Massacro di plenilunio

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Un mese esatto era passato dal mio primo incontro con September Aster.

Guardai verso l'alto, respirando pesantemente. La luna piena era lì, come inchiodata nel cielo: un disco bianco latte, tondo e perfetto.

Ho modo di pensare che il modo di vedere la luna di quelli come me sia del tutto diverso da quello degli esseri umani.

Per noi la luna, soprattutto quando è piena, assume sfumature particolari... come un madreperlaceo cerchio dai bordi di borotalco sparso, stava lì, occhio solitario nel cielo nero, regina su tutto, sulle nuvole e sulle stelle. Ecco cos'era, un occhio bianco che si affaccia da un altro mondo, quello dei grandi corpi celesti, per spiare un po' della nostra vita tumultuosa da mortali.

Era lei che attirava a se ogni cosa che si increspa, l'acqua del mare, il sangue nelle mie vene, la terra stessa sussultava impercettibilmente.

Mi smuoveva il sangue come nessun'altra cosa, dandomi l'impressione di ribollire dall'interno. Era come se la pelliccia venisse fuori da sola, come se i denti sgusciassero dalle gengive per mostrarsi senza alcuna forzatura da parte mia. Non avevo mai avuto tanta capacità di sentire ciò che mi accadeva attorno. Non avevo mai ricordato cosa succedeva quando mi trasformavo, di solito era come perdere la memoria. Ma stavolta c'era qualcosa di diverso ed io non capivo che cos'era.

La bestia che era in me risalì galoppando veloce fino a squarciarmi l'anima per prendere il controllo di me.

Sentivo ancora accanto a me September, percependo chiaramente l'odore del suo velo di sudore dovuto al timore. Dilatando i polmoni fino allo spasmo cercai di far entrare in me più informazioni possibili.

Anche il mio stesso odore stava mutando, lentamente, ma con regolare crescendo si faceva più animale.

Sentii September che sussultava accanto a me

«Va tutto bene, va tutto bene...» mormorava, di continuo, come se volesse tranquillizzare me e non sé stesso.

Sentivo l'elettricità scorrere dentro il mio corpo. Non potevo scegliere questa mutazione: era come un temporale, la potevi prevedere, certo, ma non la potevi fermare. E per di più era come un temporale in arrivo dopo un lungo periodo di siccità: non solo non poteva essere fermato, ma non volevi fermarlo.

Bellissimo.

Solo speravo di non fare del male a September... Speravo di non perdere immediatamente il controllo.

Sapevo che essere degli ibridi, delle passerelle viventi fra due mondi, aveva i suoi vantaggi, ma che aveva anche dei lati negativi che ci facevano apparire raccapriccianti. Poi udii uno scricchiolare cupo e una fornace di lamenti.

Non riuscii a voltarmi, presa dalla luna e da qualcosa di simile ad una paralisi, ma capii che September era a terra, sofferente.

Con la coda dell'occhio vidi la sua piccola mano artigliare il terreno e sanguinare.

Ringhiai, mi piegai in avanti. La pelle mi pizzicava di continuo, segno che la pelliccia stava emergendo. La mascella mi si irrigidì quando ormai i denti erano del tutto fuori. E finalmente riuscii a muovermi, ma un dolore cupo e pulsante mi tratteneva. Avevo la coda, gli artigli, i muscoli erano pieni e fibrosi, potenti, attraversati da scariche elettriche interne.

Mi mossi con circospezione...

Il mio cuore, pulsando con una forza dolorosa, mi stava raccontando qualcosa che la mente non recepiva del tutto.

Mi voltai. September tremava violentemente e indietreggiava, urlando come se fosse ferito. Io mi avvicinai a lui. Vederlo sofferente mi stimolava l'appetito.

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