48.L'origine di Nightmare

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Tutto ciò che si sentiva per il corridoio erano i suoi passi vittoriosi. Aveva portato a termine la sua missione e non vedeva l'ora di essere ricompensata da Shadow.

Entrò nel suo laboratorio, dove stava armeggiando con un paio di bisturi insanguinati e un cadavere, e lo salutò con un ghigno.

«Hai la faccia soddisfatta di una che è riuscita a completare la sua missione» disse Shadow sfilandosi i guanti in lattice sporchi di liquido vermiglio.
«Modestamente... ho catturato il ragazzo e i suoi compagni. Sarà più divertente farli soffrire uno ad uno. Più sono e più divertimento c'è»
«Ricordati però che il nostro obbiettivo principale è il figlio del direttore. Non fartelo scappare»

Nightmare si aggirò per la stanza facendo finta di nulla e sfiorò con bramosia un bisturi dal carrello di metallo.

«Non mi avevi detto che il ragazzo avesse dei poteri»
«Ce li ha. Nel fascicolo che ti ho dato ci sono»
«Ma non sono veritieri»
«Non capisco»
«Il ragazzo, di cui mi hai proibito di sapere il nome, ha ben altri poteri oltre che rigenerare le cellule. Per esempio è riuscito a spingermi con una forza, oserei dire, paranormale... Ora, capisci che nel fascicolo non c'era nulla di tutto ciò?»

«È impossibile»
«No, non lo è. Quel ragazzo possiede un potere strano... e scoprirò di che si tratta»
«Frena, Nightmare. Non ti devi avvicinare a lui»
«E perché?»

Shadow sapeva benissimo del legame tra i due, di quel che avevano passato, dell'amore che provavano per entrambi. Se si fosse ricordata di lui tutti i suoi piani gli si sarebbero sgretolati di fronte agli occhi.

«Quando il Caos ti avrà concesso tutti i suoi poteri e il suo appoggio ne riparleremo»

Nightmare schioccò la lingua con disapprovazione e si mise accanto a Shadow accarezzandogli la chioma scura con una gentilezza malevola.

«Ade, sai bene che appena sarò un tutt'uno col Caos non avrò il tempo di parlarti...»
L'uomo le baciò la mano ricoperta da un morbido guanto di pelle. «Lo so»
«E allora perché farmi aspettare? Dimmelo...»

Stava esercitando un'ipnosi contro di lui, uno degli altri poteri che aveva ottenuto grazie allo spirito della divinità primordiale che viveva in simbiosi con il suo.

«Mia dolce Persefone, non posso»

Luc smise subito di provare a sedurlo e si allontanò con uno sguardo scocciato. Quell'uomo pendeva dalle sue labbra ma era così testardo che riusciva a resisterle per quanto riguardava il rivelare certe informazioni.

E sapete perché l'ha chiamata Persefone e perché il Caos ha scelto proprio lei? Be', per dirvelo bisogna fare un piccolo passo indietro, quando Lucrecia era ancora una piccola e innocente bambina di cinque anni.

Era una fredda serata di autunno e Shadow si trovava insieme a Bonesbreaker nel suo laboratorio.
Lo aveva convocato lì, fuori da occhi e orecchie indiscreti, per dargli una grande opportunità.

«Benvenuto» lo accolse con un sorriso a trentadue denti. «Avrai sentito parlare di me, immagino»
«Sei il nipote del mio capo»
«Questo è ciò che si dice di me?»
«Sì, perché? Non è vero?»

Shadow ridacchiò maliziosamente e si avvicinò all'uomo afferrandosi la pelle della faccia.
Con una mossa rapida se la strappò via rivelando il suo vero aspetto.

La sua testa era composta solo da un teschio nero con delle luci rosse al posto degli occhi e uno strato di fiamme sulla parte dove si trovavano i capelli.

Bonesbreaker indietreggiò terrorizzato. Riusciva a percepire l'immenso potere di quell'uomo e temeva per la sua vita.

«Io sono Ade, re dei morti, futuro sovrano del mondo e voglio stringere un'alleanza con te»

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now