Capitolo 14: L'ultima quinta notte, sotterranei - Quarta parte

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Continuando a mantenere una certa distanza tra noi e l'androide ci inoltriamo sempre di più nel labirinto sotterraneo dell'edificio. Sistemo rapidamente le bende sulle mie braccia, che durante la fuga hanno rischiato allentarsi, e nel mentre non posso fare a meno di guardarmi intorno disorientata. Non siamo mai state in questa zona dello stabile e, se non fosse per le poche lampadine soffuse appese al soffitto, non si vedrebbe assolutamente niente. Dato che la prudenza non è mai troppa camminiamo con un passo piuttosto lento, questo sia per non avvicinarci troppo al robot sia per non inciampare su qualche oggetto. Sapendo che quaggiù sono stati nascosti i cadaveri di tutte le loro vittime non vorrei imbattermi in un osso o in un arto squartato: mi riporterebbe alla mente le immagini di Katrin e Roxy, immagini che sono più vivide che mai nella mia testa.

«Come mai così silenziose?» domanda Endoscheletro come se nulla fosse.

«Ci sono dei mostri che vogliono ammazzarci», sibila Clara con fare ovvio «non siamo in vena di chiacchierare, dopotutto non vogliamo farci sentire».

«Se fossero nei paraggi vi sentirebbero comunque, chiacchiere o no» ribatte non provando nemmeno a rassicurarci.

«Grazie per questa sintesi illuminante...» commento prima di alzare gli occhi al cielo.

Per essere fatto interamente di metallo è spaventosamente silenzioso, infatti mi sarei aspettata che tutte quelle componenti robotiche producessero qualche tintinnio o almeno dei cigolii, invece nulla di tutto ciò. A quanto pare essere bravi nel non farsi sentire è un tratto di famiglia visto che ogni singolo androide è un portento sotto questo aspetto. Questa volta è qualcosa di positivo anche per noi: è l'unico che ci sta guidando verso un'uscita di emergenza, dunque è una fortuna che nessuno lo possa sentire altrimenti gli altri si sarebbero immediatamente allarmati.

«Secondo te che animale rappresenta?» mi sussurra Clara mentre fissa il robot.

«Non ne ho idea... dalle orecchie potrebbe essere una volpe, ma non ha la coda» rispondo provando ad analizzare il nostro inaspettato benefattore.

«A me ricorda tanto un vitello di acciaio» confessa concentrandosi sulle parti meccaniche che fuoriescono dai ciuffi di ferro presenti sulla sua testa.

«Come fa a ricordarti un vitello di acciaio?», chiedo perplessa «non ne hai mai visto uno».

«Ti dico che le orecchie sono assolutamente da vitello» insiste la bionda.

«Guardate che vi sento», ringhia infastidito l'ammasso di ferraglia «vi preferivo quando stavate zitte».

«L'ha presa male...», aggiunge Clara con un filo di voce «allora sono riuscita a indovinare».

Chiusa questa parentesi che ha permesso di sdrammatizzare un po' la situazione piombiamo nuovamente nel silenzio più assoluto. Il labirinto sotterraneo sembra non terminare mai e, a ogni angolo, continuano a comparire nuove strade facendolo sembrare ancora più grande. Come diavolo fa a orientarsi con così tanta facilità? Non ci sono nemmeno dei cartelli che segnalano la posizione di eventuali scale o stanze di servizio. Devono avere nella loro memoria interna l'intera mappa del locale, non possono esserci altre spiegazioni siccome altrimenti sarebbe impossibile orientarsi quaggiù. Scommetto che già durante il giorno è difficile trovare la strada giusta nei sotterranei, figuriamoci ora che è notte e che la luminosità è ancora più scarsa; per nostra fortuna è presente un lieve sprazzo di luce, in caso contrario non saremmo riuscite neanche a fare due passi senza schiantarci contro una parete.

«Ci siamo quasi» annuncia Endoscheletro riaccendendo le nostre speranze.

