15 Inganno

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La giornata era passata molto lentamente. Lei non gli aveva mai donato uno sguardo durante tutta la mattinata, aveva passato il tempo a leggere nella sua stanza, in compagnia solo di Alya.
Adrien passeggiava per le strade della città con Nino per fare la spesa da portare al nascondiglio. Quella sera sarebbero rimasti loro due a controllare le donne, ma nel pomeriggio avevano lasciato Nathaniel, Marc e Ivan.
Doveva chiedergli di cosa avessero parlato. Lui sapeva perché la principessa era così distante da se. Cosa gli aveva detto? Aveva peggiorato la situazione.
«Di cosa avete parlato?» Disse fingendo nonchalance mentre sceglieva della frutta.
«Lasciala perdere, Adrien. Non puoi giocare con lei come con Chloé.»
«Io non sto giocando con nessuno.» Disse risentito.
«Non è stata con noi neanche un giorno e già mi chiedeva con quante ragazze tu fossi andato a letto.» Lo guardò di sottecchi.
«E tu che gli hai detto?» Sudava freddo.
«La verità, Adrien. Non puoi far innamorare lei di te. Dovrà tornare a casa sua, il tuo cuore appartiene ad un'altra donna, lei deve sposarsi e tu ti diverti già abbastanza.» Disse serio e bisbigliando.
«Oh Nino...» Si lamentò.
Sapeva che l'aveva fatto in buona fede, ma aveva solo rovinato le cose.
Come avrebbe riparato ora a quel guaio?
«Sono serio, lei no.» Lo guardò severamente prima di allontanarsi a cercare le ultime cose.
Se solo sapesse, se solo avesse la minima idea di ciò che aveva davvero fatto. Aveva detto alla sua amata principessa che aveva altre donne, lei che non aveva mai avuto nessuno se non lui, a cui si era affidata anima e corpo. Come sarebbe uscito da questo guaio?
Salirono sui loro cavalli per tornare al rifugio.
«E poi Alya mi ha detto che sembra davvero molto presa dal principe Luka, dice che la merita davvero, è molto dolce e gentile con lei.» Disse Nino iniziando ad andare più veloce.
«Parli molto con Alya.» Constatò Adrien.
Sembrava appena aver ricevuto una coltellata in pieno petto.
«Mi piace passarci del tempo insieme.» Disse sorridendo e alzando le spalle.
Per il restante del tempo rimasero in silenzio.
Adrien pensava alle parole dell'amico e ciò che gli aveva riferito la dama di compagnia della reale. Era davvero presa dal principe? Come poteva dirlo? Glielo aveva detto lei o erano le conclusioni di una persona presa in giro da un'ottima recita?
Arrivarono e lui era sempre più convinto che avrebbe dovuto parlarle. Più la lasciava da sola ai suoi pensieri e più rischiava di non poter rimediare. Chissà già quanto aveva ingrandito la faccenda.
La vide seduta a terra, la schiena poggiata al tronco del salice piangente. Fece per avviarsi da lei ma sentì una mano bloccarlo.
«Che vuoi fare?»
Era Nino.
«Senti, hai ragione, voglio parlarle e dirle esattamente le cose come stanno.» Lo rassicurò prima di levarsi la mano dalla spalla e tornare a camminare verso Marinette.
Aveva un libro in mano, ma più che leggere sembrava lo stesse solo guardando. Aveva gli occhi altrove.
«Principessa...»
Non gli diede il tempo di continuare che sbuffò infastidita e chiuse con forza il libro. Quando lo guardò lui rimase interdetto da quello sguardo. Era freddo e duro. Il cielo era di nuovo ghiaccio.
«Cosa volete ora?» Anche il tono della sua voce era più scontroso.
Sembrava spazientita.
«Io...posso spiegarti tutto.» Si inginocchiò per poterla guardare meglio in volto.
«Non voglio le vostre spiegazioni, né tantomeno le vostre stupide scuse. Ammettete di esservi preso gioco dell'ennesima donna e andatevene. E non osate più darmi del tu.» Si alzò velocemente facendogli perdere l'equilibrio.
Era davvero furiosa mentre si allontanava a fatica trascinando la gonna del vestito tra l'erba alta.
«Non essere arrabbiata, ti prego. Tutto ciò che ho detto è realtà! Non ti ho mai presa in giro!» La rincorse per afferrarle il polso ma lei lo ritrasse immediatamente.
«Non mi toccare!» Gli urlò contro.
Non era arrabbiata, era delusa e amareggiata. Forse peggio.
La guardava e non sapeva cosa fare.
Come si chiede scusa ad una donna innamorata? È davvero possibile farsi perdonare?
«Lo so ora che tipo sei. C'ho messo poco a capirlo, ma infondo ci avevo messo anche di meno a fidarmi di te. O forse sei stato tu troppo bravo.» Sembrò sputargli veleno.
«Che tipo sono?» Chiese incrociando le braccia al petto.
«Ti diverte, fingere che le tue bugie non abbiano ripercussioni sulla gente e su di te, te le porti a letto e poi te ne vai come se non fosse niente, come se non ti riguardasse. Farai così anche con me? Te ne andrai non appena avrai capito che non c'è più niente da prendere?» Cercò di guardare altrove per darsi il tempo di ritrarre le lacrime.
«Tu non sei come le altre.» Cercò di farglisi più vicino.
«No, è vero. Io me ne vado prima da questa farsa. Io non piangerò per te. Non ti aiuterò ad aumentare l'ego.» Fece un passo indietro.
«Ma cosa dici? Marinette, è vero, sono stato con molte donne, anche negli ultimi giorni, ma non ho mai ingannato nessuna di loro e di sicuro non ingannerò te! Devi credermi.»
«Ma non capisci? Come puoi fare dichiarazioni d'amore ad una donna e dopo due ore stare a letto con un'altra? Mi sento terribilmente presa in giro.» Gli voltò le spalle.
«Parli d'amore ma non sai nemmeno cosa sia. Ti sei mai fermato a chiederti se a quelle due il cuore batteva davvero nell'avere le tue mani che...Dio non posso pensarci! Tu hai...»
Lui, con quelle mani, aveva toccato anche lei, così dolcemente. Come aveva potuto?
«Tu invece che ne sai, principessa? Sai davvero cosa sia l'amore?»
«So che non dovrebbe essere condiviso da più persone. È una cosa segreta tra due amanti.» si voltò di nuovo verso di lui.
«Tu hai sempre avuto tutto nella vita vero? Non hai mai dovuto condividere niente con nessuno, non sai cosa significhi.» Sorrise amareggiato.
«E questo cosa significa? Che dovrei imparare a condividerti?» Era shoccata.
«No. Perché io voglio solo te! Non me ne faccio nulla delle altre! E quando parlo di condivisione parlo anche di fiducia reciproca e fardelli da dividersi ed accettare, l'uno dell'altra. Mi dispiace di non essere l'uomo perfetto, di non essere il principe dei vostri sogni ma...»
Si bloccò improvvisamente. Ora aveva capito. O almeno così credeva.
«Tu...tu hai già deciso vero? Il principe Luka sarebbe sempre e solo stata la tua strada. Non è così? Tu accusi me di lasciarti non appena mi sarò stancato, ma in realtà sei te che te ne andrai da chi ti sta già aspettando, sperando che sia uguale a me.»
Marinette abbassò lo sguardo.
«Che altro potrei fare? E poi io con voi sono stata sincera fin da subito! Sapevate che mi sarei dovuta sposare! Siete voi che mi avete tenuto nascosto il vostro...il vostro arem e mi avete fatto credere di essere l'unica!»
Adrien si calmò. Stava sbagliando tutto.
Come poteva pensare di vincere facendola allontanare ancora di più con stupide accuse? E poi che gli interessava vincere? Non sarebbe stata una vittoria se l'avesse persa.
Il cuore già sanguinava abbastanza nel vedere il suo volto scosso e i suoi occhi lucidi.
Lei non era avvezza all'amore, lui l'aveva provato solo una volta e gli era andato di traverso. Questa era la loro occasione e non potevano mandarla perduta.
Lui non poteva perdere la sua dama del mercato, non ora che l'aveva avuta e toccata, non ora che leggeva nei suoi occhi un sentimento vero, anche se nascosto dall'amarezza.
Lei era sua. Lui era suo.
«Vi giuro che voi siete l'unica ad abitare nella mia anima. Il mio cuore è solamente vostro e solo vostro sarà il mio corpo e le mie attenzioni. Ve l'ho promesso ieri notte. Io appartengo a voi, potete fare di me ciò che volete, non mi ribellerò mai. Potete amarmi od odiarmi, non ha alcuna importanza. Potete farmi male o baciarmi tanto da togliermi il respiro, qualsiasi cosa facciate io la accetterò felice. Sono ai vostri comandi. Ordinatemi anche di uccidermi, lo farò.» Mentre parlava si avvicinava lentamente a lei, con il timore che potesse sfuggirgli ancora.
Ma lei non si ritrasse neanche quando lui le accarezzò la guancia e cercò bisognoso i suoi occhi azzurri.
«Solo...non chiedetemi di stare senza di voi, non obbligatemi a starvi lontano e a rinunciare a questo amore perché...non posso.» Poggiò la fronte su quella di lei e chiuse gli occhi.
«Perdonatemi.» Sussurrò ancora.
Lei rimase immobile e in silenzio. Poi chiuse gli occhi e sospirò.
«Io...non lo so...mentre ti pensavo, tutte quelle notti, tu le passavi con altre donne.» Posò una mano su quella che lui teneva sulla sua guancia. «Due venerdì, anzi tre, e tutti i giorni a seguire io pensavo a te, Adrien, te in quale letto eri?» Si allontanò lentamente dal giovane che riaprì gli occhi spaesato alla perdita di quel contatto.
La vide allontanarsi per rientrare in casa.
Non voleva perderla così.

Chat NoirWhere stories live. Discover now