54.Siamo Davvero Pronti A Questo?

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È ancora molto presto e io voglio riposarmi.
Martina non riesce a prendere sonno e vederla pensierosa mi invoglia a parlarle. È accanto a me ed entrambe siamo sdraiate nel mio letto. Mio padre invece proprio adesso si è svegliato per andare al lavoro e non ha ancora idea che noi siamo qui.

"Che c'è?"

"Niente, Futura è che sto pensando a Peppe. Questa situazione me lo ha fatto ricordare."

"In che senso lo stai pensando?" le chiedo.

Si gira da un lato per parlarmi meglio.

"Lui aveva qualcosa in programma da fare e voleva il mio aiuto ancora una volta, ti ricordi? Ho paura che possa combinare qualcosa di brutto."

"Non è più un tuo problema. Può fare ciò che vuole."

"Non mi preoccupo per lui, ma per le persone a cui farà del male."

"Sicuramente avrà già trovato qualcun altro da far fare il lavoro sporco al posto suo, lui è troppo fifone per farlo non ha abbastanza cazzimma."

Non mi risponde e si sdraia di nuovo rimettendosi a pensare. È troppo buona. Continua a preoccuparsi di cose che ormai non le appartengono ed è ostinata a volerle risolvere comunque, perché aiutare le persone è una cosa che le riesce più bene e per me è una cosa che adoro di più del suo carattere.

"Mio padre si è alzato, riesco a sentire il rumore della dispensa che si apre. Vado a dirgli che siamo qui."

Mi alzo dal letto e lo raggiungo in cucina. Appena si accorge che sono in casa inarca le sopracciglia inaspettatamente.

"E tu che ci fai qua? Pensavo stessi a casa di Martina."

"Cambio di programma, aveva dimenticato le chiavi di casa e la madre non rispondeva al telefono."

"Siete tornate a piedi?"

"No, ci ha accompagnato quel mio amico...Ciro."

"Puoi smetterla di dire amico, lo so che state insieme."

Annuisco spostando il capo leggermente verso l'alto. Senza più niente da dirci decido di ritornare in camera.

"Bella di papà che c'è? C'hai una faccia strana... mica mi devi qualcosa?" aggrotta le sopracciglia preoccupandosi.

Ha capito che nascondo qualcosa anche perché non faccio che pensare ad altro e penso che forse dovrei dirglielo ma non ci riesco. Scuoto leggermente la testa e gli sorrido rassicurandolo.

Ritorno in camera sospirando, e mi siedo sul letto accanto a Martina. Lei mi ha detto che non è il caso di parlare con Francesco ma io invece credo che devo farlo e devo togliermi un peso. In questo momento vorrei solo piangere e non smettere più. Ho tantissime domande ma solo una mi perseguita: Perché l'ha fatto?

Martina mi ha spiegato che Ciro è arrivato in tempo altrimenti lui si sarebbe preso la mia verginità senza pudore. Quella stessa verginità per la quale ho acconsentito di farla prendere a Ciro e mi sarebbe anche piaciuto perché lo volevo davvero. Ma adesso, che mi sento l'anima macchiata da quello che credevo mio grandissimo amico, quella sensazione reciproca sembra essere svanita. Non voglio più che nessuno mi tocchi e mi sento sciocca se penso che ieri stavo per farlo per la prima volta dentro al bagno di un bar.

"Tutto bene?" mi chiede Martina.

"Sto ancora pensando a ieri."

"Lo so è frustrante..."

"Lo è di più se non ti ricordi niente perché ti hanno drogata. Non riesco ancora a capire perché l'ha fatto." mi mantengo il capo con una mano e il braccio appoggiato al ginocchio.

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