Sharazad

162 23 14
                                    

«Ma certo, fa pure come vuoi» e così dicendo intinse un batuffolo di cotone nell'alcool, quel liquido rosa che conservava nella bottiglia di plastica

«Ero una dei giovani candidati per... per il progetto segreto First Blood, un'operazione militare di cui non vi dirò i dettagli. So che non dovrei, dopo tutto quello che quei bastardi mi hanno fatto, ma rimarrò fedele alla mia patria»

«Oh, una soldatessa, quindi?»

«Si, sono stata addestrata per combattere e uccidere. All'inizio non sapevo con chi avrei dovuto misurarmi. Erano passati due anni dalla mia entrata nell'accademia. Mi sentivo appagata dal mio lavoro, all'inizio era soltanto lavoretti di ordinaria vigilanza, ero una specie di guardia del corpo. Poi arrivarono gli uomini della...».

Si bloccò quando vide che September le reggeva il braccio con una mano e con l'altra disinfettava la ferita. Il maghetto le sorrise

«So che fa male ...»

«Non è quello» disse lei

«Allora perché ti sei fermata?»

«N... non mi sono fermata. Dicevo, mi reclutarono per il progetto First Blood. All'inizio sembrava una specie di sezione antiterroristica, ci veniva chiesto di disinnescare alcune bombe, di viaggiare verso l'est europeo per consegnare lettere o carichi di armi ai nostri alleati. Mi era abbastanza chiaro quale fosse il nostro nemico o il presunto tale. Fecero degli esperimenti sul mio corpo. Mi dissero che ero... che ero idonea. Che avevo qualcosa che non aveva nessun altro soldato. Non capivo di cosa si trattasse, ma sapevo che era quella la causa per cui mi fecero sospendere la mia attività di... fattorino in zona di guerra. Poi venne il giorno che mi rinchiusero in isolamento. Non avevo fatto nulla di male, da quanto ne sapevo, ma non mi ribellai. All'inizio. Poi iniziarono a fare esperimenti sempre più... spinti sul mio corpo. Dicevano che non ero normale. Non ero normale. Non era colpa loro se non ero normale, dicevano. Era colpa di qualcos'altro. Un gene. Iniziarono ad avere paura di me. Mi fecero fare alcuni esercizi, semplici cose come sollevare pesi o correre. Io avevo sempre fatto le cose che mostrai loro, ma loro ebbero paura. E all'improvviso iniziai ad averne anch'io. Nessun altro, tranne me, riusciva a correre per tutte quelle miglia senza stancarsi. Nessuno riusciva a battermi a braccio di ferro, neppure il tenente... il tenente... insomma, l'uomo più forte della nostra brigata. Tuttavia mi ero sempre considerata normale. Avevo sempre fatto cose del genere, solo che ora avevo capito che...»

«Tu eri diversa, vero?» domandò September, in tono gentile, delicato come una carezza «Non devi avere paura di te stessa, mai, per nessun motivo»

«Tu non lo sa quello che io sono in grado di fare» ribatté lei, con altrettanto gentile perplessità «Io posso...»

«So cosa sei in grado di fare. Forse ti sopravvaluto, perfino» September sorrise e iniziò ad arrotolare intorno al suo busto la benda di lino, dividendola con cura in due propaggini che faceva aderire strette alla canottiera «Ho visto di peggio»

«Sicuro?»

«Sicuro» rispose September, con l'aria di chi era proprio come lui aveva detto.

Sicuro.

La donna sogghignò

«Arrivò una notte che li uccisi tutti» disse, a bassa voce. Voleva impressionarci, voleva farci tanta paura da allontanarci, ma dubitavo che ce l'avrebbe fatta. Non poteva aver fatto qualcosa di peggiore di quello che avevo fatto io.

«Era una notte d'estate, caldissima. E quella notte li uccisi tutti. Sento ancora il sapore della loro carne e le loro ossa che si rompono sotto i miei denti» e come se volesse farci vedere le sue armi, sorrise «Fu incredibilmente piacevole, in quel momento. Ricordo come avevo iniziato ad odiare la mia prigionia, ad odiare tutti loro. Ricordo che spezzai per prima la spina dorsale del capitano. Sento ancora il sapore... il sapore del suo sangue».

Urban LegendsWhere stories live. Discover now