Finto-Vampiro

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Già, dove eravamo?

«Non ne ho idea» risposi con sincerità «Ma credo che troveremo riparo e vestiti nuovi in questo posto»

«E a che mi serviranno se ogni notte mi trasformerò?»

«Non ne ho idea» mi strinsi nelle spalle, trattenendomi dal dirgli che se i vestiti non gli servivano era meglio che girasse nudo «Ma a me serviranno per non far pensare a male di me ogni volta che passo. Guardami, ti sembro civile?».

Lui mi studiò socchiudendo un occhio. Si mise una mano sotto il mento e l'altra in tasca, poi il suo petto iniziò ad andare su e giù con rapidità, mentre lui serrava le labbra. Stava per mettersi a ridere.

Strinsi un pugno.

Lui scoppiò in una sonora risata

«No» ululò «No, non mi sembri affatto... pff... ahaha... civile!».

Stranamente non decisi di fargli del male. Aveva ragione, a voglia se aveva ragione a ridere! Dovevo avere un aspetto spaventoso. Ero due volte più larga di una qualunque umana, più alta, indossavo vestiti che non solo mi stavano larghi, ma erano anche laceri, come se un granchio gigante li avesse sfilacciati con le chele.

September smise di guardarmi per smettere anche di ridere, sebbene ancora aleggiasse un vago sorriso sulla sua faccina paffuta.

Io percepii qualcosa muoversi in direzione di me. Era qualcosa di grosso. Qualcosa che non era umano. O forse che semplicemente non aveva le caratteristiche di tutti gli altri umani.

Mi voltai di scatto. Ero stanca, ma non avevo paura. Né pensavo tantomeno che esisteva in quelle terre qualcuno in grado di attaccarmi e farmi del male, non a mani nude.

September mi guardò perplesso

«Senti qualcosa?».

Gli feci segno di tacere portandomi l'indice alle labbra. Osservai a terra delinearsi sotto il sole cocente un'ombra di qualcuno che stava per svoltare l'angolo. Serrai i pugni e lo attesi, pronto ad ucciderlo se fosse stato necessario farlo.

Vidi un piede enorme, calzante uno stivaletto basso di pelle nero, poggiarsi sullo sterrato e sollevare minuscole particelle di polvere, seguito da una caviglia coperta dal jeans pesante, economico.

Mi chiesi come fosse possibile che non avessi percepito la presenza di quell'essere prima di adesso, aveva una stazza enorme.

Finalmente svoltò l'angolo.

Era un uomo, con tutta probabilità. Aveva lineamenti che non mi erano per nulla familiari, nessun bestione gorilla che avessi mai visto aveva una faccia del genere. Era biondo innanzitutto, poi portava i capelli un po' lunghi, che ricadevano dietro la testa con un ordine preciso. Il naso era dritto e regolare, ma voluminoso, le labbra sottili non erano mosse da alcuna forma di emozione. Gli occhi del grosso uomo erano nocciola, proporzionati al resto del volto. Non aveva la barba e questo faceva sembrare il suo nasone ancora più grosso, il tratto dominante della sua faccia.

September lo guardò allibito

«Paul Hersen!» esclamò, scattando in avanti.

L' omone ridacchiò e la sua risata risuonò così profonda che credevo la terra tremasse. Era stata probabilmente la paura a farmelo credere una specie di gigante, in realtà questo tale Paul Hersen non era più alto di me, ma di sicuro era ben piantato. Doveva pesare almeno un centinaio di chili e dal giubbotto senza maniche sbucavano un paio di braccia muscolose e sode.

«Chi sei? Cosa sei?» Gli chiesi, anch'io curiosa di capirci di più.

Lui mi guardò socchiudendo gli occhi

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