44.L'Amore Che Ricevi.

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Per tutta la strada di ritorno verso casa, non ho smesso di pensare un secondo a Ciro e a me stessa. A come tempo fa mi sono promessa di non lasciarmi coinvolgere da nessun ragazzo, tanto meno diverso da me. Ciro invece è arrivato all'improvviso rivelandosi simile a me, ma adesso tutta questa somiglianza non la vedo. Provo solo rabbia in questo momento ma soltanto con me stessa. Ho sbagliato sin dall'inizio con lui, dovevo dargli poca importanza perché una parte di me sapeva che un futuro con lui non sarebbe stato possibile, non per la mia famiglia, a loro non ho pensato, ma ho pensato a me. Ho pensato ai miei obiettivi che a causa sua non ho realizzato. Cosa succede adesso? Non lo vedrò più?  Lui ci tiene a me? Mi sta solo usando?

Sono queste le domande che mi pongo insistentemente e non riesco a pensare ad altro. Come posso pensare ad altro? Ciro prima vuole stare con me, poi dice che non si sente adatto a me, poi ci baciamo nel magazzino di un carcere minorile, poi mi scrive una poesia, poi mi ospita a casa sua perché dice che non può vedermi triste. Mi ha fatto credere di essere speciale, di essere una che conta nella sua vita. Me lo ha fatto capire con tanti gesti e poi è stato capace di buttarmi a terra con un singolo gesto.

Pov's Ciro.
Finalmente esco a permesso e posso andare da mia madre. Non mi è stato possibile vederla subito perché non ho ottenuto un permesso, neanche un'eccezione. Questo perché ho tirato un pugno ad una guardia per avermi mandato in cella senza mangiare dopo che lui ha fatto una battuta  di troppo su mia madre.

"Conte, forza andiamo che c'è tuo padre che ti è venuto a prendere."

"Ma che stai dicendo? No io resto qua allora." esito ad uscire dal portone dell'IPM.

Se c'è mio padre allora preferisco restare qui. Non voglio vederlo e non voglio parlarci.

"E dai forza cammina, non dire fesserie."

Mi faccio coraggio per non comportarmi troppo da bambino infantile e il comandante mi accompagna fino all'uscita. Mio padre mi sta aspettando già incazzato con una sigaretta in mano mezza finita. Appena mi vede uscire saluta il comandante con la mano e poi si avvicina a me.

"Mi raccomando Eduà..." dice per ultimo il comandante.

"Ma non vi preoccupate, voi mi conoscete." gli sorride per rassicurarlo.

Il Comandante Massimo non sembra essere sicuro ma deve comunque lasciarmi andare con lui.

"Allora Cirù tutto apposto?" mi chiede.

Mi limito nel rispondere perché non ho e non voglio dirgli niente. Preferisco arrivare subito all'ospedale e vedere mia madre, la persona che mi importa di più adesso.

Saliamo in auto e per tutto il tempo non ho fiatato, al contrario mio padre ha parlato di nuovo della mia situazione.

"Gli avvocati mi hanno detto che tu non corri più nessun rischio, altri cinque mesi e puoi uscire. Però devi fare il bravo... ho saputo che hai dato un pugno a una guardia. Per 'na strunzata!"

"Non è 'na strunzata. Ha detto una cosa molto brutta su mamma. Ma a te nun te ne fotte proprio."

"Ciro cala il tono hai capito? A me di tua madre importa altrimenti mo non starei qua!"

"Tu stai qua perché non puoi stare con 'chella pereta!" alzo il tono e comincio ad arrabbiarmi.

Accosta, perché chiaramente fa fatica a parlarmi mentre guida. Mi guarda infuriato con lo sguardo fisso su di me.

"Questo tuo comportamento non mi piace. Mi meriterei rispetto datosi che ti sto aiutando ad uscire da là dentro. Hai capito? E mo 'basta. Non alzo le mani perché stiamo andando da tua madre." scende dall'auto perché siamo arrivati.

Lui entra io invece faccio prima una telefonata.

