Capitolo 11: L'ultima notte - Prima parte

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Per quanto concerne questa settimana oggi è sia il nostro ultimo giorno di scuola sia il nostro ultimo giorno di lavoro. Dovrei esserne felice, dopotutto il weekend è sempre stato un momento che aspettavo con ansia per poter stare all'aperto e staccare un po' dalla mia solita routine da studentessa. Questa volta però c'è qualcosa di diverso, qualcosa che non mi rende allegra, qualcosa che stravolge completamente le mie abitudini: è la paura, la paura nel suo stato più puro. La mia mente è sul baratro della pazzia, il mio corpo sente la pressione e la stanchezza delle giornate di lavoro che ci siamo lasciate alle spalle e in più la preoccupazione non è mai stata così alta. Il solo pensiero che esista la concreta possibilità che domani mattina non rivedrò sorgere il sole mi crea un fastidioso nodo alla gola. Se la scorsa settimana qualcuno mi avesse detto che a partire da lunedì la mia vita avrebbe preso una piega del genere lo avrei considerato un povero pazzo delirante. Invece no, il dado è tratto e ora siamo sul punto di rischiare la vita per aver firmato uno stupido contratto.

«Terra chiama Jasmine, sei ancora tra noi?» la mano di Roxy mi passa più volte davanti al viso e mi distrae dai miei pensieri.

«Sì, sì ci sono» rispondo immediatamente.

È da poco iniziata la ricreazione e io, per l'ennesima volta, avevo la testa altrove e non stavo prestando attenzione alla conversazione. Siamo uscite per prendere un bella boccata d'aria fresca, anche se sarebbe più corretto definirla gelida viste le temperature che ci sono.

«Sei sicura di stare bene? In questi ultimi giorni sembra che stai vivendo in un mondo tutto tuo» mi sarei dovuta aspettare questo suo commento.

«Vale anche per Clara, vi state comportando in modo strano... più del solito, intendo» interviene Katrin altrettanto preoccupata.

«Secondo me state esagerando, è solo lo stress dovuto alla scuola», ribatte Clara provando a inventarsi una scusa credibile «dopotutto non manca molto alla fine del primo semestre e ho paura di rovinare la mia media».

«Sì certo, io invece ho vinto un Oscar, una medaglia d'oro alle Olimpiadi e ho sventato una rapina in banca», il palese sarcasmo di Roxy fa capire che non è una sprovveduta «ti conosco, l'ultima cosa che ti interessa è la tua media scolastica».

«Perché deve per forza esserci qualcosa che non va?» non sapendo cos'altro dire mi metto sulla difensiva.

«Perché è quello che fa intendere il vostro comportamento, per non parlare del fatto che avete delle occhiaie da far paura» Katrin insiste nel voler sapere tutto quello che ci sta succedendo.

«Stiamo in piedi fino a tardi perché ultimamente giochiamo molto online» provo a inventare un'altra scusa.

«Bene, per il momento faremo finta di credervi... prima o poi arriverà il momento in cui avrete bisogno di parlarne con qualcuno», commenta Roxy mentre assottiglia lo sguardo «aspetteremo finché non succederà».

Fortunatamente la conversazione termina qui così come lo fanno anche le lezioni dopo qualche oretta. La gioia di tornare a casa è immensa, ma si tratta soltanto di una felicità illusoria che svanirà nel nulla non appena mi sveglierò.

Mettere piede in pizzeria si è rivelato più difficile del previsto. Sono dieci minuti che ce ne stiamo immobili di fronte all'ingresso del locale senza riuscire a trovare il coraggio per entrare. Nessuna delle due vuole farlo, dopotutto ci piacerebbe tanto poter tornare a casa e riprendere il controllo delle nostre vite. Abbiamo paura e non possiamo farci nulla, non riusciamo a calmarci e direi che è comprensibile. Quei mostri di metallo avrebbero già potuto ucciderci nel corso delle scorse notti, però non lo hanno fatto perché si stavano divertendo a giocare con noi, con le nostre emozioni e con le nostre vite. Ci hanno tenute volutamente in vita per potersi intrattenere con noi così da distrarsi dalle loro solite routine. Questo mi fa provare molta rabbia: ci considerano solo delle piccole e manipolabili pedine con cui possono fare quello che vogliono perché non ci vedono come una minaccia; per loro siamo come degli insetti, infatti potrebbero eliminarci in qualsiasi momento e questo dipenderebbe soltanto da loro. Questo pensiero mi manda in collera ed è l'unica cosa che mi dà un briciolo di determinazione e coraggio per affrontarli. Odio essere sottovalutata e detesto essere presa in giro in questo modo, quindi vincere al loro stesso gioco sarebbe la vendetta ideale. Tuttavia è quasi impossibile farlo, ne abbiamo avuto la prova per ben due volte e sinceramente ho paura che ce ne sarà pure una terza che potrebbe essere letale.

Five Nights at Freddy's - La SagaWhere stories live. Discover now