LYDIA

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Tutto sembrò collegarsi.

William amava alla follia il mare, diceva che quando era triste il mare era capace di attenuare quel dolore.
Ha sempre avuto un ossessione per i biscotti con le gocce di cioccolato.

Le parole di Blake mi rimbombarono in testa. Ero così ingenua da non essere riuscita a capire nulla. Vi erano un'infinità di indizi, eppure non ero stata in grado di decifrarli.
Ed io ero fermamente convinta di esser riuscita a conoscerlo... almeno un po'.
Quando è nervoso passa le mani tra i capelli, come se lo rilassasse, non vi è giorno in cui non va al mare, a confidarsi con lui, le sue sigarette preferite sono le Marlboro gold, quando ride o è nervoso sulla guancia sinistra compare una graziosa fossetta, si gratta la nuca quando è in imbarazzo e picchietta con le dita sulla gamba quando è ansioso.

Non riuscivo a credere che la persona davanti a me, fosse il fratello della mia migliore amica. Di Blake.
Lo stesso che finì in riformatorio all'età di otto anni dopo aver mandato in ospedale il padre.
Era come se d'un tratto sapessi tutto di lui ma non per merito suo.

Per quanto il mondo fosse grande, sembrava girare sempre intorno allo stesso punto.

"Mi dispiace..." fu l'unica cosa che riuscì a dire mentre nervoso prese a rigirare l'anello tra le dita con estrema abilità.
Sentii il cuore sgretolarsi in mille pezzettini. Più di quanto non lo fosse già.

"Tu lo sapevi, hai sempre saputo che Sharon fosse la mia migliore amica, ne eri a conoscenza..." la cosa non lo smosse di un centimetro. Non rimase scioccato.

Mi aveva presa in giro, per tutto questo tempo, es io come una stupida mi sono lasciata abbindolare.
Si avvicinò a me portandomi ad indietreggiare di conseguenza.
L'ultima cosa che volevo erano le sue mani sopra il mio corpo.

"No che non lo sapevo. Ne sono venuto a conoscenza un mese fa quando entrando in camera di Sharon vidi una vostra foto. Non pensare che la cosa non mi abbia sconvolto, ho passato un mese intero a tormentarmi su quale fosse la cosa giusta da fare" cercò il mio sguardo che prontamente gli negai.

Un mese.

"Perché non me l'hai detto? Con quale coraggio riuscivi a guardarmi in faccia sapendo la verità?" le lacrime presero a scorrere più violente, più rapide, ormai non avevo più paura di mostrarmi debole, non sarei riuscita a trattenere ciò che provavo.

"Non sapevo come dirtelo. Ero confuso".

"Sharon lo sa?"

Scosse la testa.

Passai le mani tra i capelli con fare nervoso.
Che senso aveva innamorarsi se poi tutto quello si sarebbe concluso nei peggiori dei finali? Stetti ferma a guardalo nella sua interezza, soffermandomi sugli occhi arrossati che mi scrutavano attentamente, le spalle ferme e possenti ed il ciuffo che ricadeva leggero sulla fronte.

"Credo che sia giunta l'ora che tu esca definitivamente dalla mia vita, William" mi asciugai debolmente le lacrime con la felpa, e dopo aver preso il giusto coraggio mi allontanai, ignara che da quel momento non avrei più avuto niente a che fare con lui. Non avrei toccato più la sua pelle, né mi sarei persa dentro al verde dei suoi occhi.

Se pensavo di aver provato il massimo della sofferenza, quello non fu per niente paragonabile a ciò che sentivo in quel momento. Sarebbe toccato ad ognuno di noi, soffrire, era la legge della vita, nessuno sarebbe stato escluso, neanche l'anima più pura.

Cheryl posò una mano sulla mia spalla nell'intento di fermarmi.
La abbracciai liberando il mio corpo da tutte le lacrime di cui disponevo.

Perché l'amore faceva così male? Se lo avessi saputo mi sarei tirata indietro fin dall'inizio, avrei evitato di ritrovarmi in quella situazione.

"Sfogati, piangi fino a quando non ti sentirai più leggera" prese ad accarezzarmi dolcemente i capelli con fare materno, l'unica persona che non mi inflisse mai dolore e che nonostante tutto rimase al mio fianco.

