Capitolo 13: L'incubo continua

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Dopo una lunga e ben meritata giornata di riposo trascorsa interamente a letto lascio la mia stanza quando ormai il sole è in procinto di tramontare. Vorrei poter continuare a starmene stesa a poltrire, o meglio ancora a dormire, tuttavia ritengo che sia molto più saggio non spezzare il già fragile ritmo a cui il mio orologio biologico sta iniziando lentamente ad abituarsi. Avendo avuto modo di riposare per tutto il giorno ho potuto recuperare qualche ora di sonno, però intendo comunque rimanere sveglia durante la notte così da non ritornare in quel maledetto posto più stanca di quando me ne sono andata. Credo che in questo modo la seconda settimana sarà più facile da sopportare a livello fisico, dopotutto il mio corpo dovrebbe sentire meno la stanchezza dato che sta facendo il possibile per adattarsi a questo ritmo.

Prendo il telefono che ho lasciato sul comodino e controllo le notifiche: ce ne sono alcune da Instagram, poche da Snapchat e diverse da WhatsApp. Mi concentro sull'ultima applicazione e vedo numerosi messaggi sul gruppo classe che parlano dei compiti che ci sono stati assegnati; alcuni miei compagni sperano di ottenere qualche aiuto dagli studenti più bravi in quelle materie. A tenere viva la conversazione ci sono anche Katrin e Roxy che fanno il possibile per soccorrere chi è in difficoltà. Quello che però attira il mio interesse proviene dalla chat privata tra me e Clara, dove leggo che la mia amica è sveglia da un pezzo e mi ha invitata a passare il weekend da lei. Trovo l'offerta molto allettante, immagino che anche lei abbia deciso di trascorrere le notti in bianco per non scombussolare il suo organismo, quindi avere qualcuno con cui ammazzare il tempo non è affatto una cattiva idea.

Convincere mia madre non è stato affatto difficile e questa cosa mi sorprende parecchio. Di solito è sempre una lotta quando si tratta di ottenere il permesso per qualcosa, soprattutto se è una richiesta dell'ultimo minuto, ma questa volta non ha fatto molte obiezioni. Deve aver percepito il mio malessere in questi giorni, nonostante le abbia sempre risposto che andava tutto bene e che non c'erano problemi. Ho cercato il più possibile di giocarmi la carta della stanchezza, ho spiegato che ero giù di morale perché questo nuovo ritmo è piuttosto pesante da sopportare. Lei e mio padre erano contrariati all'idea che lavorassi lì e sono convinta che lo siano ancora tuttora, però il direttore deve essere stato talmente persuasivo da riuscire comunque a smuovere due rocce come loro. Non volendo farli preoccupare ulteriormente ho tenuto la bocca chiusa anche con loro, dopotutto non mi crederebbero e penserebbero che la mancanza di sonno mi abbia portato alla pazzia; dunque, dato che non voglio essere imbottita inutilmente di psicofarmaci, ho mentito su tutta questa faccenda.

Dopo aver preparato il minimo indispensabile per trascorrere qualche giorno dalla mia migliore amica saluto i miei genitori ed esco di casa. Sono circa le otto di sera ed è già buio pesto, fortunatamente, abitando entrambe fuori dal centro città e nello stesso quartiere, mi ci vogliono solo pochi minuti per arrivare a casa di Clara. Probabilmente ho ottenuto il lasciapassare da mia madre anche per la vicinanza, così, se dovesse succedere qualcosa, potrebbe raggiungermi in men che non si dica. Mentre cammino lungo il marciapiede mi copro il collo e buona parte del viso con la mia giaccia: fa terribilmente freddo e sento la punta del mio povero naso congelare. Cerco di aumentare il passo per raggiungere la mia destinazione il prima possibile, oltre a non sopportare le basse temperature ho come l'impressione che qualcuno mi stia seguendo o osservando. Sento un perenne sguardo puntato dritto su di me, ma ogni volta che mi guardo intorno per controllare non vedo nessuno. Non c'è anima viva nei dintorni, ma non è poi così strano dato che in questo quartiere ci sono solo delle case residenziali, quindi il massimo delle persone che potrei incontrare sono quelle che abitano in questa zona, però non ci sono nemmeno loro. L'unica che cammina sotto la luce dei deboli lampioni sono io, io e nessun altro. Mi levo dalla testa questa assurda sensazione non appena arrivo di fronte alla porta di Clara e suono il campanello.

«Era ora!», esclama la bionda facendomi entrare in casa «mia mamma ha il turno notturno questa sera, è andata via da poco e non mi andava proprio di restarmene da sola».

Five Nights at Freddy's - La SagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora