LYDIA

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"Perché te ne devi andare?"
Guardai mio papà indossare la giacca pesante, quella che usava per andare in posti freddi.

"Devo andare alla ricerca delle cose perdute, amore mio, papà ti ama più della sua stessa vita e tornerà appena avrà ritrovato il suo tesoro nascosto, te l'ho prometto" si inginocchiò posandomi un leggero bacio sulla guancia, mentre con la mano mi scostò i capelli dal viso.

"Ma tu mi mancherai tanto papà, come farò senza di te?" una lacrima silenziosa prese a scorrere lungo il suo viso.
Le sue mani grandi si collocarono sulle mie guance.

"Anche tu mi mancherai tanto figlia mia, ma ogni volta, ogni istante, ogni attimo in cui sentirai la mia mancanza, tu guarda le stelle, guardale tutte, io ti vedrò in esse e ti porterò nel cuore".

Mi abbracciò un'ultima volta, con le sue braccia possenti e muscolose, prima di privarmi del suo tocco paterno. Quel tocco che non avrei sentito per molto altro tempo.

"Ti amo" salutò la mamma e scomparve dietro la porta.
Cominciai a piangere.

"Amore mio, papà tornerà presto" la mamma corse ad abbracciarmi, mi strinse forte mentre i suoi occhi si fecero rossi.

Socchiusi le palpebre a causa della troppa luce che inondava la stanza.
Solo dopo mi accorsi di essere appoggiata su un addome vigoroso.

"Buongiorno" la sua voce roca e il timbro basso mi riportarono alla realtà.

Alzai il mento facendo scontrare i nostri occhi.
Verdi come lo smeraldo, dove ogni volta mi ci perdevo.

Con una mano mi spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Il suo tocco fu delicato e a contatto con la mia pelle provocò una leggere scossa.
La mia mano era ancora posata sul suo addome nudo, appena me ne resi conto la tolsi all'istante.

"Scusa" mi ricomposi mettendomi leggermente seduta.

Lui si voltò verso di me inarcando la bocca all'insù.

"Mi piaceva la tua mano lì sopra" commentò sfiorando il dorso di essa con il mignolo.

Avvertii un brivido.

"Il fatto che che tu sia qui non implica anche che io dimentichi come ti sei comportato" lui sospirò.

"Vestiti" si alzò dal letto dirigendosi verso l'altra parte della stanza per recuperare la maglia.

"Perché dovrei?" sapevo non avrebbe risposto alla mia domanda, infatti così è stato.

"Te lo dirò, ma ora vestiti e prendi tutta la tua roba perché non torneremo più qui" affermò sistemandosi il ciuffo.

Per quanto volessi odiarlo non ci riuscivo.
Preparai la valigia in fretta e furia mentre lui se ne stava seduto sul bordo del letto a fissarmi.

"La smetti di guardarmi il culo?" lo canzonai lasciandogli il caricabatterie del telefono addosso.
Lui fece una smorfia di dolore.

"Ma che problemi hai? Se ti pieghi a novanta davanti a me mi risulta difficile non volerti sbattere contro quel muro" esclamò lui toccandosi il punto in cui l'oggetto l'aveva colpito.

Rimasi sconcertata dalla sua esclamazione.

"Puoi smetterla di essere così diretto?"
Mi metteva a disagio, e non poco.

Sogghignò.

"Cos'è? Ti imbarazza? Eppure quella che ieri mi implorava di continuare eri tu" estrasse dalla valigia il mio reggiseno in pizzo e lo rigirò tra le mani.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Where stories live. Discover now