Capitolo 8 - QUEL GIORNO - Parte 1

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GIULIO POV 

Sono rimasto tutto il pomeriggio chiuso nel mio ufficio. Ho preso più volte il telefono per mandare un messaggio a Claudia, ma ogni volta mi sono bloccato, il mio gesto l'avevo fatto e, se non l'avevo sentita, evidentemente non le era piaciuto e di conseguenza non le piacevo io. A metterci il carico, mi rimbombavano in testa le parole di Matteo "Magari le chiedo se stasera vuole venire a cena con me". Passate le sei, stanco di questa attesa, scappai via in moto. Guidai fino al Lago di Como. Presi qualcosa da mangiare e passai la sera a guardare le luci riflettersi sul lago. La luna era enorme. Forse avevo sbagliato tutto, forse a quest' ora mio fratello era a cena con lei e si divertivano pure. Ero un cretino! Il motivo per cui Matteo otteneva sempre tutto ciò che desiderava era perchè se lo prendeva a due mani senza pensarci troppo. Se volevo davvero Claudia dovevo combattere! <Smetti di fare il coglione Giulio! Vivi fino in fondo! Se davvero non le piaci lo capirai guardandola negli occhi!> Inforcai il casco, accesi la moto e tornai verso Milano. Pensai anche di passare da lei ma non volevo spaventarla vista l'ora, era meglio tornare a casa e rimettere insieme i pezzi aspettando domani, quando l' avrei chiamata per vederla assolutamente.

CLAUDIA POV

Arrivata a casa, mi spogliai subito, infilai il pigiama, mi struccai e mi buttai sul letto. Avevo la testa pesante ma non per quello che avevo bevuto, un paio di calici di Chardonnay, bensì per quello che avevo 'sentito' in quelle ore passate con Matteo. Ero stata bene, davvero, e la cosa era stata inaspettata. Lui non mi aveva dato più quell' impressione di presunzione che avevo avuto dal principio, anzi, aveva saputo mettermi a mio agio nonostante la mia iniziale diffidenza. Mi girai da un lato e mi rannichiai un po' su me stessa. Ero stata bene finchè aprendosi a me, Matteo non mi aveva raccontato della sua famiglia. Della loro storia, di quanto avessero sofferto e di Giulio. Da quell' istante non avevo fatto altro che pensare a lui. Mi girai dall' altro lato e guardai il telefono sul comodino, la giornata era passata ed io non ero riuscita a parlarci, non gli avevo mandato un messaggio e lui, deluso dal mio comportamento, aveva fatto altrettanto. Domani mattina, arrivata alla Sirmioni, sarei piombata nel suo ufficio, fregandomene di tutto e tutti e gli avrei parlato. Mi addormentai di botto.

Mi svegliai solo quando sentii la sveglia, mi sedetti sul letto e un baleno di ieri sera mi accese di colpo. Scesi dal letto e corsi sotto la doccia. Cercai qualcosa da mettere ma senza riuscire a decidere finchè non mi accorsi che stavo facendo tardissimo e indossai la classica divisa da ufficio. Lasciai ancora una volta i capelli sciolti e abbondai con il mascara.

Arrivai leggermente in anticipo e mi sedetti alla mia scrivania, l'aria sembrava pesante, il telefono non aveva squillato ed io non avevo incrociato nessuno. Dondolavo il piede sotto il tavolo e guardavo in continuazione l'orologio...dovevo aspettare un po' per essere certa che Giulio fosse nel suo ufficio ma un trillo mi risvegliò dal torpore.

'Giulio Sirmioni' 'Ciao Claudia, potresti raggiungermi nel mio ufficio?'

