DEREK

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Canzone capitolo-In the Stars, Benson Boone

Quel pomeriggio avrei dovuto avere la visita con il Dottor Shepherd. Finalmente avrei scoperto la verità, anche se in fondo già la sapevo.

In quei due mesi scrissi molto, riempii le intere pagine e le inviai al Dottore in modo che le potesse visionare.
Sapevo a cosa andavo incontro ma ero pronto.
La ragazzina se ne sarebbe andata, era tutto previsto.

Entrai nel suo ufficio.

"Derek. È tanto che non ci vediamo. Prego accomodati" feci come mi disse e mi sedetti sul divanetto al centro della stanza.

"Ora voglio che ti concentri e che guardi dritto sul muro, ti proietterò tutto ciò che hai scritto all'interno del tuo quaderno"

Non riuscii a comprendere perché dovesse farlo. Sapevo benissimo ciò che avevo scritto, non era necessario che me lo facesse vedere.

Mi limitai ad acconsentire.

Sul muro della stanza comparvero le pagine del mio quaderno, distribuite in ordine di data.

"Guarda attentamente le pagine, rileggile, assimilale e dopo dimmi cosa noti" si accomodò sulla poltrona aprendo tra le mani un giornale.

Lo guardai stranito, non capivo se fosse serio o mi stesse prendendo per il culo.

"Leggi, Derek"

Feci un sospiro seccato e cominciai a leggere ogni singola pagina, cercando di intuire cosa volesse che notassi il Dottor Shepherd, perché l'unica cosa che notavo io era la conferma a tutti i miei dubbi.
Avevo disturbi della personalità, comportamentali, non riuscivo a dare una spiegazione a ciò che dicevo e a ciò che facevo.
Era tutto un punto di domanda.
Era questa la verità.
Ero bipolare.

Perché sei bipolare, prima ti comporti in un modo e dopo nemmeno due secondi sei totalmente un'altra persona.

Persino la ragazzina l'aveva notato.
Era capace di notare ogni cosa se ti trattava di me.
Lo vedo che stai male.
È una vita intera che sto male.
Allontanala da te, la faresti solo soffrire.
Ed era quello che avrei fatto.
Lei non significa nulla per te, è il tuo disturbo a fartelo credere.
Era colpa sua.
Non sei una brava persona, non vai bene per lei, Derek.
No, non lo ero.
Ha sofferto per te.
Si è vero.
La renderai debole se starai al suo fianco, ha bisogno di un uomo forte, non di uno malato.
Non sarei mai stato in grado di darle ciò che meritava.
Vi odiate, è sempre stato così, accettalo.
Dal primo giorno.

Ripresi a leggere le ultime pagine.

"Ed ora?" chiesi voltandomi verso l'uomo.

"Ora voglio sapere cosa hai notato"
Niente, non ho notato niente.

"Che sono bipolare, come ho già ribadito e continuo a fare dall'inizio" affermai ovvio incrociando le braccia tra di loro.

"Non ti sto chiedendo di dirmi cos'hai, Derek, ma cosa noti all'interno delle righe, c'è un filo conduttore che lega ciò che hai scritto, ed è evidente, dimmi di cosa si tratta" ripose il giornale sul comodino posto affianco a lui, incrociò le gambe portando lo sguardo sul muro.

Più mi concentravo e più mi sembrava di impazzire.
Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando e questo non faceva altro che destabilizzarmi.

"Senta, fa prima a dirmelo lei, glielo ho già detto, non noto niente di particolare a parte i miei ovvi disturbi".
Mi stavo irritando e non poco.
Scrocchiai le mani e poi il collo.

"Questo è un sintomo. Il fatto che tu non riesca a notarlo quando è pressoché evidente"

Di che diamine stava parlando?
È un sintomo del bipolarismo, non notare ciò che si fa.

until the last breath-fino all'ultimo respiro Where stories live. Discover now