LYDIA

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Il cuore tremava al rimbombo di quelle parole.

Va a casa Lydia. Inventati una cazzo di scusa e vattene.

Non mi sforzai nemmeno di capirlo, detti priorità a me stessa.

Era uno stronzo ed io non lo sopportavo.
Dal nostro primo incontro non ha fatto altro che prendersi beffa di me, ripetutamente, come se non fossi dotata di un cuore.
Gli ho affidato me stessa e lui mi ha gettata nella fossa da cui non riuscivo più ad uscire.

Quel bacio non significava nulla per lui, aveva solo paura che quell'uomo ci sentisse. L'ha fatto per zittirmi.

"Ti va di parlarne?" Cheryl si era fiondata a casa mia quando le scrissi di non stare bene.

"È un bastardo ed io continuo a giustificarlo come se niente fosse, quando invece dovrei solo mandarlo a quel paese" mi coprii la faccia con il cuscino.

"Allora perché continui a dargli corda? Non ti è bastato il fatto che se ne sia andato più volte dopo averti scopata?".

Mi aveva solo...scopata?
Mi tolse il cuscino dal viso.

"Lo odio" affermai rivolgendo gli occhi verso il soffitto.
Lo odiavo per come mi faceva sentire.
Lo odiavo perché era perennemente tra i miei pensieri.
Se non l'unico pensiero.
Lo odiavo per molti motivi. Infiniti.

"No che non lo odi, Lydia" mi rivolse uno sguardo sincero.

"Tu hai perso la ragione per lui"
A primo impatto le sue parole mi risultarono assurde.
Ma poi, pensandoci bene, le farfalle le sentivo. Mi mangiavano lo stomaco a morsi svolazzando tra le pareti.
L'ansia di stargli accanto.
La paura che gli potesse succedere qualcosa.
Le paranoie che mi facevo di non essere abbastanza.
I brividi che mi provocava.
Il cuore che si fermava ogni volta che mi stava intorno, che mi sfiorava, che mi toccava.
I suoi occhi verdi in cui mi ci perdevo innumerevoli volte.
I suoi tatuaggi.
Il corpo autorevole, vigoroso.
Gli anelli che a contatto con la pelle provocavano in me sensazioni mai provate prima.
Così come la sua voce flebile sussurrata al mio orecchio.
I suoi sospiri.
I suoi baci.
Il terrore che non ricambiasse ciò che provavo io.

Io provavo qualcosa. Qualcosa di forte. Lo sentivo dentro di me, che camminava facendosi spazio per giungere fino al cuore. L'ha martellato fino a quando non è riuscito a sfondare le sue pareti e ad insinuarsi al suo interno. Lo stava comandando, aveva le redini del mio cuore ed io ero il suo cavallo.

"Lui abita in te" Cheryl posò una mano all'altezza del cuore "Ha costruito il suo nido nel tuo animo, e tu, un innocente uccellino, ti sei adagiata su di esso, senza pensarci due volte. Perché questo nido ti sembrava il più bello mai visto prima, un covo sicuro da ciò che ti spaventava. Ti sei fatta trarre in inganno, come una ragno ti ha attirata nella sua tela, e tu, ormai priva di ragione, ti sei fatta guidare dal cuore" mi accarezzò delicatamente il viso.

"E il ragno è buono o cattivo?" domandai.

"Il ragno secondo alcuni è simbolo del male, e le sue trappole andavano a ricadere sulle persone fragili, quelle ingannevoli, secondo altri invece, è simbolo di duro lavoro, e la sua ragnatela viene paragonata alla complessità della vita e all'intrecciarsi delle varie vie del destino. E se il tuo cuore ti ha guidata da lui, vorrà dire che infondo non è poi così malvagio come si pensi, ma devi essere coraggiosa per addentrarti nella sua tela"

Avrei dovuto essere intrepida e affrontare quel destino. Quella vita complessa che tanto teneva nascosta. Ma io cavallo, potevo solo galoppare, gli ostacoli non erano per me, ero troppo fragile per poterli saltare.

"Ogni volta che succede qualcosa tra di noi, lui scompare, come se niente fosse, non vuole parlare e tantomeno darmi spiegazioni, si limita solo a comandarmi" mi alzai dal letto per aprire la finestra.
L'aria mi colpì il viso, chiusi gli occhi inalandone il più possibile.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Where stories live. Discover now