5 Marinette

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Era sul suo balcone, guardava le stelle illuminare la notte, la sua amata notte, amica di così tanti pensieri, di consigli dati a sé stessa e di emozioni nascoste al mondo, ma non a lei, non alla sua cara amica Luna.
Quella notte, diversamente dalle altre, non le stava chiedendo se avrebbe mai scoperto il vero amore, bensì se poteva essere quello l'amore, ciò che le aveva mostrato quel giovane impertinente, ciò che l'aveva fatta sorridere tanto. Era così solare l'amore? Un cuore che batteva all'impazzata risuonava gioioso nella follia della vita?
Sospirò sognante. I suoi capelli color dell'oro, i suoi splendidi occhi verdi, la sua allegra sfacciataggine e intraprendenza, tutto le procurava un sorriso che raggiungeva le corde della sua anima facendola vibrare.
Non lo conosceva neppure, non era a conoscenza del suo nome, eppure si sentiva legata a quel ragazzo insolito.
Era stato così romantico. Sospirò nuovamente.
Sapeva quanto non fosse appropriato per una principessa lasciarsi andare a quelle fantasie d'amore con uno sconosciuto, sapeva che a breve avrebbe dovuto sposare qualcun altro, eppure non aveva potuto resistere a quel sorriso, non aveva saputo dire no.
Tutti i venerdì quando, grazie all'aiuto della sua dama, riusciva a scappare dal palazzo, non si aspettava di essere vista da un giovane tanto spigliato e bello.
Oh luna, l'amore è così improvviso e travolgente, verde come i suoi occhi e bello come il suo spirito. Perché doverci rinunciare?
«Marinette, vi stanno aspettando.»
Si voltò con grazia, davanti a sé vide il volto gioviale di Alya, sua unica amica e confidente.
Aveva tante Dame di compagnia al suo fianco, ma nessuna era paragonabile alla sua fidata Alya. Erano come sorelle.
«Vorrei che tornassi a darmi del tu come quando eravamo bambine.»  Sorrise nostalgica, afferrò delicatamente la gonna ampia ed ingombrante e si avvicinò alla ragazza dalla pelle olivastra.
«Non siamo più delle bambine e in alcune situazioni è obbligo darvi del voi, principessa.» Sorrise con dolcezza nello sguardo.
Si avviarono nel grande salone del trono, suo padre era seduto sulla sontuosa poltrona, al suo fianco vi era la madre.
«Marinette, avvicinati cara.»  Il volto gentile del padre la incoraggiò, non avrebbe comunque potuto disubbidire a quel volere.
«Si, padre.» Si mise al suo fianco e guardò dove lo sguardo del padre posava.
Sapeva cosa, o meglio chi, ci avrebbe visto. Il principe Luka.
«Mia principessa, finalmente ho il piacere di conoscervi.» Fece un profondo inchino.
Mia principessa? Lei che sentiva di non aver ancora trovato il suo posto nel mondo, già sarebbe dovuta appartenere ad un altro?
Si sentì soffocare da quella prigione invisibile.
«Il piacere è mio, principe. Ho saputo della vostra disavventura durante il viaggio, ne sono costernata. Mi auguro che i furfanti siano presi presto.»
«Ce lo auguriamo tutti, per la protezione della città.»  Rispose lui.
Tornò retto con la schiena e incontrò il suo sguardo.
Era la donna più bella di tutta la Francia, avevano ragione le voci che giravano su di lei, non era seconda a nessuno in quanto ad eleganza e raffinatezza. Esprimeva leggiadria.
Era un incanto.
«Mi concederebbe degli attimi in sua compagnia?»
Marinette stava per rispondere ma, ovviamente, il padre intervenì prima, ricordandole che la decisione non sarebbe mai stata la sua.
«Certo, vai Marinette, è una bellissima serata per passeggiare al chiarore della luna.»
Si allontanò dal trono ed aspettò che il principe le si avvicinasse porgendole il braccio.
Ovviamente nessuno poteva salire al livello del re, ma doveva anche fare sentire il principe indispensabile, in qualche modo.
Era soffocante. A lei non serviva nessuno per fare un gradino e percorrere la navata.
Luka si congedò come consono e con la principessa sottobraccio si avviò alla loggia.
«I vostri giardini sono i più belli ed invidiati del continente.»  Disse il giovane guardandosi intorno stupefatto.
« Sono sicura che anche in Italia abbiano dei giardini altrettanto belli.»
«Ci siete mai stata?»
«Sfortunatamente no, ma gradirei andarci.»
«Vi ci porterò, principessa.»
Rimase colpita da tutta quella gentilezza. Non sembrava una cattiva persona. Forse anche lui era solo obbligato a quella vita di regole e comandi. Forse anche lui si sentiva in trappola.
Continuarono a camminare in silenzio. Lei non aveva voglia di parlare, lui era in soggezione, non sapeva come attirare la sua attenzione. Temeva di annoiarla.
«La luna è splendida, sta sera.»  Guardò il cielo.