Era un suo messaggio, piuttosto freddo e distaccato. Mi bloccai con in mano il telefono. Probabilmente voleva scaricarmi, in senso lato, visto che non stavamo insieme. Fui assalita dall'agitazione, mi alzai di scatto e andai da lui. Il corridoio era vuoto, arrivai alla sua porta e non appena bussai sentii la sua voce. La spalancai. Lo vidi. Era appoggiato al davanti della scrivania, le tende della vetrata leggermente chiuse, c'era molta meno luce della prima volta ma la sua bellezza era la stessa, come quello che mi causò dentro. Aveva un jeans e una maglietta bianca a maniche corte, le sue braccia lunghe ma ben tornite erano appoggiate lungo il corpo.

"Ciao, chiudi la porta"

Chiusi la porta e mi avvicinai a lui, che si sollevò dalla scrivania e iniziò a venirmi incontro. Non riuscivo a pensare, ero completamente frastornata. Ci fermammo uno di fronte all' altro, vicini.

"Volevo sapere come stavi...se era tutto ok...dopo la riunione non siamo riusciti a parlare e spero che almeno il tortino di ieri ti sia piaciuto. Tutto qui" mi disse sostenendo il mio sguardo.

"Sì, si, va tutto bene. Il tortino era buonissimo, avrei voluto dirtelo di persona e alla fine ho dimenticato di mandarti almeno un messaggio di ringraziamento, devi scusarmi davvero, avrai pensato che fossi una maleducata" mentre parlavo continuò a fissarmi finchè abbassai lo sguardo impacciata  "e' che ieri è stata una giornata campale, io..."ma in quel momento mi sollevò il mento con l' indice. Ricaddi nei suoi  occhi e mi persi.

"Volevo vederti...volevo...." sussurrò e con una mano prendendo la mia, mi tirò a lui; con l'altra mi prese il viso e io sentii solo le sue labbra sulle mie, delicate, morbide, calde. Mi lasciai cullare da quel bacio di labbra che si prendevano e si lasciavano dolcemente, come le onde che si infrangono sulla sabbia quando non c'è vento. Ad un tratto si staccò di pochi centimetri e mi guardò negli occhi, solo pochi secondi prima di passare la mano intorno alla mia vita ed avvicinarmi di più al suo corpo, tanto da sentirne il calore. Ebbi un sussulto, mi sembrava che ciò che stavo vivendo non fosse reale, mi lasciai andare alla sua bocca ancora una volta sulla mia, socchiusi le labbra...

Di colpo si sentì bussare alla porta. Imbarazzata mi staccai da lui e feci due passi indietro. Lui si passò le mani tra i capelli e disse "avanti". Matteo apparve sulla soglia, vestito a puntino come sempre.

"Buongiorno!vedo che siete già al lavoro! Ma un caffè almeno,  lo avete preso??"

Lo guardai senza rispondere e sentii la voce di Giulio "No. Claudia era appena arrivata"

"Bene, allora prima di iniziare a lavorare, chiamo e ordino tre caffè"

L'ingresso di Matteo non mi aveva permesso di godermi quel bacio meraviglioso con Giulio. Il suo tempismo era sempre, tremendamente perfetto. Ma in quel momento volevo soltanto uscire da quell' imbarazzo e dissi " vado io a prendere i caffè ".

"No, scherzi, ce li portano...piuttosto, immagino tu non abbia ancora raccontato a Giulio di come hai cercato di rendermi la cena impossibile, ieri sera." Proferì ridendo.

Scese il gelo, guardai immediatamente Giulio ma lui era fisso su Matteo. Mi ignorava ed io volevo sprofondare. 

"Immagino...!spero vi siate divertiti...comunque Claudia deve lavorare con il gruppo e, io e te dobbiamo vedere delle cose da soli" intonò freddo Giulio senza degnarmi di uno sguardo.

" Aaa ok, pensavo dovessimo lavorare insieme." Rispose tranquillo Matteo.

"Scendo a mettermi a lavoro, grazie per il caffè ma l'ho già preso. Buon lavoro" girai i tacchi e con un groppo in gola, chiusi la porta alle mie spalle. Avrei pianto per il nervoso. Scesi le scale in fretta e crollai sulla mia poltroncina.








Vivi e Ama ©  #Wattys2019.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora