25.Piccoli amori

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Il suo respiro creava delle piccole nuvole di vapore mentre correva sotto la pioggia torrenziale per riuscire a scampare alle guardie della Torre.
Era notte fonda e non riusciva a vedere nulla davanti a sé, ma quella non era la sua preoccupazione maggiore poiché degli uomini armati, e soprattutto adirati, lo stavano inseguendo con delle armi cariche in mano, pronti ad usarle quando si sarebbe fermato.

"Non mi farò prendere" pensò il ragazzo scivolando sopra un furgone. "Non posso mollare finché non avrò tutte le risposte che cerco. Al diavolo il Boss e tutte le persone che lo servono. Al diavolo, DarkMind".

Con una saetta fece esplodere il veicolo rallentando i suoi inseguitori e poi saltò su una moto.
Non avendo le chiavi dovette azionarla con l'energia elettrica. Purtroppo la pioggia gli giocò un brutto scherzo: prese la scossa a causa dell'acqua che fece da conduttore dell'energia che aveva generato. Non aveva tempo per pensare al dolore, doveva muoversi o sarebbe morto.
«Inseguitelo! Presto!» urlò uno degli uomini, ma la sua voce era lontana, troppo lontana. 

Ormai il ragazzo aveva azionato la moto ed era fuggito via, verso la sua libertà e verso la verità.

*****

Will si stiracchiò e andò in bagno a sistemarsi prima della colazione e delle lezioni.
Quel giorno si sarebbe seduto nello stesso tavolo di Gwen, costi quel che costi, e poi le avrebbe chiesto finalmente di uscire insieme a lui.

Si mise la lacca sui capelli e uscì dal bagno facendosi il nodo della cravatta.
Hamilton ed Ethan fischiarono stupiti da tutta quella eleganza e poi iniziarono a gironzolargli intorno rivolgendogli sorrisini maliziosi.

«Che avete da sghignazzare?» chiese Will irritato.
«Ti sei messo la lacca, ergo tu ti stai curando bene per apparire al meglio di fronte ad una ragazza e io ed Hamilton sappiamo bene chi è la fortunata» rispose Ethan alzando e abbassando le sopracciglia.
«Smettetela, voglio solo... vedere se potrebbe funzionare»
Hamilton si infilò la giacca bordeaux. «Certo che funzionerà! Se fossi in te mi prenoterei anche per accompagnarla al ballo d'inverno prima che la sua fila di pretendenti si faccia avanti prima di te»
«Basta, mi mettete ansia. Ecco, ora non mi sento più adatto ad uscire con lei»
«No no no no no!» lo fermò Hamilton. «Tu andrai da lei e farai la prima mossa perché tu, William Clark, sei cotto di lei e lei è cotta di te»
«C'è anche un'altra motivazione che non vuoi dirmi, dico bene?»
Abbassò lo sguardo. «Ti farebbe bene anche perché sarebbe una... svolta dopo quanto successo con "tu sai chi"»
Will gli diede una gomitata. «Non è mica Voldemort, puoi pronunciare il suo nome... Comunque pensavo anch'io che fosse meglio così... Ora, se mi volete scusare, devo riuscire a prendere un posto al tavolo di Gwen»

Uscì dalla stanza cercando di nascondere la maggior parte dei suoi sentimenti di repulsione verso quella che ormai chiamava "la traditrice" e si diresse verso la mensa.
Ogni volta che si parlava di lei si arrabbiava talmente tanto che gli veniva voglia di spaccare tutto, ma grazie a qualche seduta dallo psicologo della scuola e all'aiuto dei suoi amici era riuscito a contenere questi piccoli scatti d'ira.

Entrò nella mensa, prese un vassoio e si mise a fare la fila prendendo una crostatina all'albicocca, un succo all'arancia e un pezzo di torta al cioccolato.
Iniziò a cercare Gwen al suo solito tavolo, ma non la trovo. Lì vi erano solo gli altri figli degli Element insieme ai loro compagni di superfootbal (il classico football ma si potevano usare i poteri).

«Ciao» li salutò timidamente. «Avete visto Gwen?»
Snow scosse la testa. «Mi dispiace, ma ci ha detto che aveva da fare. Tu sei uno dei tanti pretendenti, non è così?»
«Io...»
«Vai via, lei ha già scelto il suo ragazzo quindi smettetela tu e i tuoi colleghi pretendenti di continuare a chiedere di lei. Sparisci dalla mia vista»
«V-va bene...»

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now