10.Interrogatorio

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Dalla prigione provenivano lamenti e urla che straziavano le povere orecchie di tutti i Villain tenuti al loro interno, ma non quelle del padre di Lucrecia, il temuto Bonesbreaker.

Era un uomo alto, castano di capelli e di occhi, con lo sguardo serio e minaccioso e la postura dritta come quella di un generale.

Era stato il braccio destro del Boss dei Villain per più di dieci anni e aveva contribuito a quella famosa guerra vinta dagli Element per un soffio. Se solo non si fosse ritirato per salvare sua moglie incinta il male avrebbe prevalso.

Perché sì, anche se era un Villain aveva a cuore la sua famiglia e specialmente la sua bambina.

Poiché sua moglie aveva solo diciott'anni quando diede alla luce la piccola Lucrecia, mentre lui ne aveva ventiquattro, toccava a lui mantenere la famiglia e così aveva iniziato a portare a termine dei lavori per conto di altri Villain in modo tale da racimolare abbastanza denaro da potersi permettere una casa e del cibo ogni giorno. Dato che non aveva fatto scuola poteva darsi solo al crimine, ma ciò non significava che fosse stupido, tutt'altro. Era un uomo dei più saggi e astuti tra i Villain, ma oltre ad usare queste qualità per compiere cattive azioni lo faceva anche per aiutare la sua piccola e graziosa famiglia.

C'era stato persino un periodo in cui pensava di abbandonare la sua strada da Villain, ma ormai uccidere era diventata una dipendenza, un po' come fumare, e aveva deciso per sua figlia un destino ben preciso: seguire le sue orme.

Peccato che a seguito di un blitz guidato dall'O.A.V. e dagli Element in un magazzino, dove lui e i suoi sottoposti erano stati sorpresi a produrre droghe che riuscivano ad amplificare di almeno dieci volte la potenza dei propri poteri, era stato arrestato ed era finito nella prigione più sorvegliata d'America.

Era un luogo terribile, situato su una vasta isola poco sotto la Florida e sorvegliato notte e giorno da elicotteri, navi e carri armati.
Non passava giorno in cui non si sentisse il ronzio di quelle fastidiose aeromobili che gli impedivano di fuggire senza beccarsi una pallottola in fronte o, peggio, un missile anti-Villain contenente un gas che disintegrava ogni cellula dell'individuo.

Fortunatamente di queste armi ce n'era solo una modesta quantità che sfiorava a malapena la cinquantina, ma se fosse caduta nelle mani sbagliate, tipo quelle dei servizi segreti russi, avrebbe causato un'altra guerra mondiale. Non che nell'FBI fosse al sicuro, ma almeno il suo uso era controllato alla perfezione.

La prigione era formata da quattro blocchi di celle (A, B, C, D), dalla sala delle visite, dall'ufficio delle guardie, dalla biblioteca, dal barbiere, dalla mensa e dall'ospedale psichiatrico situato proprio sopra di essa.

Ogni cella misurava quasi tre metri per un metro e ottanta e ognuna era talmente priva di privacy che il Villain riusciva a sentire gli strani deliri erotici del suo vicino in piena notte.
Nel blocco D vi erano messi i detenuti più pericolosi tra cui lui, l'ex braccio destro del Boss dei Villain, catturato dal capo dell'O.A.V. insieme ad uno squadrone di supereroi di cui facevano parte anche gli Element.

Poteva ancora sentire le dolci urla delle sue vittime mentre venivano schiacciate dai suoi poteri e pregava di poter uscire al più presto da quel posto per sentirne di altre.

Ma anche volendo era impossibile uscire da lì.
Ogni prigioniero doveva seguire una routine ben precisa ed erano tutti controllati da delle guardie armate di fucile e da dei collari che avrebbero mandato una forte scossa se avrebbero utilizzato i loro poteri.

Così ogni mattina alle 6:30, Bonesbreaker veniva svegliato e se osava anche solo ritardare di un minuto ad alzarsi si ritrovava con una decina di fucili puntati contro.

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