Un viaggio sabotato

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Passare aldilà del varco fu facile.

Non c'erano scosse elettriche, sensazioni di immersione né tutte quelle cose spiacevoli che avevo potuto leggere in un romanzo fantascientifico. Era solo passare da una porta per uscire in strada, insomma, tutto ciò che cambiava era il paesaggio. E la temperatura, che era appena salita di diversi gradi, dandomi l'idea di essere entrata in un locale riscaldato.

Il fatto è che non ero affatto a casa mia.

Quello che era di fronte a me era uno scenario finto. Le rocce erano finte, erano in resina: non me ne ero accorta prima, quando ancora ero nella casa, a causa probabilmente della fretta e dell'entusiasmo.

Il vero paesaggio era caldo e assolato, assolutamente anormale. Quella non era casa mia e non avevo idea di dove mi trovassi. Sembrava una savana africana. Mi guardai intorno, poi corsi a scavalcare le rocce leggere di resina. No, quello era un deserto bello e buono, il fatto che dietro le rocce crescesse una breve distesa di erbe alte poteva significare soltanto che, per caso, ci eravamo imbattuti in una piccola oasi.

Tutto intorno era una distesa infinita di dune di un colore strano, un dorato caldo, intenso, quasi un marrone, forse persino un rosso. Ciò che mi ricordava di più era il colore degli omogeneizzati di manzo, ma quando ne presi un pugno e ne feci scorrere i granelli fra le dita, questi erano di nuovo dorati.

Conclusi che era la prima volta che vedevo quel colore, ma era un colore così pieno e caldo che non poteva non piacermi.

Il cielo era bianco, non quel bianco puro che ci si aspetta dal torrido soffitto del deserto, ma un colore torbido, lattiginoso, con sfumature argentee pesanti sebbene luminose.

Il deserto: in teoria è da lì che sarei dovuta provenire, essendo un goldenwolfen, ma non era quella casa mia... mi sentivo inquieta. Era il deserto sbagliato. E c'era uno strano odore nell'aria.

Inoltre, se non erravo, Dracula aveva detto che il mio corpo era stato imprigionato da qualche parte a Nord, non da qualche parte a Sud, in un deserto. Questo non era il Nord.

September e Vlad mi raggiunsero.

Mi voltai verso di loro

«Non siamo nel posto giusto» gli dissi, sicura

«Lo abbiamo notato» il vampiro stava con la testa incassata fra le spalle «Inoltre questo sole è davvero terribile... che cielo disgustoso... che ne pensi di tornare indietro?»

«Ma come è potuto succedere?» chiesi «E questa scenografia?» aprendo le braccia, mostrai quelle enormi rocce di resina che dovevano essere costate un capitale, conoscendo il valore che gli esseri umani davano a certe cose.

Vlad scosse la testa

«Non senti anche tu quest'odore?»

«Intendi la puzza di vampiro?»

«Giusto, per voi lycan è puzza... comunque si, intendo quella... non è strano?»

«Torniamo indietro, prima di doverti raccogliere con uno straccio perché ti sei trasformato in una pozzanghera di neve».

Ma laddove avrebbe dovuto esserci il Portale di Miomarto, non c'era niente, assolutamente niente degno di nota, eccetto forse quella grossa lucertola che ci guardò con la testa appena appena fuori dalla sabbia, con due occhi che sembravano due capocchie nere, e poi scivolò di colpo sotto la sabbia, terrorizzata a morte.

Vlad si tolse la giacca e se la mise in testa

«Ok, adesso che facciamo?»

«Non ne ho idea... » poi scorsi qualcosa all'orizzonte.

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