"Andiamo a casa, ti prego. Ho solo bisogno di stendermi" avvertii le gambe cedermi, faticavo a stare in piedi e Cheryl dovette aiutarmi sorreggendomi da un braccio. La testa era nel caos più totale, troppe emozioni che si mescolavano tra loro.

Arrivata mi distesi sul divano e Ryl prontamente mi portò un'aspirina per il mal di testa che mi affrettai a bere.

"Non mi fido più di nessuno..." i mie occhi si persero in un punto sconosciuto della stanza "...tradiscono tutti la mia fiducia, come se non valesse nulla per loro" la mia voce era priva di alterazioni, come se non fossi più in grado di sentire ciò che veramente provavo in quell'istante.

"Sei per pochi, Lydia. Sei troppo buona e questo molto spesso ti si ritorce contro, le persone se ne approfittano" con il pollice mi asciugò una lacrima, poi si distese affianco a me portando un braccio intorno alla mia vita.

"Sai, quando ti ho conosciuta non avrei mai pensato di arrivare fino a qui, tu ed io sempre unite contro ogni cosa.
Eppure mi hai stravolto la vita, come un uragano in tempesta, ma l'hai stravolta in meglio. Hai spazzato via le cose brutte portando solo quelle belle, mi hai dato forza quando più ne avevo bisogno, mi hai sgridato quando stavo per commettere delle cazzate enormi" accennò ad un sorriso "Sei stata speranza quando il mio mondo andava letteralmente a rotoli ed io non potrò mai ringraziarti abbastanza per avermi concesso ciò che sei e ciò che sarai" mi commossi nell'udire le sue parole.
Chi l'avrebbe mai detto?

"Sei l'unica gioia in mezzo a tutto questo strazio" le schioccai un bacio fioco sulla fronte.

Trascorse una settimana dove non ebbi notizie di Derek, né di dove fosse né cosa stesse facendo. Non mi cercò, non fece assolutamente nulla per venirmi incontro, come se non gliene fosse mai importato nulla.

La cosa che più mi tormentava era aver raccontato ogni singola cosa di me e Derek a Sharon, compresi i dettagli. Una volta che sarebbe venuta a conoscenza di ciò non so come sarei riuscita a guardarla in faccia senza morire dall'imbarazzo.

Non ero arrabbiata con lui, per quanto mi sforzassi non riuscivo ad esserlo, ma il fatto che me l'avesse tenuto nascosto mi diede fastidio. Molto.
Non sarebbe cambiato nulla da parte mia, tantomeno ciò che provavo per lui, aldilà di chi fosse.

Quel giorno decisi di parlare con Aaron, volevo capire se anche lui fosse a conoscenza di ciò.

Ci incontrammo in una spiaggia diversa rispetto alla solita, volevo essere sicura di non incontrare Derek.

"Ero a conoscenza del suo passato ma non avevo la minima idea che Sharon fosse la tua migliore amica, sono ancora scioccato, credimi" con un sorso mandò giù il distillato.
Sembrò essere sincero.

"Non credi di essere stata troppo dura con lui? Infondo quando vi siete conosciuti era all'oscuro di tutto. Avrà sbagliato a non dirti la verità ma se mi fossi trovato nella sua posizione avrei fatto lo stesso" si sistemò il ciuffo con le mani mentre io affondai nella più totale confusione.

Forse aveva ragione, non gli diedi nemmeno l'opportunità di spiegare ma il fatto che non si fosse fatto vivo in quella settimana dava solo conferme a ciò che pensavo.

"Ricordi quella leggenda che ti ho raccontato? Quella dell'albero trasformatosi in un uomo?" Aaron si alzò in piedi "Magari quella sarà in grado di darti qualche spunto".

Yohiro decise di aprirsi completamente. Le rivelò il suo amore, ma anche il suo passato.
Sakura, che ricambiava i sentimenti di Yohiro, rimase scioccata dalla sua storia e per un po' si allontanò da lui, e fu lì che Yohiro tornò ad essere un albero. Un giorno Sakura gli si avvicinò, lo abbracciò e gli disse che si sentiva esattamente come lui; i due si fusero e l'albero riuscì finalmente a fiorire.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt