70.Un Incubo Che Si Ripete.

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Siamo in ospedale, di nuovo, per Ciro. Non ho sue notizie. Nessuno ci dice niente e sto impazzendo. Voglio sapere chi è stato a sparare e perché volevano sparare me. Abbiamo avvisato Carmela e ho voluto avvisare anche mio padre che sarei tornata a casa tardi per ciò che è successo. Appena gli ho raccontato l'accaduto è corso da me. Mi ha detto che una volta è successo anche a lui e quindi sa come ci si sente e voleva starmi vicino in un momento tanto difficile.

Carmela se ne sta seduta in disparte, con la testa calata e senza fiatare. Sta piangendo da ore e non la smette. La capisco. Prima l'incendio in cui Ciro si è ritrovato vittima e ora la sparatoria.

Martina mi sta accanto e mi tiene la mano. Sono arrabbiata e allo stesso tempo frustrata, addolorata e distrutta. Sono passate ore e ancora non sappiamo niente. Io intanto penso a chi possa essere stato a sparare.

"Chi può essere stato?" chiedo aiuto a Martina, ma lei sembra impegnata a pensare già a qualcosa, dunque non mi risponde.

"Martì..."

"Eh? Che c'è?" la distraggo dai suoi pensieri.

"Hai idea su chi possa essere stato?"

Sembra che voglia dire qualcosa.

"Ho visto che il ragazzo che ha sparato ha un tatuaggio sulla mano. Lo stesso tatuaggio che ha Peppe."

Aggrotto le sopracciglia. Sta per caso insinuando del suo ex?

"Peppe non può averlo fatto. Poi non è l'unico ad avere un tatuaggio sulla mano."

"Futura, ne sono convinta. E può averlo fatto, non ricordi che voleva che lo aiutassi in qualcosa?"

"Sì, ma potrebbe stare ancora nascosto da qualche parte. Paola ancora non ha notizie sue."

"Dovresti chiamarla e vedere se sa qualcosa su di lui."

"Dopo la chiamo, ma qualcosa non mi è chiaro. Io non gli ho mai fatto niente, ora perché vuole vedermi morta?"

"Non lo so, ma quando stavamo insieme mi parlava sempre di un certo uomo che lo chiamava a fare qualche lavoretto. Mi ha anche detto il nome, ma non me lo ricordo. Può darsi che c'entri lui."

"Ma dove siamo arrivati? Addirittura persino un uomo che non conosco vuole vedermi morta..."

Sospiro profondamente. Mio padre ha ragione nel dirmi che non appartengo alla categoria dei mafiosi, non appartengo neanche un po' a loro. Ma sono ancora convinta di volere il cognome Di Salvo, per dimostrare a tutti che non c'è bisogno di etichettare e che io non sono una brutta persona per averlo.

"Scusami Martì, ma per caso si chiamava Salvatore Cirillo?" si intromette mio padre.

Martina ci pensa prima di rispondere, poi annuisce. Non ho mai sentito parlare di quest'uomo.

"Lo sapevo, è n'omm e nient! Quello è un altro che ce l'ha con i Di Salvo."

"Ma perché ce l'hanno tutti con noi?" chiedo borbottando.

Mio padre smette di rispondere e ritorna nei suoi pensieri. Mi chiedo a cosa stia pensando riguardo questo signore che non vuole farmi sapere.

D'improvviso vediamo arrivare Edoardo Conte, il papà di Ciro. Subito si avvicina a Carmela e le chiede spiegazioni. Poi guarda minaccioso mio padre.

"È tutta colpa vostra!" si rivolge a lui urlando, ma mio padre rimane in silenzio cercando di mantenere la calma.

"Calmati, Eduà." gli dice Carmela, tenendogli stretto il braccio.

"Se 'mo mio figlio muore è tutta colpa vostra e di tua figlia! Nun putev murì ess?" mi indica,crucciandomi con gli occhi e causarmi timore.

Quando mio padre gli sente dire queste cose su di me si alza di sbotto.

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