43.Black Night Bar

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Nightmare atterrò in piedi in mezzo a un marciapiede vuoto e si guardò intorno infastidita dalla troppa calma di quel quartiere situato in una periferia di New York City.
All'orizzonte svettavano i tetti dei giganti di vetro che ospitavano centinaia di famiglie e uffici per i lavoratori, illuminati dagli ultimi raggi del sole.
Poteva essere là in mezzo a migliaia di cittadini e turisti a scatenare il caos invece le era stato assegnato il noioso compito di uccidere una spia.

Faceva volentieri il lavoro da sicario, ma voleva anche divertirsi.
"Se finissi prima potrei..." non concludo neanche il suo pensiero. Sappiamo tutti cosa avrebbe voluto fare e di sicuro non era passeggiare per quella città come una persona normale salutando amichevolmente i passanti.

Alzò lo sguardo annoiato e vide davanti a sé la porta illuminata dalle lampade di un locale soffocato tra i muri di mattoni rossi di due condomini.
Sopra di esse svettava un'insegna con su scritto Black Night Bar.

Si mise la maschera ed entrò nel locale attirando l'attenzione di tutti i presenti.
Erano tutti uomini adulti e poco raccomandabili. C'erano trafficatori di droga, alcolisti, gruppi di ragazzi violenti armati di coltellino e pistola, scagnozzi e qualche ladro che tentava di nascondersi dagli sbirri.

Insomma, tutta gente con cui nessuno sarebbe voluto stare, ma appena videro Nightmare indietreggiarono spaventati e trattennero il fiato facendo finta di nulla per non infastidirla.

Era famosa nel mondo del crimine, specialmente perché era una delle persone più pericolose in circolazione, al pari di Bonesbreaker -suo padre- e del Boss dei Villain.
Era come una leggenda e nessuno si sarebbe mai aspettato di vederla in quello squallido bar in una normale sera di metà settembre.

Avanzò lentamente fino al bancone lasciando che il suono dei suoi passi rimbombasse per le pareti del locale gelando il cuore di ogni presente e si sedette su una sedia così alta che non riusciva a toccare nemmeno il poggiapiedi di ferro.

Era imbarazzante? Sì, ma nessuno poteva neanche solo pensare di ridere o prenderla in giro.
Cercava solo un pretesto per radere al suolo quel posto e catturare quella spia, meglio non farla arrabbiare.

Un barista alto, robusto, dalla pelle abbronzata tipica di chi veniva dalla California si fece da parte e delegò una sua stagista sedicenne a servire la Villain per paura che questa sfogasse contro di lui la tipica rabbia repressa che possedevano tutti coloro che amavano commettere omicidi.

Così una ragazzina che non superava il metro e sessanta, con un paio di occhiali neri sul naso e dei capelli castani legati in una coda alta andò a servire l'ospite speciale.

«Cosa posso portarle?» le chiese fissandola con i suoi occhietti nocciola che tendevano all'oro.
«Quello che vuoi, basta che sia commestibile e veloce»

"Sembra che qualcuno abbia avuto una pessima giornata" pensò alzando gli occhi al cielo.

«Muoviti» disse Nightmare notando quell'atto di insubordinazione.

Con lo sguardo iniziò a osservare uno ad uno le persone presenti fino a quando non vide la sua preda. Era seduto a un tavolo rotondo fatto di legno e rovinato dai numerosi pugnali e coltelli che lo avevano inciso e scorticato in alcuni punti.

Insieme a lui c'era un poliziotto in borghese che aveva riconosciuto subito dall'odore di paura che emanava.
La sentiva e ne era attratta come mamba nero affamato che ha appena individuato la sua preda.

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now