Capitolo 18 - LA MIA FAMIGLIA -

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Spazio autore

Questo capitolo interrompe la settimana; è un capitolo di passaggio, che racconta la storia della famiglia della protagonista.

Spero che attraverso il suo racconto, si capisca meglio il suo essere combattuta, che poi è il pilastro portante di tutta la storia.

Colgo l' occasione, inoltre, per ringraziare esplicitamente tutti coloro che mi hanno sostenuto e hanno fatto crescere questa storia, che non pensavo sarebbe arrivata a così tanti capitoli.

E soprattutto, coloro che non ne perdono nemmeno uno, leggendoli non appena li pubblico e che per questo meritano una menzione speciale:

@JonidaPlloci       @CosimaMosca   @22Ginny03    @SilenzioLunare     @JGo1997   @OnlyReaderandDreamer

GRAZIE!


Salimmo a casa mia, misi sul fuoco il bollitore e preparai le tazze senza parlare. Lui si sedette ed attese. Nessuno, al di fuori del mio piccolo paese di provenienza, sapeva la storia della mia famiglia, non l'avevo mai raccontata, nè ai miei amici dell'università, né ad Alessandro e neppure a Luisa. Forse non l'avrei raccontata neppure a Giulio se non me lo avesse chiesto esplicitamente. Avevo davvero apprezzato che si fosse aperto e credevo fosse giusto, se voleva stare con me, che mi conoscesse meglio e capisse perché facessi tanta fatica a scegliere tra loro.

Mentre la tisana fumava nelle nostre tazze mi sedetti di fronte a lui e iniziai: "hai diritto di sapere e credo capirai molto di me e forse riuscirai a comprendere perché siamo in questa situazione". Lui mi fece di sì con la testa e mi diede una carezza leggera. Io presi il mio cuore fra le mani e raccontai tutto.

Di quanto odiassi mia madre per averci rovinato la vita e di quanto amassi mio padre nonostante fosse un assassino.

I miei si erano messi insieme per gioco, erano molto giovani, prestissimo mia madre restò incinta e mio padre che la amava follemente la convinse che la cosa giusta da fare era tenere il bambino e iniziare una vita insieme. Ma evidentemente lei voleva altro, e se ne rese conto quando la sua vita da casalinga iniziò ad andarle stretta.

Avevo dieci anni e li sentivo discutere, sentivo parlare soprattutto lei, mia madre, ogni volta che mio padre tornava a casa dal lavoro, dopo una giornata infinita a fare il manovale, lei lo aggrediva con le sue parole. Ero poco più di una bambina, ma quelle parole le sento ancora adesso "sono infelice!!!con te!!!in questa vita!!!è tutta colpa tua se siamo finiti così!!!sono infelice!!!mi hai sentito!!!!????" urlava e la risposta di mio padre non la sentivo mai. 

Mi chiudevo nella camera e mi mettevo a leggere o accendevo la radio, finchè non mi addormentavo. Ogni tanto facevo finta di dormire e sentivo mio padre venire in camera, rimboccarmi le coperte e dire "Buonanotte cuore mio" con voce flebile. Lo amavo tanto ma comunque molto meno di quanto lui amasse me. L' ho capito solo dopo.

Tre anni dopo, mio padre tornò prima dal lavoro, era strano perchè non succedeva mai. La mamma non c'era, come accadeva da due anni ormai, verso le tre del pomeriggio usciva e tornava intorno alle nove, tutti i giorni. Mio padre venne in camera mia e mi disse "Claudia, cuore mio, sei una piccola donna ma devi promettermi che da oggi sarai più forte" 

Non capivo cosa volesse dirmi poi i suoi occhi si riempirono di lacrime "La mamma è morta..." Rimasi bloccata, immobile, nessuna smorfia di dolore, nessuna lacrima. Mio padre si alzò e andò a preparare i vestiti della mamma ma lo sentii piangere a singhiozzi. 

Mia madre si era suicidata con un colpo di pistola o almeno questo è quello che disse la polizia.

Finchè; quando oramai ero al liceo, arrivarono anche a me quelle voci. "Sua madre era una puttana, tradiva suo marito con il meccanico...dicevano che si era stancata anche di lui e voleva troncare per questo lui le ha sparato". Io imparai a camminare a testa alta e ad ignorare quelle voci,  soprattutto per mio padre. Non sapevo se fossero vere, mia madre era infelice ed era probabile che tradisse mio padre, ma non avrei mai avuto la certezza e quindi non avrei mai potuto sapere se davvero il suo amante l'avesse uccisa.

Diventai forte e sicura di me per affrontare gli sguardi e le voci del paese quando camminavo. Ma papà non lo fece, non ignorò quelle voci e nonostante con me fosse sempre amorevole e pieno di premure come da bambina, divenne sempre più silenzioso e si chiuse come in un bozzolo. Quando andai all' università le cose peggiorarono, non ero molto lontana ma tornavo solo nei weekend e lo trovavo sempre stanco e addormentato. Un giorno gli dissi di voler lasciare l' università per stare con lui ma me lo impedì. 

"Io la mia vita l' ho vissuta, ora tocca a te, devi dare il meglio e vivere sempre al meglio. Vivi e Ama. Ti meriti il mondo, cuore mio" Penso sempre a quelle parole, soprattutto dopo quel giorno. Il giorno in cui tutto precipitò, il giorno in cui mio padre, invece di andare a lavoro prese una pistola e sparò al meccanico. Aveva vendicato sua moglie. Poi si era costituito. Quando arrivai al carcere mi disse solo "Scusami cuore mio, ma non ce la facevo più, lui era lì e la mamma non c'era più". La amava follemente. Ancora.

Mi laureai nel giro di pochi mesi, volevo finire per poter tornare a casa e stare più vicino a papà che in carcere era peggiorato. Mi ero messa in testa che sarei riuscita ad aiutarlo ma non ne ebbi il tempo. Il carcere aveva accentuato il suo malessere, la sua colpa era diventata insostenibile. La mattina del 29 maggio si suicidò fra quelle mura e a me lasciò solo un biglietto "Scusami cuore mio, se non sono stato forte, devi promettermi che da oggi sarai più forte".

Non ce l' avevo con lui per avermi lasciata, non sapevo cosa volesse dire amare, era lui, il solo uomo che avevo davvero amato fino ad allora. Il solo uomo che mi aveva amato incondizionatamente.

E neppure ora, ormai adulta, ero in grado di riconoscere l'amore, mi sentivo ancora in colpa per quel troppo amore non corrisposto da mia madre e per non essere stata in grado di capire quanto mio padre avesse bisogno del mio, dopo la sua perdita.

Come potevo essere in grado di capire, sentire, vivere l' Amore vero...

Non appena smisi di parlare, Giulio si buttò su di me e mi abbracciò talmente forte da togliermi il fiato. Mi sussurò solo nell' orecchio:

"Avrei voluto essere lì, in tutti i brutti momenti che hai passato...ma se lo vorrai da ora in poi sarò per te quell' amore che vuoi"

Ci guardammo, avevamo gli occhi lucidi entrambi. Dissi solo, con un filo di voce: "Domani è sabato... resta qui, voglio restare abbracciata così per tutta la notte".

Mi diede un bacio sulla fronte e mi strinse più forte.

Vivi e Ama ©  #Wattys2019.Where stories live. Discover now