5.Sogno

257 16 115
                                    

Aprì lentamente gli occhi trovandosi a guardare una lampada al neon rotta e tremolante che mandava scintille ogni volta che si accendeva.
Gemette e si rialzò aggrappandosi al muro. Gli ci vollero un paio di minuti per riprendere coscienza del tutto e ricordarsi di ciò che gli era accaduto.

"Lucrecia. D-dov'è?" pensò terrorizzato all'idea che l'avessero uccisa.

Fermò la sua mano tremante e zoppicò intorno alla stanza alla ricerca della sua amica. C'era odore di bruciato e di sangue. Centinaia di ragazzini che avevano opposto resistenza ai supercattivi erano ora per terra feriti e alcuni probabilmente morti. Vide un individuo tremante in un angolo. Lo riconobbe subito, era Hamilton.
Corse da lui e si inginocchiò prendendo un fazzoletto dalla sua tasca.

«Tranquillo Hamilton, ti salvo io...»
«Eh? Tu? E come?»
«Con i miei poteri»
«Ce li hai?»
«Lunga storia, te la racconterò una volta che ti avrò curato»

Con il fazzoletto pulito asciugò il sangue intorno alla ferita e poi avvicinò la sua mano. Chiuse gli occhi e cercò di immaginare le cellule che si riunivano, ma alcune erano andate perse. Doveva farle rigenerare, ma non sapeva se si sarebbe potuto spingere a tanto. D'altronde i suoi poteri si erano indeboliti molto in seguito al suo precedente trauma.

"No, quello è il passato. Ora sei cambiato e sei in grado di farcela. Hamilton conta su di te, se non lo salvi potresti perdere un amico" pensò cercando di incoraggiarsi.

Sì concentrò e moltiplicò le cellule del ragazzo curandolo del tutto. Dopo essersi accertato che la ferita non gli avrebbe più provocato alcun dolore, Will lo aiutò a rialzarsi.

«Incredibile, non sapevo tu avessi la capacità di curare le persone»
«Ora lo sai»
«Sì, ma se hai questa capacità, perché non hai scelto una scuola a indirizzo medico?»
«Io... volevo diventare un supereroe, non un super medico»
«Capisco, ognuno ha i propri sogni...»

Aiutandosi l'un l'altro a camminare avanzarono verso l'uscita, ma una voce terrificante proveniente dall'angolo che avrebbero dovuto girare li fece pietrificare dalla paura.
Era profonda, sembrava quella di un uomo che aveva perso la sua umanità tempo prima.
"Portami le teste degli Element" continuava a ripetere.

I due indietreggiarono silenziosamente fin quando un'altra voce non si aggiunse alla conversazione. Era metallica, ma si sentiva che apparteneva ad una ragazza. Molto probabilmente era la persona che aveva visto prima di svenire, quella con la maschera. Sicuramente dentro di essa aveva un distorsore della voce, ma per quale motivo? Sinceramente non voleva saperlo.

«Maestro, le ho fatto una promessa e la manterrò, ma ci vorrà tempo. Abbiamo sferrato questo attacco senza risultati, ci siamo esposti già troppo»
«Mi conosci, quando si parla di quel gruppetto idiota che si fa chiamare Element perdo la testa. Ora ritorniamo alla base... DarkMind»
La ragazza si tolse la maschera. «Sissignore»

Quella voce. Quella melodia già sentita da qualche parte nei suoi ricordi. La conosceva, ma non riusciva ad associarla al suo legittimo proprietario. Quando ci provava i suoi pensieri lo deviavano su qualcos'altro. Strano, molto strano.

Volle sbirciare dall'angolo, vide per una frazione di secondo dei capelli scarlatti e poi fu subito tirato indietro da Hamilton che gli rivolse i suoi occhi spalancati come ad ammonirlo e insultarlo in tutte le lingue possibili.

Se ne andarono da lì il più in fretta possibile. Appena vicini al seminterrato dove sarebbero potuti uscire, Will si ricordò di una cosa, la più importante e preziosa di tutte: Lucrecia.

«Hamilton, dobbiamo trovare Lucrecia. Era con me nel momento in cui mi hanno fatto svenire, ma quando mi sono svegliato non c'era più... Dobbiamo salvarla»
Il ragazzo sbuffò. «Certo che sei proprio cocciuto. Lei sarà già scappata e ti avrà lasciato da solo. Tu non le piaci veramente, ti sta usando. L'ho osservata a lungo e non appena ti giravi faceva facce disgustate o ghigni. Stai attento a quella ragazza e non farmi sentire come Cassandra nell'Iliade»
«C-cosa...? Non è possibile»
«Stai facendo come San Tommaso? Allora quando ne avrò l'opportunità farò un video e te lo mostrerò»
«Vai contro la sua privacy»
«Pff, certo. Perché lei non è andata contro la mia privacy sperperando in giro, per ripicca per averla lasciata, che io ero un infimo serpente senza cuore e che lei era la vera vittima? Apri gli occhi, Will... Lei non è ciò che dice di essere»

School of Heroes - da revisionareDonde viven las historias. Descúbrelo ahora