Capitolo 30 - GIORNO 5 -

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Avevo pianto finché non mi ero addormentata tra le sue braccia. Coperti solo da una coperta e dalle stelle, eravamo rimasti lì e ad un certo punto lo sentii sussurrare:

"Sono le due del mattino, sarà meglio entrare e metterci a letto".

Mi sollevai e lui mi prese in braccio e mi portò in camera poggiandomi sul letto, ed io caddi in uno stadio catatonico.

Erano le otto quando lo sentii respirare dentro il mio orecchio: "Dormigliona...è ora che ti alzi se vuoi andare a lavoro o rischi che il capo ti licenzi..." mi prese in giro. 

Mi accartocciai su me stessa mugugnando. 

"Vediamo...se ti alzi e ti prepari, ti prometto una colazione da record!" disse a mo' di slogan.

Abbassai la coperta e feci uscire solo gli occhi, era in piedi davanti a me, tutto pronto e ben vestito ed io mi sentivo uno straccio.

"Sono in condizioni pietose" bofonchiai "Esci e non guardarmi...ora mi alzo"

"Aaaaaa...sei pessima....sbrigati o vengo con te, sotto la doccia" e scoppiò a ridere chiudendo la porta alle sue spalle.  Dopo pochi secondi mi ritrovai nel bagno dal quale ero sgattaiolata la sera della festa, mi guardai allo specchio e ripensai a quanto Matteo con me fosse diverso e alle cose che mi aveva detto la sera prima. Mi preparai in fretta ed andammo a fare colazione in un posto carinissimo, vicino casa sua.

A tratti ripensavo al mio discorso furioso della sera prima e non riuscivo a guardarlo negli occhi per l'imbarazzo. Lui se ne accorse e disse "So perché stai così, so che è per il nostro discorso di ieri..." ma io lo interruppi:

"Non dire nulla, sono io che devo spiegarti... però siamo quasi arrivati, ne parliamo stasera con calma" 

" ok...ma esci per le cinque che ti devo portare in un posto". 

Alle cinque uscii dal portone della Sirmioni e Associati, attraversai l'isolato e salii sul suv di Matteo. Lui mi sorrise e mi prese la mano portandola alle labbra, io ricambiai il sorriso, aumentai l'aria nei polmoni e ripresi il discorso: "al contrario tuo, io ho pochissima esperienza in queste cose, quasi niente; forse l'aver accettato di frequentare entrambi ti ha fatto pensare che fossi diversa... ma non lo sono, sono una ragazza normale... niente di che. Voi mi avete coinvolto in un vortice di emozioni in cui tutto è stato da subito spropositato, al di fuori del mio controllo ed io mi sono fatta travolgere e se sono qui, è per capirne qualcosa. Poi, con te, beh... non so se posso competere con il tuo passato, io non..."

Mi bloccò :"Non devi competere con nessuno, perché nessuna è mai arrivata dove sei arrivata tu. Non so più come dirtelo o fartelo capire, non sei una ragazza normale, non sei una qualunque, altrimenti non saresti venuta a casa mia, non saresti qui e soprattutto non avresti visto la parte peggiore di me. Credimi, lo dico con cognizione di causa, sono consapevole del mio passato e sono consapevole di quello che sento adesso".

E niente. Non dissi niente. Non seppi cosa rispondere, ma aveva fermato l'auto e chiesi:

"Ma ti sei fermato?!dove siamo?"

"Quando cenammo insieme la prima volta, parlando, mi dicesti che adoravi i tulipani bianchi e che amavi Van Gogh...Amsterdam è un po' lontana ma guarda caso, per un altro mese c'è questa..." e mi fece cenno di guardare dal mio finestrino. Eravamo davanti a Palazzo Reale e c'era un cartellone enorme con l'autoritratto di Van Gogh. Rimasi sbalordita, non ricordavo nemmeno di cosa gli avessi parlato durante quella cena e tanto meno credevo gli importasse. 

"Allora? Scendiamo o no?" Chiese continuando a guardarmi.

Mi girai gli schioccai un bacio sulla guancia e dissi "ovvio!"

Vivi e Ama ©  #Wattys2019.Where stories live. Discover now