Conversazione con la Mater Inferorum

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Fuori da quel buio avevamo un aspetto terrificante: lui, pallido come un cadavere, scarmigliato e tremante, sembrava un zombie pronto a schizzar fuori di cervello, se mi perdonate la battuta, mentre io avevo i vestiti zuppi di sangue al punto tale che sembrava ci avessi fatto il bagno dentro.

Iniziai a ridere. September mi guardò sconcertato, con gli occhi di chi sia aspetta di venire pugnalato alle spalle. Non so come feci, forse ero davvero brava a leggere le espressioni, o forse il suo cervello si era legato con qualche relazione insana al mio, ma mi parve di capire che temesse che fossi la vampira e che mi stessi ritrasformando nella mia forma originaria per dissanguarlo.

Sarà follia, ma questo pensiero mi suscitò un moto di ilarità ancora più forte. La mia risata da supercattivo sembrava essersi ulteriormente evoluta: ora era proprio un ululato ringhioso.

September mi guardava con gli occhi sgranati, le sopracciglia sollevate così tanto che erano scomparse, inghiottite sotto la frangetta arruffata color fuoco. Poi il suo colorito si ravvivò gradualmente, sulla sua pelle sottile e bianca comparve un lieve alone rosato, dolce e vivo. Il tremito cessò.

Anche lui iniziò a ridere, ed era un suono molto più piacevole il suo, un suono gioioso. La sua risata era un distillato di vita. Smisi bruscamente di sghignazzare e mi sedetti per terra, raccogliendo le gambe accanto al corpo, poggiai il mento sulle mani e le mani sulle ginocchia, rimasi immobile, per ascoltare quel suono.

September mi guardò come se fossi un pagliaccio

«Ma che fai?» domandò, fra uno scoppio di risa e l'altro

«Ti ascolto. Volevo solo sentire la tua voce»

«Oh, dopo oggi non smetterò un solo secondo di fartela ascoltare...»

«Perché, prima andava diversamente?»

«Oh, no, probabilmente no... ti, ti racconterò una storia»

«Adesso è notte» mi rialzai e gli cinsi le spalle con un braccio «Tropo tardi per le storie, non trovi piccoletto? Sai bene che chi non dorme non cresce bene» gli pettinai i capelli con una mano, appiattendo le ciocche sparate sulla nuca «Fra le altre cose, nel caso in cui tu non lo abbia notato, abbiamo perso sia Cuscino che la mostra»

«La mostra?»

«Il mostro femmina, la cosa, la tigre, come caspiterina si chiama lei» solo pensare a quell'animale mi faceva spazientire «Insomma, hai capito di chi stai parlando»

«Ti... ti sta antipatica?» ridacchiò «Vuoi dire che a te non piace?»

«La odio. Più o meno. Ma se piace a te...»

«Oddio, la odi. Ma tu lo sai che cosa ha passato?»

«Ohhh» mi portai la mano libera alla fronte, gesto tragicomico trito e ritrito «Lo ha raccontato appena è arrivata, schizzetto, certo, che storia terribile ...» riabbassai il braccio e appoggiai il polso sulla testa del mago «Senza dubbio troppo lontana dalla mia realtà, certo certo... uhh, che paura deve essere stata, la hanno ferita, oh, è scappata dai soldati...» persi il mio tono ironico «Set, è una vita ormai che mi alzo la mattina e faccio cose una dozzina di volte più pericolose, perciò consiglio il silenzio sull'argomento, okayyy?»

«Ma lei non è come te» September mi afferrò la mano e cercò di spostare il mio avambraccio da sopra la sua testa «Tu sei fatta per questa vita, sei nata per combattere, tu sei una pazza scatenata che uccide le persone. Lei no, lei, se ancora non lo hai capito, è una specie di creatura mistica, lei non è, in teoria, un'ammazza umani. Dovrebbe essere dalla nostra parte, ma è stata vittima di aggressioni ingiustificate, ed è per questo che li ha uccisi. Tu non sei mai stata vittima di aggressioni ingiustificate... l'ho capito guardandoti negli occhi» e sollevò due dita divaricate a V, puntandole verso le mie pupille «Che eri un assassina. Tu uccidi perché è nella tua natura, lo sai che non te ne faccio una colpa, ma devi capire che, in quanto essere umano, riesco a capire meglio una tigre mannara. Loro sono... più vicine a noi, per modo di pensare. Sono complesse, e si pongono certi tipi di domande che gli animali... si, perché siete degli animali come gli altri, e non è un'offesa... non si pongono»

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