Capitolo 24 - I RICORDI -

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Andai a lavoro come tutti i giorni ma non fui concentrata per nulla. Quello che era successo ieri notte, mi aveva riportato alla vita reale; avevo vissuto questa settimana con Giulio, ormai terminata o meglio interrotta, come in una bolla, in cui c'eravamo solo noi, le nostre emozioni e le nostre sensazioni. Il dolore, la mancanza e la perdita avevano fatto scoppiare la bolla ed eravamo tornati con i piedi per terra. Poi pensavo a Matteo, ma non alla settimana che mi aspettava con lui, bensì alla disperazione dei suoi occhi, al suo cuore spezzato, alla sua anima sofferente e alla sua fragilità così esposta. Sapevo cosa volesse dire perdere una delle persone più importanti della tua vita, quel vuoto che cresce e ti divora da farti stare male al solo pensiero.

Avrei voluto sentirlo ma sicuramente lui non avrebbe voluto sentire nessuno. Decisi di scrivergli solo 'Io ci sono'; poi mandai un messaggio anche a Giulio per avere notizie, dato che non mi aveva chiamato ' Ciao Giulio, come va?' La sua risposta tardò un po'.

'Ciao splendore, diciamo che va, non ci siamo mossi da qui, abbiamo dormito un pochino sulle sedie, ma a momenti dovrebbero riportare Alessio a casa sua e spero di riuscire a convincere Matteo a passare da casa, prima di seguirli per la veglia. Ci aggiorniamo'

Avrei voluto stare con loro, con Matteo, stargli vicino; ma da un lato, mi sentivo un' estranea, in fondo lo conoscevo poco, non sapevo nemmeno dell' esistenza del suo amico Alessio, sarei stata indelicata. Controvoglia ripresi a lavorare.

Rientrai a casa e mi preparai la cena. Ad un tratto squillò il telefono ed era Giulio:

"Ciao Giulio"

"Ciao splendore, come stai?"

"Io bene, tu....v-voi?"

"Io bene...Matteo non proprio...sono sotto casa di Alessio, lui è rimasto dentro, non si muove di lì"

"Immagino...ha bisogno di tempo..."

"Io resto con lui, domani mattina ci saranno i funerali..."

"Capisco..." e mi ammutolii.

"Ci sentiamo presto, ora devo andare"

"Certo..." e chiusi la chiamata.

MATTEO POV

Ormai era sera, me ne accorsi dal buio della stanza che si fece più evidente. Iniziavo a sentire un formicolio alle gambe, ero in piedi davanti a quella cassa chiara da quando la avevano posizionata lì, in mezzo al salotto, a casa di Alessio, quel salotto in cui da ragazzini avevamo passato pomeriggi interi a giocare ai videogiochi. Mi bruciavano gli occhi e a tratti avevo i brividi, me ne stavo rigido, con le braccia conserte contro il petto; quando sentii la presenza di Giulio, di nuovo al mio fianco e la sua voce sommessa dire:

"Sono andato fuori per telefonare a Claudia, voleva sapere come stavi"

Claudia. 

Per un secondo, Lei mi ritornò in mente, con la forza con la quale mi aveva sostenuto quando le ero accasciato addosso all' ospedale e con il suo odore dolce che mi aveva fatto da calmante. Quindi mi ricordai di averle dato la lettera di Alessio.

"Fratello, apri il cassetto del comodino, per favore, ci sono delle lettere, una è per te...no...non parlare. Non la aprire ora.. so solo che questo è il momento di dartela" mi aveva detto lentamente Alessio prima che uscissi perchè voleva vedere sua madre. Dopo una mezz'ora l'avevo sentita urlare e avevo capito che se ne era andato per sempre.

Continui a fissare il suo volto pallido e scarnito per la malattia, le palpebre chiuse che nascondevano i suoi occhi vispi e scintillanti; e non riuscii a trattenere le lacrime.

Lui era stato tutto per me, quando non avevo nessuno, quando i miei si erano separati ed io mi ero separato anche da Giulio. Era stato padre, madre, fratello, amico; era stato colui che mi aveva trattenuto dal baratro, la mia coscienza quando ero sul punto di fare cazzate.

Si era innamorato davvero, da un anno a questa parte, e mi aveva confidato che voleva sposarsi, seguito da "Tu mi farai da testimone ovviamente!" e avevamo scherzato su dove lo avrei portato per l' addio al celibato. Lui era la parte migliore di me.

Una settimana fa, gli avevo parlato di Claudia, dei nostri incontri, di quello che sentivo dentro. Lui aveva detto: "Eccola, è lei!Deve essere lei!Non mi hai mai parlato di nessuna!"e aveva riso come un pazzo prendendomi in giro, dicendo che finalmente, ero capitolato anch'io.

La sua risata mi esplose in testa ed io scoppiai nuovamente a piangere ma sentii la mano di Giulio sulla spalla, era ancora lì e questo mi rincuorò.

La notte sembrò infinita, mandai a casa Giulio che era stremato e mi sedetti su una sedia in cucina ma mi appisolai finchè la madre di Alessio mi mise una mano sulla spalla e io trasalii:

"Matteo, se non riposi, domani non ce la farai...va a stenderti in camera di Alessio, te lo direbbe anche lui vedendoti in questo stato" mi disse dolcemente.

Aveva ragione, dovevo essere in forza, avrei voluto portare il feretro l'indomani e dovevo riposare e sicuramente fare una doccia. Erano le tre e mezza.

"Grazie...ha ragione... vado a casa ma fra cinque ore sono di nuovo qui". Le dissi e la vidi annuire con mezzo sorriso.

(........................)

La campana suonava i rintocchi e io tenevo le mani solide sotto il feretro di Alessio mentre varcavo l'uscio della chiesa. Facevo fatica a guardare la luce e oltre all'abito scuro, avevo optato anche per gli occhiali. Lo lasciammo e mi andai a sedere a fianco a Giulio che mi aveva tenuto il posto, dato che la chiesa era gremita. Avrei voluto fare un discorso commemorativo, ma come pochissime volte mi era capitato, non riuscivo a trattenere le emozioni e desistetti. Anche il funerale mi sembrò durare un'eternità al contrario della tumulazione che sembrò così rapida da fare ancora più male. Poi tornammo a casa di Alessio e restammo lì finchè fu sera. Erano le nove quando Giulio mi portò a casa.

"Resto qui se non ti dispiace"mi disse.

"Non ho bisogno di una balia, Giulio, è tutto ok"

"Non sono una balia e non è tutto ok, sei completamente assente, è normale che sia così..."

Lo guardai, non avevo la forza per contraddirlo e dissi solo "Ooook", poi me ne andai in camera e mi buttai sul letto tutto vestito.

Vivi e Ama ©  #Wattys2019.Onde histórias criam vida. Descubra agora