AARON

673 13 0
                                    

Canzone capitolo-Someone to stay

Lydia era abbastanza intelligente da capire quale fosse la cosa giusta da fare, doveva solo guardarsi dentro.

Tornai a casa subito dopo per accettarmi che Derek stesse bene, negli ultimi giorni era assente, come se il corpo fosse vivo ma la mente no. Se solo gli altri fossero riusciti a comprenderlo.
A non giudicare chi all'apparenza può sembrare cattivo. Lui aveva il mondo dentro di sé, il mare, le montagne, il cielo.
Custodiva tutto con cura, la stessa cura che ci metteva nel far stare bene le persone.

Chiusi la porta alle mie spalle buttando la chiave sul bancone della cucina, mi guardai intorno per capire se fosse a casa, ma non vidi nessuno.

Poi sentii qualcosa.

Un qualcosa che mai avrei voluto sentire.
Il suo pianto che riecheggiava malinconico nella stanza.

Era la prima volta che piangeva dopo anni.
Era un pianto struggente, uno di quelli che ti fa venire le pelle d'oca. Quei pianti che ti prosciugano l'anima, che ti esauriscono le lacrime.
Quei pianti che fai quando tieni dentro troppe cose per troppo tempo credendo sia la scelta migliore da fare.
Sentivo le sue urla soffocate spingere contro il cuscino.
Decise, potenti.

Stringevo gli occhi ad ogni lamento, cercando di trattenere le lacrime che fecero fatica a stare su.
Vederlo soffrire era la cosa peggiore che potesse esserci, era una sensazione che non avrei mai voluto provare in vita mia.

È stata l'unica persona a stare al mio fianco in tutti questi anni quando non c'era nessuno a farlo, lui era lì, era pronto a darmi tutto ciò di cui avevo bisogno ed era esattamente ciò che faceva, mi donava il suo cuore per poter rimarginare il mio, mi donava il suo tempo, le sue parole, anche quando non parlava.

Mi abbondai sofferente alla porta trascinando il mio corpo su di essa fino a toccare il pavimento.

"Ci sono io con te, piccolo guerriero" feci scorrere la mano lungo lo stipite in legno mentre i suoi lamenti non facevano altro che aumentare.

Andò avanti per un po' e poi, il silenzio.
Si era addormentato.
Scostai lentamente la porta per accertarmi che fosse così e mi avvicinai al suo corpo disteso. Il suo viso era distrutto.
Rigato dalle lacrime.
Il dolore che sentii vedendolo in quelle condizioni fu indescrivibile. Mi appesantì il cuore.
Lo accarezzai debolmente con il dorso della mano, non si sarebbe svegliato, aveva consumato troppe energie che doveva recuperare.

"Come stai? Sai, è strano vederti in questo stato, non ci sono abituato e non ho idea di come comportarmi.
Vorrei dirti tante cose, cose che finora ho trovato futili da dire, che poi tanto futili non erano.
Sei sempre stato un fratello per me, colui che non ho mai avuto, sei stato in grado di darmi tutto in questi anni, l'hai fatto a modo tuo.
Sei stato roccia anche quando non volevi far altro che piangere, cercavi di sfogarti o di guardare il mare, ed io me ne accorgevo sempre, sentivo che qualcosa non andava, ero capace di percepire il tuo cuore farsi più pesante, di cogliere ogni tuo stato d'animo, riconoscere ogni tua debolezza, anche quelle più intime.
Tu volevi i tuoi spazi, desideravi soffrire in silenzio senza nessuno che ti disturbasse.
Volevi infliggere la tua sofferenza a te stesso senza addossarlo agli altri. Malgrado ciò, oggi non ce l'hai fatta, sei crollato, me lo sarei aspettato prima o poi, ma io sono qui per prendermi parte del tuo dolore.
Io sarò sempre qui, con la mano protesa verso di te, una mano che non cesserà mai di esistere, ogni volta che ne avrai bisogno, e tu potrai afferrarla, ma dovrai farlo quando ti sentirai cadere nel vuoto, perché sarà allora che non ci sarà più nulla da fare.
Quindi ti supplico, afferra quella dannata mano".

Il viso stanco di chi ha appena avuto una tromba d'aria dentro di sé. Lo accarezzai l'ultima volta prima di abbandonare la stanza ormai colma di sofferenza.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Where stories live. Discover now