A caccia per vivere

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Attenzione: in questo capitolo sono presenti scene di violenza e morte con i cani. Furiadoro è un mostro e così come uccide gli umani fa anche con i cani abbandonati. Se la violenza sui cani (abbandonati) è per voi un tema troppo sensibile, vi consigliamo vivamente di saltare il capitolo (o almeno la seconda parte, in cui va a caccia). Ovviamente, da bravi cinofili, non condividiamo le idee della protagonista del libro riguardo ai cani, che sono le creature più perfette e meravigliose del mondo animale.

Grazie per l'attenzione.

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Tre giorni.

Furono tre giorni di delirio per me e per Cuscino. Per me perché stavo letteralmente impazzendo per la paura di perderlo per sempre, per lui a causa della febbre. Per i lupi, prendere la febbre è diverso che per gli umani, loro non possono sudare, non possono espellere calore attraverso la pelle.

Aveva contratto l'infezione. Anzi, le infezioni. Una gli avvelenava il sangue, l'altra si traduceva in una specie di polverina bianca intorno allo squarcio purulento. L'odore non era affatto buono, ma mi era rifiutata di allontanarmi per più di una decina di secondi dal suo corpo. Per il momento abitavamo tutti a casa di September, una condizione che avrei trovato meravigliosa se non avessi saputo che la causa di tutto questo era la malattia di Cuscino.

Eravamo in sei sotto un tetto: io, Cuscino, Blacky, Il dottore, September, il nostro maggiordomo Michele. Ora che ci penso, l'unica femmina ero io. Al tempo non lo trovai strano, e anche riflettendoci adesso... non mi pare affatto strano. Diciamo che li ho sempre considerati il mio piccolo harem. Di cui usufruire quando ne avevo voglia, anche se praticamente li sfruttavo tutti come maggiordomi. Non avevo mai provato ad accoppiarmi con qualcuno di loro.

Erano i miei amici o perlomeno credevo che lo sarebbero stati fino a primavera, quando magari ci avrei fatto un pensierino.

Mi stavano sempre così vicini, mi sostenevano. Perché avrebbero dovuto farlo, se non mi volevano bene? Sarebbe stato bellissimo, se non fosse stato per colpa della malattia di Cuscino. Blacky, in particolare, era il licantropo più gentile che avessi mai incontrato. Beh, in realtà era il primo con cui avevo avuto occasione di confrontarmi pacificamente. Chissà, magari avrei scoperto che erano tutti così, se non li avessi fatti fuori o se non avessero cercato di farlo loro.

Lui era sempre disponibile. Per tutto. Solo che non aveva il senso dell'umorismo. Non lo avevo mai sentito ridere. E lo stesso valeva per il dottore, mai una sola risata, anche se quest'ultimo era invece capacissimo di battute pungenti da fare sbellicare un cretino.

Mi chiesi come mai Blacky e il dottore Staretti vivessero insieme. Non erano molto diversi, è vero, entrambi erano due uomini gentili e tanto timidi da non ridere in pubblico, ma mi sarebbe piaciuto sapere come si erano incontrati. Dove, come, perché avevano deciso di stare insieme. Non per criticarli, ma per saper come potesse formarsi un duo tanto perfetto. Al confronto della loro capacità di collaborazione, della loro affinità, della loro amicizia, mi parve che io e September fossimo uniti soltanto da una specie di possessività. Può darsi anche che mi sbagliassi, ma invidiavo quei momenti in cui vedevo il dottore e Blacky sedersi di fronte alla casa, sul gradino, e parlare sottovoce di cose, di segreti, che io e Set probabilmente non avremmo mai avuto. E allora appoggiavo la testa sul petto di Cuscino, coricato insieme a me sul divano letto aperto, e gli raccontavo storie che mi sembravano inventate di sana pianta da me medesima, ma che, alla fine, mi lasciavano sempre la sensazione di essere vecchie leggende che mi erano state raccontate da grandi saggi.

E allora iniziavo a pensare a tutt'altre cose. Mi confessarono, il terzo giorno, che mentre pensavo parlavo ad alta voce, senza accorgermene, di cose come "lupi d'argento in boschi d'inchiostro e pelli d'uomini dentro i lupi".

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