18 Mia

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«Voglio farvi mia. Ora.» Ansimò baciandola con più foga.
«Se rientrassero adesso...» Cercò di desistere ma mozzó il suo discorso bloccandole la lingua con la propria.
«Andiamo in camera.»
«Alya mi verrebbe a cercare.»
«Principessa, sto impazzendo al ricordo del nostro momento. Ho bisogno di sentirvi di nuovo.» Si premette di più contro di lei.
La donna portò le sue dita esili tra i capelli di lui non appena sentì i suoi baci spostarsi sul collo niveo. Sospirò.
A tenerli lontani solo le braccia tese di lui che formava un ponte tra un bracciolo e l'altro.
«Dite il mio nome. Gemetelo come avete fatto ieri notte.» Ansimò scendendo sul suo petto.
«Vi prego...» Non sapeva se la supplica arrivasse dal bisogno di averlo addosso o dal senno di averlo lontano.
Sentirono i passi dietro la porta e cercarono di ricomporsi. Adrien si mise in piedi davanti alla finestra.
«Ma quelli sono maccarons!» La voce festosa di Alya sorprese tutti. La donna si avvicinò alla scatola e ne prese uno per se e uno per l'altro ragazzo.
«Dove li tenevamo?» Chiese Nino.
«Li ho comprati questo pomeriggio.» Disse con disinvoltura il biondo.
«Principessa, voi amate i maccarons.» Notò felice la dama.
«È stato un gesto gentile.» Riconobbe la reale.
Marinette e Adrien si sorrisero scambiandosi un fugace sguardo.
«Alya, sono stanca, vorrei cambiarmi e mettermi a letto.» Si alzò dalla poltrona.
«Venite.» La prese sotto braccio e si avviarono nelle stanze da notte.
Mentre aiutava la sua amica a prepararsi per la notte non faceva altro che sorridere.
«Cos'hai da sorridere tanto?» Chiese curiosa.
«Passerò la notte con Ni...con Carapace.» Arrossì.
«Come?! Ma lo conoscete a malapena!»
Sapeva di essere un'impocrita, ma doveva fingere fino alla fine.
«Mi ha espresso i suoi sentimenti e io ricambio e...in realtà ci conosciamo da molto tempo.» Abbassò lo sguardo colpevole.
Marinette si voltò verso l'amica.
«Cosa volete dire?» La guardò con diffidenza.
«Ecco...hanno aiutato mia zia in un momento che...» Iniziò a torturarsi le dita per il nervoso.
La principessa, vedendo il comportamento della sua dama riuscì a capire ciò che le teneva nascosto in quei giorni.
«Sei stata tu ad aver fatto la spia!»
Alya scoppiò a piangere e crollò a terra, in ginocchio.
«Perdonami Marinette, lo so che ti fidavi di me, che mi reputavi tua amica ma...io...avevo bisogno che aiutassero la mia famiglia.» Singhiozzò.
La principessa si impietosì a quella visione.
Alla fine doveva solo ringraziarla, a causa di quella soffiata aveva trovato il modo per stare con il ragazzo del mercato.
Si avvicinò a lei e le posò la mano sulla spalla per confortarla.
«Alya, amica mia, non sono arrabbiata, ne delusa da voi. Ora andate da lui, forza.» Le sollevò il volto e le sorrise dolcemente. Erano cresciute insieme e capiva il peso della colpa che si sentiva addosso Alya, ma non doveva, tutti avrebbero voluto aiutare la propria famiglia.
Alya si alzò e la strinse forte in un abbraccio.
«Mi dispiace per avervi messo in questo pasticcio.» Piagnucolò.
«Sono più libera qui che a palazzo, non prenderti pene... è come una vacanza.» Sorrise per confortarla.
La dama prese le distanze e la guardò con un sopracciglio alzato.
«Mi state nascondendo qualcosa, principessa?» Incrocio le braccia al petto.
«Chi? Io? Ma no! Ma che ti salta in mente?» Fece un risolino imbarazzato.
«Ho notato come guardi ChatNoir e come lui guarda te.» Le puntò il dito indagatore contro assottigliando gli occhi.
«E i maccarons!» Sembrò aver avuto un'epifania. «Sputate il rospo, principessina.» Disse convinta.
«Non ti si può nascondere niente, eh?» Scosse la testa. Aveva fallito, non era riuscita a tenere il segreto.
« Lui...ha un animo romantico e gentile, è divertente e spontaneo...a volte sembra così impacciato...» Sospirò.
«È il ragazzo del mercato, non è vero?»Disse con lo sguardo furbo.
«Come...no!» Rise. Non sapeva proprio mentire ad Alya.
«Lo hai descritto con le stesse parole, lo stesso tono sognante e la stessa faccia inebetita.» Le fece notare.
Marinette sbuffò. Era una frana con i segreti.
«Ora vai, ne riparleremo domani, te lo prometto. Non farlo aspettare.» Per togliersi da quella situazione imbarazzante la cacciò via dalla stanza, si richiuse la porta alle spalle e sospirò sconfitta.
Avrebbe dovuto proteggere l'identità del giovane.
Però alla fine a quale scopo? Lei non avrebbe mai denunciato colui che si adoperava tanto per la sua famiglia.
Tirò un respiro di sollievo.
Mentre si infilava la veste da notte notò che le coperte del suo letto erano messe diversamente da come di solito Alya le rimetteva.
