19 Lago

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Si erano immersi ancora di più nell'acqua scura, il lino del suo indumento ora era totalmente bagnato ed aderente sul petto e Adrien non riusciva a tenere troppo lontana l'attenzione dal suo corpo.
Si tenevano le mani sotto le grinze dell'acqua e si guardavano intensamente negli occhi. Di parole se ne erano dette tante, ma nessuna era paragonabile agli sguardi che si scambiavano.
Adrien si avvicinò a lei facendo muovere di più lo specchio del cielo e le baciò l'angolo della bocca.
«Nessun essere terreno vi meriterebbe.» Sussurrò.
«Allora per fortuna che voi siete una creatura metà uomo e metà gatto.» Scherzò mettendogli le braccia al collo.
«Fortuna che la luna mi parlava di voi, mentre mi leccavo le ferite.» giocò.
«La notte vi parlava di me?» Chiese sorridente.
«Mi dava speranza, ma ora potete riempirle le mie notti.» sorrise stringendola a sé.
Marinette posò la testa sul suo petto e sospirò.
«È tutto così magico.»
«Siete voi la magia.» Le sussurrò tra i capelli scuri.
«L'amore è l'incantesimo. Il modo in cui si accendono gli occhi, il calore che arde nel petto...» Alzò la testa per guardarlo.
«Vi amo. Siete la luce della vita che mi da speranza e coraggio. Vi voglio come la terra agonia la pioggia che la bagna per dare i suoi frutti. Siete tutto per me e il mio cuore lo sa. Anche quando non eravamo insieme voi eravate con me, nei miei sogni eravate una dolce melodia. La vostra armonia è un canto d'amore che mi trasmette infinita gioia.» Le accarezzò il volto prima di baciarla di nuovo con dolcezza.
«E ditemi, ripetetelo ancora che mi amate e mi volete, che siete tutta per me, riportatemi sulla retta via e poi fatemi perdere nuovamente tra le pieghe della vostra anima. Rendetemi un uomo migliore. Permettetemi di poter vedere solo voi, di non essere più completamente cieco, concedetemi di ascoltare la vostra voce in eterno e di non essere più sordo.»
Si chiese come potesse avere sempre le parole più dolci e perfette da dirle, come poteva sconvolgerle tanto il cuore.
«Ti amo, ti desidero e sono tua, solo tua.» Velocemente e senza alcuna esitazione si gettò sulle sue labbra.
Iniziarono a baciarsi con pura passione.
Facendosi aiutare dall'acqua la sollevò per avere le sue gambe sui fianchi che lo tennero subito in una morsa, lasciò una mano sulla coscia e una la posizionò sul suo gluteo, sentiva le mani di lei accarezzargli il petto.
Non era giusto, lui era completamente nudo mentre lei aveva ancora uno strato di troppo.
«Non rovinare anche questa. Era l'ultima nel guardaroba.» Lo ammonì ricordandogli dei bottoni sparsi nella stanza. Lui sorrise divertito ma fece con delicatezza come richiesto.
Fecero l'amore, sotto le stelle, sotto la maligna, ma amica Luna, tra le pieghe dell'acqua che nascondeva i loro corpi al mondo. Non separarono mai le labbra, se non per sospirare e gemere, le mani di lui la aiutavano a muovere il bacino e dare piacere ad entrambi, lei cercava di tenersi ed aiutarsi con le braccia sulle spalle forti, i movimenti erano lenti e così intensi e pieni, facevano a gara a chi impazziva prima. Era una sensazione strana l'acqua intorno, l'acqua ovunque, ma era estremamente bello ed eccitante.
Nel compiere i suoi movimenti, Marinette, permetteva ai loro corpi di accarezzarsi, al suo seno di emergere poco di più dall'acqua per poi rimmergerlo a metà. Per Adrien sentire quelle carezze sul petto era...come poteva descrivere una sensazione così complessa? Si sentiva completo. Ecco. Era la goccia che mancava al mare per definirsi tale.
La principessa venne stringendosi più forte a lui e premendoselo di più contro, ma non si fermò.
«Pri... Marinette.»
Fece appena in tempo ad uscire da lei.
Poggiò la fronte sulla sua spalla e cercò di riprendere fiato lasciandosi andare all'affanno.
«Siete pazza. Non potete.» Sorrise ad occhi chiusi mentre ancora respirava a fatica. Il cuore gli batteva all'impazzata.
«Cosa?»
Davvero non capiva?
«Non potete...dio, ho rischiato di...non posso venirvi dentro.» Aveva recuperato un po' di fiato ma non era ancora pronto per tirare su la testa e guardarla..
«Questo lo so.» Disse ancora nella sua confusione.
«Ho rischiato di non fare in tempo.» Spiegò trovando il coraggio di tornare a guardarla.
