16.Portachiavi

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Will controllò per l'ennesima volta nelle sue tasche. Il ciondolo non c'era. Doveva essergli caduto durante la corsa. Era tutto il giorno che lo stava cercando e ancora non riusciva a crederci.
Si maledisse un altra volta per essere stato così imprudente e si sedette sul suo letto prendendosi la testa fra le mani. Era orribile la sensazione che si aveva ad aver perso qualcosa a cui si teneva molto.

Sospirò rassegnato e si infilò sotto le coperte addormentandosi poco dopo per la stanchezza.

Entrò nel suo solito sogno bianco.
Davanti a lui apparve DarkMind.
Si allontanò terrorizzato prima che questa gli provasse a tirare un pugno facendo vibrare il muro invisibile che li divideva.

«Tu, idiota! So che eri tu quello che stava origliando nella libreria. Che diamine ci facevi lì?!»
«I-io... dovevo ritirare un libro»
DarkMind ringhiò irritata e provò a camminare avanti e indietro cercando di calmarsi.
Subito dopo realizzò una cosa: «Se tu eri lì, in quella libreria, vuol dire che non sei tanto distante da lì»
Will deglutì. «E quindi? Vuoi uccidermi?»
«No. Devo solo restituirti il tuo portachiavi. È simpatica la foto di quella bambina sorridente ma mi causa sentimenti come la compassione e la malinconia. Non dovrei provarli quindi ti restituirò il tuo portachiavi senza problemi»
«Quindi ci stiamo veramente dando appuntamento per... vederci dal vivo?»
«Esattamente. Incontriamoci al bar East One vicino a Carrol Park. Possibilmente nel retro, vorrei evitare di attirare l'attenzione per via della mia maschera»
«A proposito... perché ne porti una?»
«Perché il capo vuole così e non sono affari né miei né tuoi. Già è tanto che non gli ho riferito di questi sogni strambi»
«Figo, quindi è un segreto che rimane fra noi due. Quindi siamo una sorta di amici»
«Non osar pronunciare mai più quella parola. Non siamo neanche lontanamente degli amici, hai capito? Io sono una dei Villain più pericolosi al mondo e ho solo quattordici anni, dammi il tempo di crescere e di completare l'addestramento e giuro che appena sarò libera di farlo vengo ad ucciderti»
«Ma... non sai dove abito»
«E se lo sapessi?»
«Se tu lo sapessi non mi avresti chiesto di incontrarci in un altro luogo per darmi il portachiavi con la foto di mia sorella»

La ragazza ringhiò. Aveva perso la discussione e odiava quando accadeva. In più quello stolto la metteva spesso a disagio con domande a cui voleva rispondere ma non poteva, tipo: "com'è andata la tua giornata?". Mica poteva dirgli che andava ad uccidere persone a destra e a manca e che si allenava in un esercito di Villain volto alla conquista del mondo. Lo avrebbe terrorizzato e disgustato allo stesso tempo e... Un attimo, lei ci teneva a quel ragazzo?! Teneva alla loro... amicizia? NO. Quella non era amicizia. Lei lo stava sfruttando, stava avendo un atteggiamento da perfetta Villain, lei... lei si stava affezionando a lui. Doveva tagliare subito i rapporti con lui. Appena si sarebbero incontrati l'avrebbe ucciso in modo tale da interrompere quei sogni. Sì, era meglio così.

«Ehilà? Terra chiama DarkMind?» disse Will sventolandole davanti alla faccia una mano.
«Idiota!» urlò facendolo sobbalzare. «Come osi parlarmi così?! Non sono mica una tua amichetta! Porta rispetto, essere inferiore»
«Io non sono un essere inferiore!»
«Ma se non hai nemmeno un potere utile»
«Grazie tante per avermelo detto, non ci avevo mai fatto caso»
«Stai usando il sarcasmo contro di me?»
«Sì, e allora?!»
«Bene! Sai che c'è? Ti odio»
«Anch'io. Sei insopportabile, egoista e malvagia. Sei il tipo di persona che più odio al mondo!»
«E tu sei il ragazzo più imbecille di tutto l'universo!»
«Vuoi fare a gara di insulti?!»
«Non aspettavo altro»

Il terreno sotto di loro iniziò a tremare facendo cessare le liti dei due ragazzi. Cosa diamine era successo?! Di sicuro non era stata DarkMind e Will non aveva quel tipo di potere.

School of Heroes - da revisionareOù les histoires vivent. Découvrez maintenant