Raggiungiamo il fondo di un corridoio esageratamente lungo e ci ritroviamo dinanzi a una porta nera fatta di un materiale che sembrerebbe essere molto pesante. L'androide si sposta di lato e ci invita a sorpassarlo. Ci scambiamo uno sguardo colmo di diffidenza, ma alla fine Clara cede e si avvicina alla porta.

«In questa stanza sono presenti molte tubature, fate attenzione a dove camminate», avvisa il robot guardandoci con un'espressione vuota «l'uscita di emergenza è sul lato opposto, dovrete attraversare la sala per intero».

La mia amica apre a fatica la porta e la spinta viene accompagnata da un forte scricchiolio. Mi avvicino a lei e insieme, rimanendo ancora sulla soglia, guardiamo all'interno della stanza trovandoci solamente l'oscurità più totale. A differenza dei corridoi che abbiamo percorso qui dentro non è presente nemmeno uno spiraglio di luce e la cosa non mi piace affatto.

«Allora? Non volete più uscire?» domanda incrociando le braccia infastidito.

«Non vedo nessuna uscita di emergenza...» commento sforzandomi di intravedere il fondo della sala.

«Questo perché è buio», risponde con fare ovvio «ora vi conviene sbrigarvi, prima che arrivino gli altri».

«Un'uscita di emergenza dovrebbe essere segnalata», ribatte la bionda prima di fare un passo indietro «deve essere individuabile in qualsiasi situazione».

«Vi ho detto che c'è!», ringhia con rabbia «si può sapere che state aspettando?! Forza, entrate!».

«Qui dentro non c'è niente» dico con convinzione e capendo il suo inganno.

Io e Clara ci voltiamo per affrontare l'androide, ma purtroppo non facciamo in tempo ad aggiungere una parola che ci afferra prontamente per la gola e ci spinge all'interno della stanza. Il suo gesto brusco ci fa barcollare e a momenti perdere l'equilibrio, però alla fine rimaniamo in piedi. Improvvisamente noto che la sala si è fatta leggermente più luminosa e, quando capisco il motivo, mi sento quasi svenire. Ci sono ben dieci paia di pupille bianche puntate su di noi.

«Sei un bastardo!» urla Clara in preda al panico.

Dal fondo del corridoio sono apparsi pure Shadow Freddy e Shadow Bonnie che si sono subito affrettati ad affiancare il robot che ci ha appena tradite. Per tutto questo tempo quei due sono stati alle nostre spalle ed erano pronti a intervenire in caso avessimo provato a scappare, in poche parole non abbiamo mai avuto una via di fuga sin dall'inizio. Non potevamo andarcene in nessun modo dato che eravamo costantemente sotto il loro occhio vigile e attento.

«Non sai quanto» risponde tranquillamente Endoscheletro prima di sbattere con forza la porta e bloccandoci all'interno.

Il cuore minaccia di frantumarmi le costole da un momento all'altro e, ora che la porta è chiusa, siamo completamente avvolte dall'oscurità. Visto che prima ho contato dieci androidi significa che Balloon Boy e Puppet devono essere assenti, quindi avranno rinunciato a darci la caccia. In ogni caso, quando mi volto per affrontare quei demoni di metallo, non riesco più a vedere nessuna delle loro pupille. La cosa mi fa precipitare in un baratro di puro terrore dato che ora non posso più individuare le loro posizioni. Per me e Clara è arrivata la fine dato che non riesco più a immaginare una vittoria per noi.

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Fine del capitolo!
Spero vi sia piaciuto :)
Mai fidarsi di un ammasso di ferraglia, soprattutto se senziente e pericoloso, che possa servire a tutti di lezione. Stiamo per arrivare alla fine del terzo arco narrativo, direi che era anche ora visto il tempo che ci è voluto per arrivare fino a qui.
Avviso subito che la parte successiva del racconto, che unirà i vecchi capitoli 15 e 16, riporterà fatti molto diversi, quindi preparatevi a una conclusione inaspettata ;)
Si può ancora considerare inaspettata ora che l'ho anticipata? Me lo direte voi una volta letto.
Detto questo vi saluto!
Al prossimo capitolo 👋
Ciaooo 🎶

Five Nights at Freddy's - La SagaWhere stories live. Discover now