«Mi dispiace, non lo farò più...qualunque cosa io abbia fatto.»
Si guardarono e scoppiarono a ridere.
Lei era così dolce. Così ingenua. Così pulita.
La donna recuperò la veste e, con molta difficoltà si ricoprì il corpo.
«Andiamo, milady.» La riprese meglio in braccio per uscire dall'acqua, ma prima di avviarsi un'idea gli illuminò furbescamente il volto. Ghignò prima di prendere un respiro profondo e buttarsi sott'acqua con lei.
Quando tornò in superficie la prima cosa che vide fu l'espressione sconcertata e impaurita di lei e gli venne da ridere. Tanto e di cuore.
«Ma....non farlo mai più! Tu sei matto!» Urlò prendendo le distanze da lui e avviandosi da sola fuori dal lago.
«Dai, Marinette, stavo giocando.» La rincorse.
«Mi sono impaurita!» Continuò a camminare dandogli le spalle.
«Milady, non arrabbiarti.» Cercò di afferrarle la mano ma fece in tempo a ritirarla girandosi verso di lui, come una furia.
«Ora mi dai del tu?! Dopo che mi hai fatto rischiare di morire!?» Lo guardò con risentimento.
Adrien non resistette e scoppiò a ridere ancora più forte.
«Mi dispiace, va bene? Perdonami.» Non riusciva a smettere di ridere.
Marinette, indispettita e con la voglia di vendicarsi, lo guardava ridere. Era radioso.
Lo spinse in acqua e corse verso la struttura. Anche lei scoppiò a ridere mentre correva e si sentì smuovere dentro da un senso di... libertà. Era da quando era una bambina che non correva, ne giocava o pensava solo al divertimento.
«Questa me la paghi!» Adrien si alzò veloce e iniziò a rincorrerla.
Si fermò solo per mettersi i calzoni e i stivali.
Nelle sue orecchie la risata di lei era un canto celestiale. Sarebbe voluto vivere così in eterno.
La raggiunse e le strinse le braccia intorno al busto bloccandola.
«Presa.» Le sussurrò nell'orecchio.
«Per la seconda volta, sta sera.»
Il biondo rimase interdetto da quella frase e dal suo modo di fare malizioso.
Ma chi era?
Per la sorpresa aveva allentato la presa e lei ne approfittò per liberarsi.
Lo aveva ingannato. Era stata furba.
«Te l'ho fatta, micetto!» Lo prese in giro tornando a correre.
Lui era rimasto stupito, fermo a guardarla. Dio se l'amava. Riusciva a sorprenderlo sempre. Era meravigliosa.
Prima viveva di sogni, ora che li stava realizzando lei era la ciliegina sulla torta, era il brivido dolce che mancava alla sua vita per essere completa e somigliare ad una favola.
Aveva aspettato così tanto per vivere che farlo per lei e grazie a lei era una benedizione.
Ascoltava la sua risata e si chiedeva se fosse normale sentirci dentro il senso della sua stessa esistenza e se lei nella sua, invece, ci sentisse qualcosa di simile. Qualcosa per non impazzire in quel mondo marcio. E a pensarci bene, era lei la ribelle tra i due, lei che lo faceva sentire giusto, lei che andava contro il padre, contro il suo destino, pur di vivere con lui quell'amore.
Le piaceva scappare con lui da quel mondo grigio? Fingere di non aver pressioni o faccende importanti, fingere di essere bambini che si permettono di sognare ancora, che corrono e si divertono, fantasticando su una vita da costruire ancora, tra le notti in bianco, persi in discorsi da grandi, giurandosi amore e ringraziandosi a vicenda perché si permettono di fuggire uno negli occhi dell'altra. I suoi bellissimi occhi...come se fossero mare lui ci si perdeva.
Aveva paura di crescere, di non saper più sognare, senza la forza neanche di camminare, di pensare e fantasticare di loro.
Temeva il giorno in cui tutto questo sarebbe terminato.
Decise in quel momento che avrebbe creato un rifugio, solo loro, per non dover sentire il peso del mondo. Lontano dalla gente, in cui andava bene anche essere deboli insieme e non fingersi forti separati dalle mura di un castello o da un principe indesiderato. Infondo era quello che entrambi avevano sempre voluto, lontani dalla folla, senza sentirsi affogati. Sarebbero rimasti a galla insieme.
La guardava mentre si rendeva conto di non essere più inseguita, mentre si girava a cercarlo, mentre posava il suo sguardo curioso e tremendamente dolce su di lui. Sentiva l'esigenza di scappare più lontano, prenderla per mano e portarla via e pregare che la vita un giorno avrebbe ripagato i loro sforzi.
Non sarebbe più stato un disegno inutile in una galleria di rimorsi.

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