12 Donna

584 30 1
                                    

Diavolo di donna.
Come aveva potuto usare la sua frase contro di lui? Lo aveva messo al tappeto.
Però era riuscito a tacere e a vederla andare in camera silenziosa.
Ora era sulla poltrona a guardare fuori dalla finestra,a chiedersi lei cosa stesse facendo, se pensava a quanto tutta questa storia fosse assurda, se pensava a lui.
L'amore della sua vita, la donna di cui si era infatuato quella mattina al mercato, era la principessa Marinette di Francia. Pazzesco. Surreale.
Lei si sarebbe dovuta sposare a giorni con il principe Luka, lui l'aveva rapita. Magari sarebbero potuti scappare insieme e vivere felici, magari lei non si sarebbe dovuta mai concedere a nessun altro uomo oltre che a lui. Eppure lei gli aveva detto espressamente che, per i sentimenti che provava nei suoi confronti, avrebbe dato a lui il suo primo piacere. E lui che aveva fatto? Aveva rifiutato per paura. Paura che potessero esserci ripercussioni gravi per la donna che amava, paura di non poterne più fare a meno, paura perché alla fine lei sarebbe tornata a palazzo e lui in una bettola a cercare di farsi bastare altre donne. Donne che non sarebbero bastate mai.
Forse non aveva afferrato bene il discorso. Lei voleva lui. Non il principe. Non sapeva con precisione se lo amasse ma sicuramente provava qualcosa di forte se voleva legarsi a lui in quel modo. Doveva esserne felice, no? Avrebbe dovuto gioirne. Ma perché allora riusciva solo a vedere quanto male sarebbe stato poi?
Intorno a lui i suoi compagni grugnivano, ronfavano e si dimenavano nel sonno. Beati a loro.
Lei lo voleva.
Lei si voleva concedere a lui.
Avrebbero potuto consumare il loro amore quella stessa notte.
Quante volte l'aveva sognata con la pelle imperlata dal sudore? La bocca aperta in un silenzioso grido strozzato. Gli occhi serrati per resistere al piacere. Le mani tremanti che vagavano sul suo corpo. Il seno bollente.
Deglutì a fatica.
Non doveva pensarci.
Si alzò dalla seduta e si avviò nella stanza che avevano adibito a improvvisato bagno. Aveva bisogno di acqua fredda sulla pelle.
Si ricordò delle notti passate a piangere, a credere di non farcela mai. Ora credeva solo in se stesso. Ora lo aveva promesso alla gente che si affidava a lui. Ora lottava, era un guerriero in casa e un eroe per le persone. Ma in verità forse lo aveva fatto solo per la fama, solo per la rivalsa, per dimenticare giorni passati a morire di fame. Era cresciuto con il freddo dentro fino a che non aveva trovato il calore tre le braccia di una donna. Donna un po' di tutti, donna mai completamente sua. Voleva portarla via da quella realtà, ma che poteva offrirgli? Era stato un vigliacco. L'aveva vista morire e si era disperato, ma poi?
Quell'ultima volta, con il gelo dei vicoli di Parigi, avevano fatto l'amore e forse non tremavano per il freddo, quella volta non l'aveva nemmeno baciata.
Con chi era stata prima?
Strinse i pugni e cercò di calmarsi e tornare a respirare.
Passò davanti alla porta della camera da letto della sua principessa, la trovò leggermente accostata e la curiosità fu più forte di lui. L'avrebbe vista dormire?
Invece lei era in piedi, davanti alla toletta, si specchiava mentre cercava di districarsi i capelli neri con una spazzola in legno. Si era cambiata già per la notte, probabilmente Alya l'aveva aiutata a levarsi quell'ingombrante abito e poi l'aveva lasciata sola. Le aveva chiesto lei di restare sola?
La vestaglia da notte era bianca, un velo che le scendeva leggiadro sulla pelle coprendola, ma non nascondendola del tutto, bastavano i raggi notturni per far intravedere le curve dolci.
Le maniche erano larghe e corte con del velo arricciato alla fine, per chiudersi solo dei piccoli bottoni in perla e del pizzo definiva i bordi.
Non voleva ma si soffermò troppo sulla scollatura, ampia, squadrata, con il bottone che non si chiudeva bene per via delle forme generose della donna. Poteva provare invidia verso una vestaglia? Anche lui avrebbe voluto starle addosso in quel modo sublime e delicato, accarezzarle il seno nudo come faceva la stoffa, poggiarsi sul suo ventre e seguirne i movimenti.
Demone di donna, lo tentava anche non sapendolo.
Doveva resisterle. Doveva andarsene di li.
Dallo specchio lei si accorse di lui e sobbalzò, si arrossò in volto ma, mentre lui era del tutto incantato, troppo per notare di essere stato beccato, la donna si voltò a guardarlo, posò la spazzola e si levò i capelli da sopra le spalle spingendoli tutti dietro la schiena.
Diavolo. Pensò lui.
Cosa stava facendo? Perché lo fissava intimorita ma come se volesse essere guardata? Gli aveva regalato la visione più bella che un uomo potesse desiderare e lui si sentiva già pronto a prenderla. Era davanti a lui, con del lino semitrasparente a coprirla. Il suo intero corpo era alla mercé dei suoi occhi.
