Capitolo 7 - LA CENA - Parte 1

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E' matematico che quando sei in ritardo, il tempo corra ancora più velocemente, non so spiegarmi il perchè; fatto sta che sarei dovuta essere a casa in una mezz' ora al massimo e invece erano le otto e stavo infilando la chiave nella toppa del portone. Per fortuna avevo 'recuperato' il tempo telefonando a Luisa e aggiornandola su ciò che era accaduto.

"Sembra un film! Due incontri casuali con due fighi pazzeschi e tu piaci a tutti e due! In così poco tempo poi!" la sentivo ridacchiare all'altro capo del telefono

"Non ridere delle mie sciagure ti prego...se fossi qui almeno mi aiuteresti con uno dei due!"

"ehm, non penso...."

"cioè?"

"Francesco mi ha baciata l'altro giorno...non credevo, ma mi piace molto"

Ero sbalordita ma felice per loro "Beh? state insieme quindi?"

"non lo so, mi chiama spesso e verrà qui  questo weekend, vedremo cosa accadrà, sai quanto lui sia ermetico!"

"Vero!ma siete belli insieme...tifo per voi! sono quasi arrivata, ti chiamo domani!"

"Ok! e mi raccomando fai la brava!"chiuse il telefono ridendo.

Tutta questa situazione sembrava davvero un film, era assurda. Per me che ero sempre stata una ragazza qualunque, avere le attenzioni di due uomini contemporaneamente mi sconvolgeva. Al liceo essendo timida e riservata non avevo avuto nessuna storia, tutti i miei amori erano rimasti platonici mentre alcune ragazze della mia classe raccontavano le loro rocambolesche prime volte. Quando mi iscrissi all' università avevo 19 anni e non avevo mai baciato un ragazzo, veramente. Ma, mano a mano che crescevo e maturavo, divenivo anche più sicura di me e riuscivo a camuffare la mia timidezza dietro la mia  loquacità. Forse, proprio per questa acquisita sicurezza, vidi l'attegiamento dei ragazzi cambiare, ero diventata interessante. Iniziai ad avere qualche appuntamento ma non si trasformò in nulla, tranne con Alessandro. Lui mi piaceva, era divertente, intelligente e carino; una sera andammo insieme ad un concerto e mi baciò. Sentire il tocco della sua lingua mi esaltò e spaventò allo stesso tempo. Iniziammo a frequentarci; passato un mese mi rese palese che voleva fare l'amore con me. Non mi sentivo pronta, donarsi a qualcuno completamente era importante e non volevo farlo con leggerezza nonostante avessi 22 anni. Lui aspettò. Dopo quasi un anno in cui ci eravamo sempre bloccati sul più bello, mi decisi: anche io ero stanca di aspettare, mi attraeva, credevo di amarlo. Preparai tutto con cura, scelsi la musica, le candele, l'intimo; ma l'esperienza fu tremenda, tanto tremenda che, senza nessun preliminare, in fretta e furia, tutto da solo, non me ne accorsi nemmeno. Sconcertata dopo quella esperienza lo lasciai il giorno dopo, dicendogli che aveva capito di non amarlo. Dopo, vari ed eventuali pretendenti, non ebbi nessun' altra storia.

<Sicuramente, visto il tipo, vorrà portarmi in uno di quei ristoranti super lusso in cui bisogna essere vestiti in un certo modo...Bene metterò tutt'altro> Pensavo, mentre mi toglievo in fretta il vestito e regolavo l'acqua della doccia. Ho finito subito e mi sono vestita in fretta: jeans super skinny neri, maglietta nera degli Joy Division, chiodo in pelle nera e a concludere il tutto la mia borsetta e le mie ballerine con le borchie. Ero perfetta per Matteo! Scoppiai a ridere mentre lo pensai, guardandomi allo specchio. Feci una coda alta, passai una linea di eyeliner non troppo spessa, mascara a go-go e rossetto rosso. Puntualissimo sentii il telefono 'Sono qui sotto'.

Era appoggiato al suo suv nero, con un vestito scuro e una camicia chiara ma senza cravatta. Quando aprii il portone e mi vide sbiancò di colpo. Mentre lo raggiunsi, risi di gusto dentro di me, godendomi il suo sguardo sbalordito.

"Sembra che non mi sia vestita nel modo giusto!"

"Fai un giro"mi diede la mano e mi fece fare una piroetta davanti a lui. "Stai benissimo, poi il pantalone ti sta una favola"

Lo fulminai con lo sguardo, sapevo cosa intendeva. "allora dove mi porti?" gli chiesi mentre aprivo la portiera "mi dispiace che il mio outfit non sia adatto al posto in cui stai per portarmi" girai il coltello nella piaga...

"non te lo dico, lo vedrai da sola".

Passamo il tragitto a stuzzicarci; facevamo battutine e ci provocavamo a vicenda; d'un tratto si fermò in una delle zone più in di Milano, davanti ad una vetrata chicchissima.

"Siamo arrivati"

Scendiamo dalla macchina, tentenno ma non posso dargliela vinta "farai una pessima figura con me al tuo fianco...qui sono tutti appena usciti da una sfilata, io sembro appena tornata da un festival rock" sferzo il mio attacco; troverà una scusa e non entrerà mai, con me, qui dentro. Mi fissa senza parlare, si toglie la giacca e la getta sul sedile posteriore del suv. La camicia aderente evidenzia i suoi muscoli scolpiti, non riesco a distogliere lo sguardo. Inizia a risvoltare le maniche, poi si piega e comincia a fare il risvolto anche ai pantaloni, cerco di trattenermi ma scoppio a ridergli in faccia "Matteo cosa diavolo stai facendo! !?"

Mi guarda basito "È la prima volta che ti vedo ridere così...comunque sto cercando di sembrare il meno possibile, uno appena uscito da una sfilata, e al momento, questo è tutto ciò che posso fare". È serio. Smetto di ridere. Mi tende il braccio. Mi metto sottobraccio e facciamo il nostro ingresso trionfale nel ristorante.

Vivi e Ama ©  #Wattys2019.Where stories live. Discover now