82.O' Core Nun Tene Padrone.

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Sono passate altre settimane e io e la mia famiglia ci troviamo ancora a Napoli. Ho avuto l'occasione di parlare con mia cugina Anna dopo tantissimi anni e dirle di nostra nonna non è stata per niente facile. È arrabbiata con tutti, persino con noi che facciamo il nostro lavoro mettendoci tutto l'impegno possibile.

Io e Antonio ci siamo presi una pausa, ho deciso che sia giusto così perché mi stava solo distraendo e adesso non posso permettermelo. Devo pensare a pieno a questo caso, del quale da giorni non troviamo più indizi. Io e Ciro ci stiamo stressando così tanto che abbiamo richiesto un ulteriore rinforzo da un altro agente; Nicola da Aversa, un giovane ragazzo che sta facendo tirocinio.

Tutti e tre passiamo giornate intere in caserma molto stancanti ma lo stesso non riusciamo a trovare niente.

"Futura, resti tu qua? Io e Nicola andiamo a prendere il caffè." mi chiede Ciro.

Annuisco.

Ciro e Nicola lasciano l'ufficio e raggiungono il corridoio per prendere il caffè per tutti e tre.

Continuo a lavorare e poi d'un tratto si fa vivo il comandante.

"Allora, come prosegue?" mi chiede.

"Ancora niente." gli rispondo, ma continuo a prestare attenzione a dei fascicoli.

"Mi dispiace per tua nonna te l'ho già detto?"

"Sì, è stato molto scioccante..."

"Beh però doveva aspettarselo... intendo per lo stile di vita che faceva."

Ciò che dice cattura la mia attenzione, alzo immediatamente il capo verso di lui e lo guardo in faccia, ma non dico niente. Osservo per qualche secondo le sue mosse. Ha in mano una tazza di caffè, ne fa un sorso e poi la poggia sulla scrivania.

"Cosa intendi?"

"Faber est suae quisque fortunae." dice con un sorrisino sul volto, fa l'occhiolino per poi andarsene via.

Resto con lo sguardo fisso a guardare il vuoto, stando in soprappensiero. Una chiamata mi porta alla realtà. È Ciro.

"Futura, ci hanno chiamato dall'ospedale. Hanno trovato delle impronte insolite sul braccio di tua nonna."

Osservo la tazza di caffè che il comandante ha lasciato qui e subito capisco cosa fare.

"Okay, si sa già di chi sono?"

"No, le stanno analizzando ora."

"Va bene, devo fare una cosa adesso. Tornate subito qua che vi devo parlare."

Può sembrare strano. Può essere che mi sbaglio, può darsi che io stia delirando. Ma ho questa sensazione che sia il comandante l'assassino. C'è solo un modo per scoprirlo. Prendo un guanto dal cassetto della mia scrivania, una busta per metterci la tazza di caffè dentro e poi portarla immediatamente a farla analizzare per vedere se le impronte combaciano con quelle che mia nonna ha sul braccio.

Attraverso il corridoio della caserma, vedo Ciro e Nicola venire verso di me ma io non ho tempo per spiegargli cosa sta succedendo.

"Seguitemi." dico solamente.

Si guardano confusi ma fanno come gli dico.

Saliamo nella mia auto e solo allora ho l'opportunità di spiegargli i miei collegamenti con l'assassino e il comandante.

"Questo è assurdo, il comandante non può essere l'assassino!" dice Nicola.

"Ciro, tu cosa ne pensi? Tu mi credi?" chiedo poi il parere di Ciro perché sono sicura che mi creda.

Futura Di Salvo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora