Furio Dorati

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Mi svegliò una luce forte e una presenza familiare, immobile, sotto il braccio. Aprii gli occhi con cautela. Durante la notte avevo sudato così tanto che le ciocche di capelli mi si erano appiccicate alla fronte e sentivo la felpa tutta stropicciata contro la colonna vertebrale. Mi stiracchiai cautamente, sperando che non ci fosse nessuno dietro di me, poi mi rialzai a sedere.

Nella stanza regnava un palese disordine, le coperte erano appallottolate e gettate ai piedi del letto, il mantello di Vlad penzolava da un chiodo piantato male alla parete che, da quanto ricordavo, prima non c'era.

E l'oggetto inerte sotto il mio braccio era proprio il Vampiro, con il cappello sulla faccia.

Ovviamente, essendo mattina, lui andava a nanna e io mi svegliavo. Mi sentivo abbastanza lucida e piena di forze, anche se mi sarebbe stata gradita una doccia fredda veloce per rimettermi in sesto.

September non si vedeva in giro, ma chi se ne importava? Lo avrei sicuramente trovato al piano di sopra che si rimpinzava di cornetti alla crema.

Scavalcai il cadavere di Vlad, notando che i due lettini erano stati uniti, e mi diressi verso quello che mi sembrava il bagno. Incredibile, su quella nave c'era proprio qualunque cosa si potesse desiderare, anche il sapone, che profumava di fiori.

Lasciai i vestiti fuori dalla doccia e chiusi lo sportello opaco della grossa cabina per non schizzare a terra con l'acqua. Il getto era regolabile, la temperatura era regolabile, era tutto incredibilmente, esageratamente, confortevole, persino il tappetino antiscivolo aveva un'apparenza ergonomica, morbida e, incredibile a dirsi, regolabile.

Mi diedi una rapida insaponata e poi rimasi a riflettere sotto il getto freddo regolato al massimo finché non iniziai a rabbrividire e fui costretta a farlo diventare un po' più tiepido. Il mio corpo non sembrava ben adattato al gelo, o perlomeno non dimostrava con esso la resistenza che dimostrava con il calore.

Rimasi sotto la doccia per del tempo, pensando. Era strano non sentire il rumore del respiro regolare di Vlad che dormiva là fuori, ci si aspetta sempre di udire una qualche presenza quando si ha una persona che vive lì vicino.

Fra l'altro, comunque, il bagno era mezzo insonorizzato.

Qualcuno aprì la porta della stanza ed entrò cautamente. Dall'odore caratteristico del suo sudore e dalla sua sagoma, appena notabile (e strizzando gli occhi) attraverso il pannello semi opaco della cabina doccia, capii che era September.

Sghignazzò a bassa voce, come se avesse trovato qualcosa di particolarmente divertente in tutto questo, e si chinò a prendere qualcosa da terra che sostituì con un ingombrante pacco, poi si allontanò fischiettando allegro e richiuse la porta con un tonfo. Ebbi il sospetto che si fosse preso i miei vestiti.

Uscii dalla doccia, facendo sporgere solo la testa. I miei sospetti erano fondati, si era portato via la mia tuta, ma mi aveva lasciato degli altri vestiti e della biancheria intima.

Con disappunto, notai che la giacca ripiegata era assolutamente formale e la camicia, di un grigio stinto, non sembrava particolarmente comoda.

Mi asciugai rapidamente con uno degli asciugamani a mia disposizione, poi indossai quello che September aveva subdolamente sostituito al mio solito completo. Lisciai la camicia sul petto, notando quanto fosse larga ai fianchi. Forse troppo larga, mi scendeva come un tubo. Era senza dubbio abbigliamento maschile ed elegante per giunta, ma in una maniera totalmente diversa rispetto a quella di Vlad. Voglio dire, la sua giacca aderiva ai fianchi, risaltando la larghezza delle spalle e contemporaneamente dando un'idea di magrezza e tonicità fisica, mentre il grosso completo gessato che avevo addosso non era soltanto largo, ma anche fuori tempo.

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