Il cuore di entrambi minacciava di uscire dal petto, i respiri erano profondi e irregolari. Mentre l'imbarazzo la divorava, il desiderio cresceva in entrambi. Si chiese perché lui non si precipitasse da lei. Allora era vero che non la voleva realmente.
Non ebbe il tempo di terminare quel pensiero, lui le fu addosso in un secondo. Le sue mani erano ovunque, la sua bocca sulla propria.
La baciava come un disidratato nel deserto avrebbe bevuto dell'acqua.
Con le mani le accarezzò i fianchi prima di cingerla per la vita e premerle la schiena per averla il più vicina possibile. Le mani di lei tra i suoi capelli e il gemito che uscì dalla sua bocca furono la goccia che fece traboccare il vaso. La prese per le cosce e si mosse verso il letto, la adagiò con poca delicatezza e si posizionò tra le sue gambe.
Marinette sentì la voglia di Adrien premere forte contro di lei e percepì un dolore al ventre che la spinse ad inarcare la schiena e a chiedere maggior contatto. Nel mentre il ragazzo aveva portato una mano a stringerle, senza alcun riguardo, il seno. Si ritrovò a pensare che quell'indumento la copriva troppo.
Si alzò con il busto staccandosi di malavoglia da lei e, senza perdere tempo e senza preoccuparsi dei bottoni, le aprì violentemente la vestaglia. Nella stanza solo il rumore dei bottoni caduti a terra.
La donna era confusa, non si aspettava tutta questa irruenza, ma lo lasciò fare, anzi con le mani sul volto lo incoraggiò a tornare a baciarla sopra di lei. Lui fece come voleva, ma sta volta la mano sul seno nudo strinse con più forza per farle spalancare la bocca in un grido mozzato dalla sua lingua che entrando cercò quella di lei.
Con l'altra mano era sceso su una coscia e premeva le dita sulla pelle come a volerle lasciare impresse mentre la teneva sollevata lungo il suo fianco.
Diamine. Era come sarebbe sempre dovuto essere il preludio del sesso.
Notò come, con mani tremanti ed incerte, la principessa cercava di liberarlo dai suoi vestiti. Era impacciata e questo se possibile lo eccitava ancora di più.
La aiutò a farsi sfilare la maglietta e sorrise poi nel vederla rapita mentre con i polpastrelli gli accarezzava l'addome delineato dai muscoli. Ebbe un brivido nel sentire poi quelle mani arrivare fino alla cintura dei pantaloni. La aiutò anche con quelli.
Una volta completamente nudo tornò a baciarla ma la sentì più rigida, così si tirò su con le braccia tese per non pensarle addosso e guardarla meglio.
«Cosa avete?»
«Mi date ancora del voi?»
«Beh, anche voi.» Sorrise.
Rimasero in silenzio a guardarsi, entrambi nudi e con le proprie voglie a chiedere soddisfazione.
«Io...non so...»Provò a parlare anche se in agitazione e in imbarazzo.
Adrien capì e si abbassò per sfiorarle il lobo con le labbra. Era davvero tesa e nervosa.
«Ssh, principessa, fate...segui me.»
Non sapeva se aveva riacquistato sicurezza per le sue parole e la sua voce roca e solida o perché finalmente le aveva parlato in modo così intimo e informale. Fatto sta che si lasciò andare. Le labbra di lui la baciavano sul collo lasciandole umida la pelle ormai completamente coperta di brividi, una sua mano era andata a prendere quella della ragazza e l'aveva portata sulla propria erezione. Gliela fece stringere e la mosse insieme alla sua. Gemette.
Appena capì che la mano dell'amata poteva essere lasciata sola, portò la sua sulle sue labbra.
«Bagnale.» Le mostrò l'indice e il medio. Lei non capì ma fece come suggerito.
Dio, vederla tirare fuori dalla bocca le sue dita umide era stata una delle cose più eccitanti che avesse mai visto in vita sua.
Portò la mano sulla sua intimità ed iniziò a toccarla delicato. La sentì irrigidirsi sotto di lui ma ci mise poco a lasciarsi di nuovo andare. Sospirò.
«Brava, rilassati. Così.» Sussurrò sulle sue labbra morbide. Tornò a baciarla. Il fuoco sembrava essersi affievolito ma bruciava più di prima.
Quando capì che sarebbe potuta essere pronta levò le dita. Lei sembrò capirlo solo guardandolo negli occhi.
«Farà... farà male?»
«Solo un po', ma farò piano.» La rassicurò.
Fermò la sua mano e lentamente provò ad entrare ma si fermò sentendola fremere.
La guardò di nuovo intensamente.
«Sei sicura? È questo quello che vuoi?»
Lei si limitò ad annuire e lui ricominciò a farsi spazio.
Prima di posizionarsi del tutto si fermò solo un'altra volta. Tirò di nuovo su la testa, che era nascosta nell'incavo del suo collo, la guardò e le sorrise, un sorriso sghembo e strafottente, ironico e arrogante, ma al suo interno nascondeva la paura e l'insicurezza di un uomo innamorato.
«Non spezzarmi il cuore, principessa.»

Chat NoirWhere stories live. Discover now