Cannibale

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Sentii un urlo provenire dalla cucina, un grido di pura sorpresa e terrore. perché era terrorizzato da pezzi di umano morto? Lentamente, entrai in cucina.

September mi guardò con occhi pieni di risentimento e ribrezzo, schifato

«Cos'è? Cos'è? COS'É?» gridò, indicando il frigorifero aperto alle sue spalle

«Carne» risposi, in un sibilo quasi muto

«Carne di cosa?»
«Umana»

«perché? perché è nel mio frigo? SPIEGAMI! SPIEGAMI!»
«Shh» intimai, portandomi un dito sulle labbra «Non urlare, è ancora molto presto».

Anche se non abbiamo vicini. Anche se non disturbi nessuno.

September mi guardò con rabbia. Non l'avevo mai visto che mi osservava in quel modo, seriamente, seriamente pieno di rabbia. Le sue iridi tremavano e la sua pelle si contraeva sulle guance e agli angoli della bocca, il suo volto preparato a ringhiare, un riflesso naturale.

«Che cosa hai fatto?» Domandò, sottovoce.

Non sapevo se avessi dovuto scappare a nascondermi, se avessi dovuto rispondere con la verità o mentire. Dovevo dirgli la verità, questa volta avrebbe capito la menzogna. Non volevo dirgli la verità.

Visualizzai la carne tranciata mentre veniva stccata dal corpo umano, visualizzai il sangue che scorreva sull'erba. September Aster, sebbene fosse l'umano più coraggioso che avessi mai incontrato, aveva paura ed orrore di tutto questo.

Mi costrinsi a respirare a fondo, poi sollevai le mani

«Era...» dissi

«Umano?» completò lui, la voce tramente di furore e di disgusto.

Annuii. Lui scosse la testa, serrando i dentini bianchi dietro le labbra ritratte

«Perché?» domandò

«Loro... loro volevano ucciderti» dissi.

Non c'era più determinazione nella mia mente e ogni bugia che avevo pensato, ogni piano, era andato in frantumi. Ero sotto pressione e stavo scoprendo quanto non ero brava a mentire se mi trovavo sotto pressione.

«perché?» Domandò lui

«Non lo so, non lo so perché volessero ucciderti, io non lo so, non ne ho la più pallida idea»

«Come è possibile?»
«Così... è possibile... perché...»

«perché?» ripetè lui, digrignando i suoi piccoli denti bianchi

«perché... non lo so. Non lo so»

«E allora perché lo hai pensato? perché hai pensato che volessero uccidermi?»

«Erano armati. Stavano entrando in casa tua. Tu... tu non hai un sistema di sicurezza. Sono io il tuo sistema di sicurezza. Loro volevano entrare. Li ho uccisi».

L'espressione di September cambiò, si fece allarmata

«Quanti erano?»
«Due. Loro, erano... due soltanto»

«Due. Due uomini che volevano uccidermi»
«Si, potevo fiutare le loro intenzioni, adrenalina forte, battito del cuore accelerato. E poi tutti i segni del caso, se li posso chiamare così» mi leccai le labbra, che sentivo come inaridite «Loro volevano ucciderti. Li ho dovuti fermare, ma sono stata leale, ho combattuto con loro»
«Questo significa, fondamentalmente...» September alzò gli occhi al cielo, poi tornò a guardarmi nervosamente in volto «... Che ti hanno attaccata»

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