22.Il Passato Che Ritorna.

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Napoli, 25 aprile 2023.

Due anni di te. Due anni che la mia vita ha ripreso ad essere come tale. Due anni della mia splendida figlia. Due anni di Futura.

Una festicciola intima solo io, lei, il comandante Massimo e la direttrice Paola, Filippo e Naditza. Quanto vorrei che ci fossi pure tu Ninù. Vorrei farti vedere come sta crescendo nostra figlia.

"Tanti auguri a te, tanti auguri Futura, tanti auguri a te!" - canticchiano in coro per felicitarti.

Io ti tengo stretta a me, di fronte alla torta, per aiutarti a spegnere le candeline. Sei così paffuta e con un visino tanto dolce e quando ti volti verso di me per sorridermi e battere le tue manine mi fai sentire un uomo realizzato.

Ma quell'attimo di felicità è stato rovinato al tuo giorno che fortunatamente non ricorderai mai, perché i bambini ricordano tutto dopo i tre anni. È stato rovinato da tua nonna, ovvero mia madre che ha tentato di portarti via riuscendoci, come, non lo so tutt'oggi. Fatto sta che io per riaverti ho ucciso una persona, di nuovo. Il brutto è che io lo volevo, io volevo uccidere davvero mio fratello Ezio, messosi in mezzo per difendere nostra madre.

"Sei impazzita mà? Cone ti sei permessa a portarti via mia figlia?"

"È mia nipote e tu non me la facevi vedere."

"E tu saresti sua nonna? Le insegnerai a spacciare?" le mie urla si fecero sempre più forti tanto da far attirare l'attenzione di mio fratello.

Ezio ci raggiunge in salone stando sull'attenti.

"Io le insegnerò a essere una Di Salvo, visto che le hai cambiato cognome e le hai messo quello di Nina."

"Io non voglio che sia una Di Salvo! Lo capisci o no che mi fa schifo sta famiglia? Sto cognome!" - ho urlato ancor di più in dialetto, liberando tutto quello che avevo trattenuto per troppo tempo.

Allora Ezio si è avvicinato a me cominciando a rimproverarmi.

"Carmine, tu la devi finire di sporcare sto cognome. Mi so' stancato di spiegarti sempre che tutto questo un giorno lo rimpiangerai. Hai detto che ti facciamo schifo? Allora vattene."- mi ha spinto - "Vattene, piecoro!" - ha urlato pure lui facendo poi piangere la bambina nel passeggino comprato da mia madre per lei.

"Rivoglio prima mia figlia."

"Ma vattene va."aggiunse mia madre con aria sarcastica e poi scoppiare in una risata.

Una risata che mi ha fatto sentire stupido, impotente e senza forze. I Di Salvo, gente che non mi apparteneva davvero e che per tanti anni ho pensato di essere meglio di loro, adesso hanno mia figlia e mi sento inutile. Non sapevo come reagire, come rispondere.

"Te ne devi andare, merda!" ha continuato Ezio.

All'improvviso ho riacquistato potere e d'istinto gli ho dato un pugno. Lui ha fatto lo stesso con me ma non ho lasciato perdere. Ho cacciato la pistola che avevo con me nascosta, con l'intenzione di impaurirlo ma non l'avrei usata... se solo non mi avesse provocato.

"Che vuoi fare, mi vuoi uccidere? Allora fallo, così ti renderai conto che sei come noi." - ha cominciato a dire.

"Stammi a sentire a me, la bambina era meglio se moriva con Nina. Ti avrebbe reso la vita più facile. "- ha continuato.

"E poi io a Nina non la sopportavo. È venuta a casa nostra e senza neanche conoscerci ci ha comandato già da subito. Meglio che è morta sta zoccola!" -ha concluso.

Non ce l'ho fatta, non lo sopportavo più. Ho premuto il grilletto inaspettatamente e non mi stavo nemmeno rendendo conto di quello che stavo facendo. Ho realizzato solo quando mia madre ha cacciato un urlo disperato, avvicinandosi a Ezio, disteso per terra in una pozza di sangue per avergli sparato al petto.

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