"Oh frà, me ne serve un po'. Incontriamoci."

Ho bisogno di staccare un po'. È vero mi sono promesso mesi fa che avrei smesso ma ogni volta che rivedo mio padre combatto con me stesso. La voglio prendere. Voglio distrarmi. Non voglio pensare. Non voglio sentire. Non voglio sentire dolore. Solo per oggi, poi domani basta. Voglio stare bene e starò bene.

Queste sono le cose che dicevo e che mi ritrovo a promettere tutt'ora. Ne ero dipendente mesi fa perché volevo smettere di provare dolore ogni volta che qualcosa andava male con mio padre e con mia madre. Non riuscivo a smettere e mi promettevo che il giorno dopo lo avrei fatto. Tutto in nove mesi. Poi quando sono entrato all'IPM ho smesso. Cioè sentivo comunque il bisogno di continuare, ma quel giorno ho conosciuto Futura. Quindi ho smesso, perché pensare a lei non mi faceva star male.

Adesso non riesco a pensare a lei. Sta diventando di nuovo tutto troppo pesante e sento la necessità di una sniffata, almeno. Mia madre sta male, Futura non la sento da molto e ora il litigio con mio padre su delle cose che non ho fatto , ma che mi fanno comunque sentire in colpa.

Lo spacciatore arriva e mi lascia dieci grammi di cocaina. Gli pago venti euro, poi va subito via. Io entro in ospedale e vado in bagno a drogarmi.
Ne prendo un po', poi arrivo nella stanza di mia madre. Vedo mio padre parlare con i dottori. Sicuramente non gli interessa niente ma deve fingersi interessato. Sono certo che preferirebbe vederla morire.

Vedo venirlo poi verso di me e mi parla di come sta e di cosa le è successo.

"Il dottore ha detto che ha esagerato con le medicine che doveva prendere. Le hanno fatto certi esami ma ora sta bene."

Mi limito ad annuire perché ho capito poco e niente. Gli effetti della coca stanno iniziando a scatenarsi. La voce di mio padre non mi sembra più un un peso. A malapena riesco a sentirlo. Proprio come volevo.

Rimango per un po' vicino al letto d'ospedale di mia madre. Perché ha preso una dose sbagliata? Non l'ha mai fatto.

"Ma che ti sei drogato?" mi sussurra mio padre.

Scuoto la testa velocemente.

"Invece sì, 'strunz!" mi da una sberla dietro la testa.

"Solo un po', niente di che." mi giustifico.

Non avendo più niente da dirmi, esce un attimo dalla stanza poi ritorna subito. Si è già stancato di stare qua che già vuole andare via. Non gli importa niente di mia madre.

"Se te ne vuoi andare, vattene." gli dico.

Si guarda intorno per assicurarsi che nessuno mi abbia sentito.

"La vuoi finire? Zitto che poi la gente si pensa che non mi importa niente di lei."

"Ma è così."

"Nun 'ncia faccio cchiù con te!" sospira.

Rimango in silenzio e rivolgo lo sguardo su mia madre. Lui si avvicina e fa lo stesso. Poi improvvisamente vedo arrivare Futura. Mi precipito subito a baciarla.

Come mi è mancata, come è bella. Ma cosa ci fa qua? È meglio che non sta qua, deve stare lontana da mio padre. Non voglio le succeda qualcosa.

Si avvicina a noi e vuole che gliela presenti. Faccio in fretta a dire il suo nome perché voglio un attimo stare da solo con lei.

Pov's Edoardo.
Futura? Non mi è assolutamente nuovo. Solo i piecori possono chiamare le proprie figlie con dei nomi così di merda. Lei è Futura di Salvo, la figlia di Carmine me lo sento tanto. Non deve stare con mio figlio, lei è nata colta non sa cos'è la miseria come lo sa mio figlio. Sono troppo diversi e non voglio far soffrire mio figlio quando lei lo lascerà per un uomo altolocato della sua stessa specie.

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17|01|2023
lasciate una stellina per il prossimo capitolo.⭐️

Futura Di Salvo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora