DEREK

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Io non ti capisco, sei troppo complicato da capire.

Nessuno era in grado di farlo.
Ero l'emblema per eccellenza.
Nessuno si è mai sforzato di farlo, nessuno l'ha mai desiderato veramente, ed io non ne ho mai fatto una colpa, lo capivo da solo quanto fosse difficile. Forse nemmeno io sono in grado di capirmi.
Osservavo il mare e la luna che si specchiava su di esso, chiusi gli occhi inebriandomi del rumore delle onde, del profumo, della loro forma. Della sua presenza.
La mano era ancora addolorata, vi spuntò un livido bello grande.
Avresti dovuto colpire più forte, Derek.
L'avrei dovuto fare, si.
Se lo meritava.
Se lo meritava, Derek.
E improvvisamente ripensai a lei.
Non fa altro che tirare fuori la parte peggiore di te.
È così. Ci riesce alla grande.
Si appropria della tua mente, la abita come se fosse casa sua.
È vero, lo fa.
Tu la odi.
Io la odio.

Il telefono cominciò a squillare, era Aaron.

"Ehi amico, non è che potresti venire a casa? Ho bisogno di aiuto per una cosa"
"Cinque minuti e sono lì"
E ora cosa diamine era successo?
Mi fiondai immediatamente a casa.
"Che è succes..." non terminai la frase "Ma che roba è?" lo fissai esterrefatto con gli occhi spalancati.
Sperai non fosse quello il motivo della chiamata.
"Una jacuzzi a forma di panda" sorrise come un ebete coricandosi all'interno di essa.
Orribile è l'unico aggettivo con cui riuscii a descriverla. Non sembrava nemmeno un panda, ricordava vagamente uno struzzo con l'ictus.

"Per quale cazzo di motivo l'hai comprata?" credevo di aver visto il peggio di Aaron ma ogni volta si superava.
"A che cosa servono le jacuzzi?" chiese con tono saccente.
Grazie al cazzo era una domanda retorica.
"Non hai intenzione di lasciarla qui in mezzo al salotto vero?" domandai osservando confuso l'oggetto.
"Ed è proprio per questo che ti ho chiamato, devi aiutarmi a portarla in terrazza"
Che per la precisione era collegata al salotto.
"Fammi capire, questa roba ti è arrivata nel bel mezzo della notte?" lui annuì con la testa.

"Che razza di corrieri spediscono alle quattro di notte!?"
Ero sempre più confuso.
"Quelli in nero"
Lo guardai e non dissi nulla. Non si meritava le mie parole tantomeno la mia attenzione.
"Ha pure i led!" mi voltai celere verso di lui.
"Aaron, ti sta per arrivare un pugno dritto in faccia, smettila di fare il demente" asserii prima di prendere una lattina di coca dal frigo per poi berla tutta d'un colpo.
"Almeno aiutami a trascinarla fuori" incrociò le mani tra di loro portandole verso il mento.
Rimasi fermo pensandoci su.
"Se ti aiuto a portare quello sgorbio fuori mi prometti di non rompermi più il cazzo almeno per il resto della mattinata?"
"Giurin giurello"

Iniziai a spingere la vasca da un lato con Aaron che si e no avrà collaborato con due dita, la spostai fuori.

"Grazie sei un vero amico" mi diede una pacca sulla spalla sotto il mio sguardo leggermente contrariato.
Mi chiedevo perché quel ragazzo fosse importante per me.
Me lo domandavo ogni singolo istante della mia vita, perché più lo guardavo e più mi sembrava impossibile.

Perché è sempre stato al tuo fianco.

Avevo bisogno di scaricare la tensione accumulata durante la serata, così ne approfittai per andare a correre, avrei potuto vedere l'alba. A breve ci sarebbe stata la gara e la ragazzina ed io non riuscivamo a trovare un punto di incontro, eppure era l'unica scelta, dovevo vincere a tutti i costi.

Devi, Derek.

Corsi fino alla spiaggia, mi sarei potuto allenare per un'oretta circa in modo tale da migliorare la mia resistenza.
Non appena arrivai vidi Trevor.

"Guarda un po' chi si rivede...Derek T"

"Chiudi la bocca! Credevo ci fossimo capiti io e te" mi avvicinai pericolosamente al suo viso, ero più alto di lui e questo mi permetteva di sovrastarlo.
Vedere la sua faccia mandava in alterazione i nervi del corpo, avrei voluto prenderlo a calci.

No che non avresti voluto.

"Io per te non esisto, ti è chiaro o devo farti un disegnino?" il mio sguardo si fece più scontroso, non avevo intenzione di ripetermi due volte.
Se ne andò senza proferire parola con un ghigno stampato sul viso.

La giornata era partita male e non aveva intenzione di cambiare piega. Se solo non fossi andato in quella maledetta discoteca, non sarebbe successo nulla di tutto ciò.

Se non fossi andato chissà dove sarebbe ora la ragazzina e con chi.

Non so che diavolo mi fosse preso, non me ne importava nulla di lei, non la sopportavo nemmeno.
Presi la tavola da surf e cavalcai le onde, quel giorno erano più basse del solito e la cosa non andava affatto bene.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora