44.La famiglia Castillo

172 8 315
                                    

Kyle gli tirò un bastone sulla coscia atterrendo il povero Will che cadde con un gemito. Erano entrambi sfiniti e sudati.
Si stavano allenando di primo pomeriggio dopo una giornata passata sui libri a studiare per i test d'ingresso e Will non era ancora riuscito a tirare fuori i suoi poteri.
Avevano provato di tutto ma da lui non era venuta fuori nemmeno una scintilla di potere.

Si trovavano in un campetto da baseball ai margini di New York City per non attirare troppo l'attenzione e si erano preparati dei panini nel caso l'allenamento durasse anche di sera.

Ma a giudicare dalle condizioni di Will se ne sarebbero andati quasi subito.
Era stanco, con lo sguardo affaticato e le occhiaie tipiche di ogni studente. Era fuori allenamento e ci sarebbe voluto un po' per riuscire a riprendere il ritmo, ma era fiducioso nelle sue capacità e in quelle di Kyle.

«Va bene, basta così. Torniamo nel nostro appartamento» disse l'allenatore bevendo avidamente dalla sua borraccia.

Raccolsero i loro zaini gemendo per la stanchezza e istintivamente si voltarono verso gli spalti.

Una ragazza era seduta in modo scomposto e rude, con dei vestiti da motociclista anni ottanta e una bandana nera che teneva fermi i suoi capelli scuri e corti tagliati probabilmente con un pezzo di vetro o un coltello seghettato.
In bocca teneva uno stuzzicadenti che masticava con ansia e giocherellava con una pallina da baseball rubata.

«Chi sei tu?» chiese Kyle mettendosi davanti a Will. «Se sei una messaggera dei Villain devi stare molto attenta. Noi siamo molto potenti»

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata imbarazzando i due studenti e sbatté la mano sulla panchina di ferro così forte da inclinarla,

«Ma se vi siete picchiati per un'ora e mezza e non avete concluso nulla!» disse ridendo.
«Smettila di prenderti gioco di noi e dicci chi sei!» ordinò Will fulminandola con lo sguardo.

Skull lanciò indietro la pallina, si tolse lo stuzzicadenti di bocca con un gesto sciolto e abile buttandolo per terra e saltò dagli spalti atterrando a pochi centimetri da loro.

Incontrò lo sguardo di Will, quel ragazzo che al tempo detestava ma che ora si rivelava essere la sua unica salvezza, e mantenne il contatto visivo per fargli capire chi comandasse in quel momento.

Era un vizio che aveva spesso, ma con quello era riuscito a crearsi una gang, anche se in quel momento l'aveva persa.

«Strano che tu non mi riconosca, pel di carota»
Will inclinò la testa. «Non mi sembri familiare»

La ragazza sbuffò, si tolse la bandana e gli diede una schicchera in fronte. Credeva di poter smuovere i suoi neuroni in quel modo.
Era un'ignorante che non aveva potuto permettersi di andare a scuola, nemmeno quando questa non si doveva pagare, ma nonostante ciò era abbastanza astuta da pianificare una rapina e da calcolare il denaro.

Aveva imparato tutto nelle strade del suo ghetto, senza che i suoi genitori defunti la aiutassero, e ne andava fiera.

«Ora mi riconosci?»
Will si sforzò intensamente di ricordare ma non ci riuscì. «No, mi spiace»
«Uffa! Ma sei proprio un cretino! Io sono Skull, quella che hai affrontato insieme a Lucrecia»

Il suo sguardo si incupì e i suoi occhi si accesero d'odio verso la ragazza che aveva venduto la vita della sua migliore amica per trenta denari.
L'aveva consegnata ai Villain durante la sua assenza dovuta all'attacco dell'O.A.V. e aveva condannato Lucrecia a una vita di sofferenze e dolore, o almeno così pensava. In realtà era lei a provocare quelle sensazioni a chiunque non le andasse a genio o la intralciasse nei suoi piani, ma questo Will non poteva e non doveva saperlo.

School of Heroes - da revisionareWhere stories live. Discover now