«Avete ragione, sembra più vicina del solito.» Gli sorrise prima di guardare anch'essa la volta stellata.
«Voi siete infinitamente più bella, però.» Sembrò imbarazzarsi, tanto quanto lei.
«Non siate esagerato.»
«Non esagero, voi fate impallidire il firmamento, principessa.»  Veloce gli si mise davanti afferrandole le mani. La guardò negli occhi azzurri.
La principessa rimase colpita da quel gesto.
«Io...non so che dire...»  Abbassò il volto ormai rosso.
«Non dovete dire nulla, lasciate solo guardarvi dai miei occhi incantati, per tutta la vita.»
Riuscì a far scivolare la sua mano dalla presa e avanzò di qualche passo dandogli le spalle.
«Principe, voi mi lusingate ma...»
Come poteva dirgli che già quella mattina aveva ceduto il cuore ad una dichiarazione infinitamente più bella della sua?
«Qual'è il problema? Amate forse un altro? Non siete contenta per questa unione?»  La guardò con preoccupazione e le parlò con timore mettendosi di nuovo di fronte a lei.
«No io...non fraintendete, principe, mio padre ha parlato spesso di voi e del vostro buon cuore, ma ci siamo visti oggi per la prima volta.»  Si giustificò rammaricata.
«Avete ragione, mi dispiace di aver affrettato i tempi, non voglio mettere alcuna pressione ai vostri sentimenti. Voglio siano puri e belli, come il suo sorriso, principessa.»
Si sorrisero sinceramente e tornarono a passeggiare sereni. Almeno all'apparenza.
Quando tornò nelle sue stanze ad aspettarla trovò Alya.
«Come ti sei trovata con il principe Luka?»  Disse con sguardo da pettegola.
Marinette la guardò divertita prima di sedersi sulla sua poltrona imbottita.
«Molto bene, è gentile e dolce...»
«Ma...»
La conosceva proprio bene.
«Ma quel ragazzo al mercato...»
«Cosa?! Quale ragazzo al mercato, Marinette?!» Le fu davanti in un lampo, gli occhi aggrottati e l'espressione che usava solitamente per rimproverarla.
Forse non doveva uscirsene così. Ovviamente gliene avrebbe parlato, magari con più calma e discrezione.
Ormai il danno era fatto.
«Il venerdì scorso mi sono scontrata accidentalmente con un ragazzo, abbiamo parlato un po' riguardo un nuovo poeta e...non lo so...mi è entrato in testa. È così bello, Alya! Poi questa mattina...»
«Aspetta, eri con lui alla fontana?»  Chiese sospettosa.
«Si e mi aveva appena confessato i suoi sentimenti.»  Disse sorridendo per l'imbarazzo del bel ricordo.
«Come?! Di già?!»  Era allibita.
«Ma no! Lui mi guardava da lontano già da due mesi, ha solo preso coraggio dopo tempo.»  Lo giustificò.
«Ma ti senti come parli?»  Scoppiò a ridere divertita.
«Non ridere, tu non eri lì! È stato così romantico! Spontaneo e naturale, avventato e a volte sembrava davvero impacciato. Ha detto così tante cose belle...» Lo sguardo di chi sogna ad occhi aperti di poter rivivere un momento, almeno un infinità di altre volte.
«E sentiamo, cosa ti ha detto per avervi resa così indisposta con il bellissimo principe?» 
Mise le mani sui fianchi, ma era divertita dalle fantasie romantiche della sua amica.
Marinette si alzò dalla patrona e, come a volteggiare leggera, si diresse al balcone. Guardò il cielo.
«Ha detto che i miei occhi lo fanno impazzire e il mio sorriso, se non è rivolto a lui lo fa morire. Mi ha chiesto di baciarlo e stringerlo tra le mie braccia, per sempre, dalla cima del mondo, lontano dalle preoccupazioni.»
«È tremendamente sconveniente.»  Le fece notare.
«È assolutamente romantico.»  Sospirò poggiando la guancia sul palmo della mano, i gomiti sul marmo del balcone.
«Non dovresti fantasticare così su uno sconosciuto. La colpa è mia, non dovevo farti scappare da palazzo. Se la regina sapesse mi ucciderebbe!»
Ora era entrata nel panico e aveva risvegliato anche la principessa che, guardandola, capì subito dove avrebbe portato quella conversazione.
«Ma cosa dici? Io ti devo ringraziare, Alya, grazie a te so cosa c'è fuori di qui e l'ho potuto incontrare. Mi ci rivedrò anche venerdì prossimo.»
Forse l'ultima cosa non doveva dirgliela.
«No mi dispiace, tu non uscirai più di qui per andare a quel dannato mercato! E non lo dovrai rivedere, principessa. Hai un bellissimo principe qui per te! Si è pure fatto attaccare dai briganti il poveretto per raggiungerti!»
Le afferrò le mani, con sguardo supplichevole, per fermare il sermone.
«Alya, ti prego! Ti prego. Io devo rivederlo.»
Non sarebbe mai riuscita a dirle di no.

Chat NoirTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang