September Aster vs Franco Staretti

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Eravamo arrivati nei pressi di un piccolo edificio in mezzo alla campagna. Lo studio veterinario era quello, dunque... curiosamente non sembrava avere niente a che vedere con quelle stanzette di città che si riconoscevano come ambienti asettici da un miglio di distanza. Questa, almeno io la vedevo così, era una piccola oasi che svettava fra i pini marittimi.

All'esterno era parcheggiata una vecchia Ford Fiesta grigia metallizzata con un sacco di graffi sulla fiancata. Graffi profondi e regolarmente distanti fra loro, come quelli lasciati da artigli. Mi avvicinai all'automobile e sfiorai con l'indice uno di quei graffi, sentendo piacevolmente i bordi sollevati della vernice scrostata e poi il vuoto sotto il polpastrello mentre lo spostavo al centro del buco. Mi chinai ad annusare quei segni, istintivamente. Erano ancora impregnati dell'odore di colui che li aveva lasciati. Era stato senza dubbio un lupo, un maschio. Ma nessun lupo poteva avere una zampa così grande da lasciare tagli così distanziati e artigli così lunghi da creare fessure tanto profonde. Ne dedussi che fosse un maschio di licantropo.

Aveva un odore più forte di quello di September quand'era trasformato, un effluvio che sapeva più di carne e d'acciaio che di muschio e d'ambra. Ma è sempre difficile identificare con precisione un odore: ognuno di essi è unico e trasmette sensazioni diverse. Questa volta, la sensazione fu quella di sapere che il licantropo che aveva graffiato l'auto era qualcuno che aveva un carattere celato, come si dice, dietro una spessa cortina d'acciaio, un fisico magro e saldo, magari la pelliccia nera. Qualcuno di particolare.

Potevo sbagliarmi in un sacco di cose, ma il naso... oh, il naso non mi aveva mai tradita.

D'improvviso sentii il battere di piedi di un uomo che faceva una corsetta leggera, un uomo che era troppo alto per essere September. Senza neppure girare la testa notai una macchia di un colore grigio-marroncino che si avvicinava rapidamente, respirando con regolarità. Riconobbi il suo odore, il suo passo, il suo modo di essere. Era un dottore, che al tempo in cui lo incontrai mi parve un'allucinazione.

Anche così, in pieno giorno, era strano. Una figura irreale, in un camice bianco sporco con i gomiti rattoppati. Come può un medico non avere abbastanza soldi da comprarsi un nuovo camice? Avevo letto abbastanza libri e guardato abbastanza televisione da sapere che il loro era un lavoro eccellentemente retribuito.

Così, in piena luce, il medico Franco si fermò dalla sua leggera corsetta e il camice svolazzante si fermò e si adagiò contro le sue gambe. Era più magro di quanto mi fosse parso la prima volta, ma comunque non emaciato. I suoi capelli di un colore polveroso erano notevolmente diversi da com'erano il giorno della festa, non più spettinati, ma con una frangia molto simile a quella di Set, solo un po' meno scompigliata, che gli cadeva sulla fronte. Non so spiegare perché, ma nella mia mente questo è l'aspetto che dovrebbe avere uno scienziato.

Lui sollevò una mano in segno di saluto, sorridendomi. Mi accorsi che le sue mani erano molto grosse, le sue dita forti, le unghie spesse e anche quelle di un colore polveroso. Mi chiesi, e mi chiedo tutt'ora, se quel colore sia naturale oppure se sia solo un velo di sporco. Tutta la sua pelle è diversa da quella di un essere umano normale. La prima volta mi parve più vellutata e fredda, come roccia. Avrei voluto toccarlo per scoprire se davvero fosse fredda.

September parve avere la mia stessa idea, perché si avvicinò al dottore e gli tese una mano

«Buongiorno, dottor Staretti» gli disse, in tono amabile

«Buongiorno» rispose lui, continuando a sorridere.

Notai che aveva qualcosa di vagamente simile al dottor Barren, credo fossero le rughe sotto gli occhi. Il suo sguardo era gentile. Aveva una cicatrice molto vistosa sulla mano che stava stringendo a September, che sembrava una specie di vena in rilievo:pareva che un coltello, o magari un bisturi vista la sua professione, gli fosse strisciato contro il dorso della mano ledendo i muscoli con una certa profondità dal polso fino all'inizio del dito medio.

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