Illusioni di tempi andati

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«Stasera?»

«Esattamente» stavolta annuì e si infilò le mani in tasca «Questa sera avrà luogo un party molto particolare. Tutti coloro i quali sono influenti per quanto riguarda la caccia al sovrannaturale saranno presenti. È un caccia al vampiro-licantropo party. Entro questa sera tu saprai perfettamente cosa dovrai fare, ma ci aspetta un duro lavoro»

«Sono abituata ai lavori duri... quando iniziamo?»

«Subito e non ci sono scappatoie»

«Ok... anche Cuscino deve... »

«No... ehm...» inspirò profondamente, poi sputò una parola mozzicata «No, Cuscino non deve»

«Che è successo, perché sei così nervoso?»

«Sai quello che si dice sull'indole dei lupi? Che non siano addomesticabili e tutto il resto...»

«Ovvio. E non è che solo si dice, è che è proprio vero...»

«Ecco» sbottò, sollevò le mani all'altezza dei fianchi, le serrò, poi le lasciò ricadere «Cuscino, quando non ci sei, sta iniziando a diventare piuttosto... feroce. Ha morso Michele»

«Michele? perché ha morso Michele?»

«Non lo so, dannazione! Io non ci parlo con i lupi, specie se non sono fatti a forma di essere umano. So solo che ha fatto del male al mio maggiordomo»

«Ah. Dove lo ha morso?»

«Lo ha morso sul... ehi, ma perché ti interessa dove Cuscino ha morso Michele?»

«Perché è importante, altrimenti non te lo avrei chiesto. Metti caso gli avesse strappato via una mano o lo avesse morso sul collo. Dovrei seriamente sgridare Cuscino perché è chiaro che dev'essere impazzito!»

«Ah, lasciamo perdere e vieni con me...» mi afferrò la mano e mi trascinò via, verso il piano superiore.

Entrammo nel suo studio, la stanza più caotica della casa. Carte e cartacce erano disseminate dappertutto. Però adoravo quel locale, era impregnato di un odore di menta delizioso.

September mi lasciò la mano e si sedette al suo posto, dietro la scrivania scura di legno massello, sulla poltrona con lo schienale rosso imbottito che tempo prima mi aveva dato dubbi circa la mia capacità di percezione dello spazio. Io spostai un mucchio di spartiti con la mano e mi accomodai sulla panchetta sistemata davanti alla scrivania. Appoggiai i gomiti sul ripiano di massello e poi il mento sui palmi rivolti all'insù

«Allora, Set, che cosa dobbiamo fare?» chiesi

«Beh, avrei voluto darti i vestiti di questa sera, innanzi tutto, ma poi ho pensato... »

«I vestiti di questa sera? Cosa vuoi dire?»

«Oh, incontreremo persone molto importanti, è imperativo che tu ti vesta in maniera decente»

«Mi sembra di essere decente, Set» borbottai, premendo il tono sulla parola decente

«Ah, si? Guardati».

Abbassai gli occhi su di me stessa. Vidi una felpa grigia scura, aperta, su una canottiera pesante, grigia scura anche lei. Più in basso pantaloni pesanti di lana, tipo pigiama, quelli economici, che rimanevano un po' sollevati sulle caviglie, visto che erano troppo corti. Qual'era il problema? Erano puliti e per niente appariscenti. Dovevo diventare un pinguino come quelli che si vedono nei film, oppure mettermi un vestito stile "sposa perfetta"? Credevo che quelle cose esistessero solo in televisione.

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