Il panico prese il sopravvento. Se Alya avesse visto...se chiunque avesse visto la macchia della loro unione...
Si sbrigò a levare le coperte e vide che il lenzuolo era pulito.
Era nel panico più totale. Mentre faceva avanti e indietro nella stanza pregando e pensando a tutte le possibili versioni dell'accaduto nella sua testa, venne catturata da un movimento nella notte. Si avvicinò alla finestra e guardò verso il lago.
Vide una chioma bionda, sotto i raggi della luna, vide la maglia buttata a terra, vicino ai stivali. Arrossì.
Cosa stava facendo? Perché si spogliava li?
Doveva parlargli delle lenzuola, c'era la possibilità che ci avesse pensato lui senza dirglielo. Lo sperava tanto.
Si diresse verso la porta d'ingresso e uscì nel grande spazio verdeggiante.
Più si avvicinava e più la schiena liscia di lui prendeva forma. Stava a testa alta, forse guardava le stelle, era immerso solo fino alla vita ed era bellissimo.
Più lo guardava e più si innamorava.
Arrivò alla riva e lui voltò solo la testa per via dei passi. Sorrise nel vederla.
«Credevo non saresti venuta.» Tornò a darle le spalle guardando il cielo.
«Se potessi donarvi il drappo ricamato del cielo, con le sue stelle d'oro, con l'argento della luna e della sua luce, io ve lo darei, principessa. Se potessi donarvi i colori del giorno che mi ricordano la luminosità del vostro sorriso, della notte per i vostri scuri capelli, dell'alba sulle vostre rosate guance e del tramonto perché, quando arrossite, siete assai più bella, io ve li farei in dono. Senza chiedere nulla in cambio. >> Si voltò a guardarla e le allungò la mano per invitarla a raggiungerlo.
Marinette era estasiata dalla bellezza delle parole quasi quanto da chi le aveva pronunciate. Esitò per un attimo, ma non perché non volesse raggiungerlo, ma perché avrebbe bagnato il vestito da notte.
«Non importa se vi bagnate la vestaglia, madame, avrete sempre i miei occhi addosso e il mio corpo a coprirvi.» La rassicurò.
Le aveva forse letto nel pensiero?
Prese coraggio e poggiò la sua mano sul palmo di lui.
«Non voglio i colori del cielo, mi bastano i vostri sogni.» Si lasciò trascinare davanti a lui.
«Ne siete la protagonista.» Le sussurrò non appena l'ebbe ad un palmo dal naso.
La veste bagnata era poggiata sull'acqua e la circondava come una nuvola fluttuante, il busto fortunatamente ancora asciutto era a contatto con il petto nudo di Adrien e una sua mano era poggiata su di esso, all'altezza del cuore, l'altra ancora tenuta dalla sua. Sentì la mano libera del ragazzo accarezzarle il fianco per avvicinarla senza troppa irruenza.
«Lo sentite come batte forte? È la prima volta che lo sento persino io.»
Lei lo guardò sorridere ed annuì in risposta.
Più la guardava e più si rendeva conto che forse il cielo aveva deciso di dargli una seconda possibilità e sta volta avrebbe giocato a carte pulite, senza bugie o stratagemmi per nascondersi il cuore.
Forse lei era la ricompensa per aver ricevuto tutte quelle porte chiuse in faccia, lei che l'aveva recuperato tra i ruderi delle sue colpe che credeva ormai sepolte, invece quelle sofferenze non erano mai andate realmente via. E lei, principessa di più d'un regno, figlia del re e dei suoi sogni che credeva perduti, lei sudore sulla fronte che lo spingeva ad andare avanti, medicina per la sua forza di volontà. E lui che si sentiva più forte solo a guardarla, si sentiva in dovere di migliorarlo quel mondo se doveva abitarlo lei, lui che camminava nella vita, nel bene e nel male, sperando di tenersela sempre al fianco.
Niente più dolori, niente più paure, solo il coraggio di amare davvero.
«Avete ragione, tutto questo non ci serve. Io voglio solo voi, il resto del mondo posso anche gettarlo per alimentare le fiamme che ci scaldano.» Le posò un lieve bacio sulla punta del naso.
Lei era il suo salvagente, la sua felicità ritrovata dopo anni in un buio pesto, all'angolo della vita, dove depresso aspettava la morte. Adesso non più, grazie a lei la rabbia era svanita, anche se lo faceva sentire colpevole del suo modo di vivere sregolato, dell'alcol e delle donne, si sentiva infinitamente marcio ai suoi occhi, ma chissà per quale motivo lei lo amava e se addolciva lo sguardo gli dava l'illusione di poter essere degno di lei. Lo rendeva di certo migliore e andava bene non pensare più ai vizi, infondo non aveva detto nulla sulla sua vita da ladro, sul suo essere contro la legge. L'aveva capito che gli dava il brivido di cui aveva bisogno per vivere? Rischiare la vita è un bel modo per sentirsi vivi, soprattutto se lo si fa per delle giuste motivazioni. Quando sguainava la spada si sentiva un impavido eroe, quando vedeva i volti felici di chi aiutava, invece, gli sembrava di volare.
Lui non era più lo stesso di qualche ora fa, di quanto la vedeva ma non poteva e non riusciva a toccarla, però si ripeteva che era normale, infondo sono le emozioni che ci cambiano e lui ne aveva provate di indescrivibili con lei.
Era un illusione o il riflesso sull'acqua mostrava veramente loro due in un abbraccio?

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