56.Qualcosa Sta Cambiando.

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Pov's Futura.
Sono rimasta a pranzare da Ciro, poi nel pomeriggio mi ha riaccompagnato a casa. Le parole di Carmela mi hanno aiutato molto ma ancora non sono pronta a parlare con mio padre. Carmela ha ragione io non devo fidarmi di nessuno, però che diamine, una persona è capace di arrivare a scendere così in basso pur di ottenere ciò che vuole? Mi fa rabbia e vorrei pensare ad altro o almeno resettare la serata di ieri così tutto questo trambusto ce lo saremmo risparmiati tutti. Mi ha fatto bene stare da Ciro, perché mi ha aiutato a distarmi ma ora che sono sola mi viene da piangere. Non è successo niente in quel bagno e la mia verginità è ancora in me, però mi sento sporca; lui si è permesso di rendersi padrone del mio corpo e non pensare al fatto che oltre quell'ammasso di carne, c'è una persona che ha dei sentimenti.

Martina anche ha ragione, perché mio padre capirebbe e senza dubbi mi aiuterebbe ad affrontare la cosa, ma dentro di me devo ancora accettarlo, devo ancora realizzare il tutto, poi allora glielo dirò come è giusto che sia.

Tutte queste susseguirsi di emozioni mi stressano. Desidero soltanto che questa sia la solita domenica noiosa che precede il lunedì, l'inizio di una nuova settimana. A pensare che domani devo rivederlo in classe mi angoscia e mi irrita allo stesso tempo. Non voglio vederlo, non voglio sentirlo, non voglio che mi guardi, non voglio che mi parli, non voglio averlo sotto ai miei occhi; voglio soltanto chiudermi in casa a piangere e tenermi stretta a Ciro. Vorrei parlare di come mi sento a Paola e vorrei parlare male di Francesco a Martina perché so che tutti loro mi asseconderebbero.

Mi metto comoda sul divano e guardo la televisione. La stanchezza comincia a farsi sentire, ma non penso di dormire quindi mi sdraio soltanto per un po' per riposare gli occhi. Mi rendo conto solo poche ore più tardi, verso sera, sentendo mio padre ritornare a casa e lasciarmi poi un tenero bacio sulla fronte, che mi sono addormentata. Il bacio mi provoca un leggero sussulto ma mi ricompongo quando vedo che si tratta di lui.

"Scusa, stavi dormendo."

Mi alzo dal divano ancora insonnolita e mi metto la mano sulla fronte perché ho dei leggeri giramenti di testa.

"Comunque domani non voglio andare a scuola, per te va bene?" gli chiedo, perché ormai ho deciso di restare a casa per non incrociare lo sguardo del mio violentatore.

"Ma ti senti poco bene? Se stai male ne possiamo parlare, di qualsiasi cosa."

Gli accenno un sorriso, apprezzo tanto la sua dolcezza ma io non mi sento pronta.

"Sto bene, è che non voglio andare."

"Va bene allora puoi restare a casa, dai. Ma non prendere il vizio."

Scuoto la testa lentamente poi mi avvicino per abbracciarlo. Mi stringe forte a lui e io non voglio staccarmi. I miei occhi si riempiono di lacrime, capisco che sto per piangere ma mi trattengo. Rompe l'abbraccio e mi guarda. Aggrotta le sopracciglia vedendomi addolorata.

"Scusa non è niente." lo rassicuro.

"È successo qualcosa ieri sera?" mi ha chiesto subito dopo.

Lo guardo e capisco che forse, per farmi  una domanda così diretta, sa la verità. Ma non ne sono certa, dunque continuo a negare tutto.

"No, niente che deve succedere?" ridacchio per aggiustare la situazione.

Si rassegna subito e si convince che non sia successo niente come gli ho detto.

Va in cucina a preparare la cena e come nostro solito, io intanto apparecchio. Ceniamo poi mi vado a fare una doccia per scacciare via i pensieri brutti. Mi metto a letto poi, penso a tutta questa situazione. Mi fa male, mi distrugge dentro e vorrei non pensarci più. Ci sono molte cose da risolvere ancora eppure io non ho le forze per affrontare niente. Vorrei solo mettermi a letto, prendere sonno e al mattino capire che tutto questo è stato solo un brutto sogno e che il peggio è passato, ma questa non è la realtà. La realtà è molto peggio.

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