11.Pigiama party (parte 1)

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«Will! C'è la tua amica alla porta!» lo avvisò sua madre.

Scattò in piedi e andò ad accoglierla con un sorriso pieno di stupore in volto. Era venuta! Aveva accettato veramente il suo invito per dormire a casa sua insieme ad Hamilton e Ethan quella notte. Cos'altro sarebbe successo? Grandine? Fulmini verdi?

«Ciao Lucrecia! Seguimi, gli altri sono già in camera» disse prendendola per mano con delicatezza.
«Ciao Will. Grazie infinite per l'invito» lo ringraziò arrossendo.
«Ma di che? È un piacere passare del tempo con te. In più ne hai viste di tutti i colori e volevo fare qualcosa di carino per festeggiare la nostra ultima vittoria»

Si guardarono negli occhi sorridendosi a vicenda.
La madre fece una risatina, diede una pacca sulla spalla a suo figlio e andò a controllare se suo marito avesse bisogno di qualcosa. Il lavoro era aumentato negli ultimi tempi proprio come le persone che si stavano convertendo al lato degli scagnozzi, dei supercattivi e, purtroppo, dei Villain.

Sorrise alla sua amica, la fece entrare nella sua stanza e mettere a posto lo zaino tutto ciò che potesse servire per una notte insieme ad altre persone.
Stranamente il fatto che in quella stanza fossero tutti ragazzi non la metteva particolarmente a disagio perché erano persone a cui voleva bene. Le erano stati accanto quando ne aveva più bisogno e sapeva che se ci fosse stata la necessità, si sarebbero sacrificati per lei. Questa era la vera amicizia che aveva sempre desiderato.

«Ehilà!» la salutò Ethan smettendo momentaneamente di avvitare una vite su un piccolo pezzo di metallo.
«Ciao» rispose la ragazza sistemandosi una ciocca di capelli.

Si sedette a gambe incrociate insieme agli altri ragazzi sopra il tappeto e si guardò intorno ammirando la stanza del suo amico. Era piena di poster e fumetti di ogni genere, una camera davvero bella e spaziosa.

«Ehi, Lucrecia» la chiamò Hamilton. «So che non è la cosa migliore da chiederti, ma tu sai perché sei così importante per i Villain da far mobilitare un bel po' di loro per te? Scusa ma è da un po' di tempo che ci penso»
«A loro interessa il mio potere, ma ci sono altre persone là fuori con le mie stesse abilità e magari sono anche più brave a gestirle. Purtroppo non so quasi niente di ciò che vorrei sapere e questo mi dà parecchio fastidio» rispose lei mordicchiando la manica della sua felpa.
«Tranquilla, lo scopriremo e metteremo fine a tutto ciò. Ma nel mentre possiamo divertirci e giocare a qualche gioco da tavolo» disse Ethan alzando la scatola del Monopoli.

Passarono la serata a ridere, scherzare, parlare del più e del meno, rubarsi soldi soldi finti e acquistare proprietà finché non venne decretato il vincitore: Hamilton.
Come volevasi dimostrare era un esperto di finanza.
Finita la partita durata più di un'ora i quattro ragazzi andarono a cenare.
Tra risate e Hamilton che si sporcava col sugo della pizza la serata passò veloce e arrivò il momento di mettersi il pigiama, di creare un cerchio con i sacchi a pelo e di raccontarsi storie spaventose a vicenda.

Will spense la luce della stanza lasciando che solo il bagliore della luna filtrasse dalla grande finestra tra il suo letto e la sua scrivania a muro illuminasse la stanza.

«Chi inizia?» chiese Ethan emozionato all'idea di quel rito tipico dei pigiama party.
«Io!» disse Hamilton accendendo la torcia elettrica  puntandola sotto al mento. «Vi avverto, questa storia potrebbe non farvi chiuder occhio per tutta la notte» si schiarì la gola. «Era notte fonda e un gruppo di ragazzi della stessa età stavano camminando attraverso un bosco, ma ciò che non sapevano era che ad una certa ora della notte esso si animava. Erano andati in quel bosco con i loro compagni di scout, ma si erano allontanati dall'accampamento a causa di una scommessa: chi fosse riuscito ad avvistare un animale nel bosco avrebbe vinto ventun dollari al ritorno dal campeggio. Così accettarono tutti e si misero alla prova quella notte. Il bosco era immerso nella quiete più totale e il chiaro di luna illuminava il sentiero che avevano preso. "Ragazzi, io non ce la faccio a continuare la ricerca. Ho troppo sonno" disse uno di loro. "Fifone" lo prese in giro un suo amico. Ma egli non si scompose, girò i tacchi e se ne ritorno nella sua tenda al campo a dormire ignaro di aver fatto la scelta migliore che lo avrebbe risparmiato dalla furia del bosco. Nel mentre i ragazzi rimasti in mezzo agli alberi erano ancora alla ricerca di qualche animale, anche il più piccolo scoiattolo o pipistrello. Sentirono il verso di un gufo e si guardarono intorno cercando il volatile, ma accadde qualcosa che sconvolse la loro vita: il cielo diventò rosso, gli alberi neri e insanguinati, le piante presero vita cercando di catturarli e gli animali sbucarono fuori dall'oscurità. Iniziarono a scappare. Il ragazzo più indietro venne preso da una felice e trascinato via, quello dopo venne infilzato dal ramo aguzzo di un pino, quello dopo ancora fu sbranato vivo da uno stormo di uccelli. Ne rimanevano ancora due di ragazzi. Stavano per raggiungere la salvezza arrivando al campeggio, ma uno dei due venne preso da un uccello gigante e probabilmente portato nel suo nido come pasto per i suoi piccoli. Ora ne rimaneva solo uno. La fine del bosco e l'inizio del campeggio era a qualche metro da lui. Passo dopo passo si avvicinava alla sua meta. Quando provò a mettere il primo passo nel campeggio il terreno si aprì lasciando che il ragazzo venisse inghiottito e arrivasse, secondo la leggenda, al centro della terra. Il mattino dopo, quando gli altri campeggiatori si accorsero della loro scomparsa, andarono a cercarli. Li ritrovarono con i corpi penzolanti e insanguinati sopra dei pini e con gli occhi vitrei. Essi si sgretolarono appena visti e le loro ceneri vennero assorbite dalla terra. Si narra che le anime di quei ragazzini vaghino ancora per quel bosco e inducano le persone ad andare in mezzo agli alberi in piena notte per poterli sacrificare al fine un giorno di riavere i loro corpi... FINE»

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now