in mano per reggersi.

School of Heroes - da revisionareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant